venerdì 22 novembre 2024

22 NOVEMBRE - SAN MARTINO - POESIA


 San Martino 

poesia di Giosuè Carducci.




La nebbia a gl'irti colli

piovigginando sale,

e sotto il maestrale

urla e biancheggia il mar;



ma per le vie del borgo

dal ribollir de' tini

va l'aspro odor de i vini

l'anime a rallegrar.



Gira su' ceppi accesi

lo spiedo scoppiettando:

sta il cacciator fischiando

su l'uscio a rimirar



tra le rossastre nubi

stormi d'uccelli neri,

com'esuli pensieri,

nel vespero migrar.

giovedì 21 novembre 2024

mercoledì 20 novembre 2024

20 NOVEMBRE - RICORDI DI VIAGGIO - ILLERTISSEN



It's 'NOT' a Long Way to Illertissen
la conferenza del 20/11/2017
Von Assisi nach Rome!

ciaooooooooooooooooooooooooooo

Per Approfondire : clicca qui

martedì 19 novembre 2024

19 NOVEMBRE - MEMORIE SENZA TEMPO - ARTURO VECCHINI


Arturo Vecchini (Ancona, 19 novembre 1857 – Ancona, 21 novembre 1927) è stato un avvocato e politico italiano.




Biografia
Fu direttore del "Corriere delle Marche", avvocato, poi sindaco di Ancona e deputato nelle file dei liberali

Massone, non si sa dove e quando fu iniziato, ma il 12 febbraio 1887 fu affiliato Maestro massone nella Loggia Giuseppe Garibaldi di Ancona, e nel 1890 ne fu eletto Maestro venerabile[2].

lunedì 18 novembre 2024

18 NOVEMBRE - SERVO DI DIO MARIO VERGARA

AUGURI Mario

Servo di Dio Mario Vergara Missionario martire
.

Frattamaggiore (NA), 18/11/1910 – Shadaw (Birmania), 25 maggio 1950



Giovane missionario, gloria del suo Istituto Religioso e della sua terra Campana. Mario Vergara nacque a Frattamaggiore (Napoli) il 18 novembre 1910, ultimo dei nove figli di Gennaro Vergara e Antonietta Guerra e due giorni dopo venne battezzato nella parrocchia arcipretale di S. Sossio (Diocesi di Aversa).
Una volta terminate le Scuole Elementari nel 1921, vincendo l’opposizione del padre, entrò nel Seminario di Aversa, ma spinto dal desiderio di amare Dio nei fratelli lontani e non credenti, a 19 anni nel 1929 entrò nel Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), fondato dal venerabile mons. Angelo Ramazzotti (1800-1861), vescovo di Pavia e patriarca di Venezia, che ha dato alla Chiesa tanti santi sacerdoti missionari, fra i quali il beato Paolo Manna (1872-1952).
Nella Casa di Monza iniziò il terzo anno di liceo, ma prima del termine dell’anno scolastico, fu costretto a ritornare in famiglia per gravi motivi di salute (forti attacchi di appendicite e addirittura una peritonite).
Una volta guarito, pensò bene di non esporre il suo debole fisico ai freddi invernali del Nord Italia, pertanto riprese gli studi momentaneamente nel Seminario Campano di Posillipo a Napoli, diretto dai Padri Gesuiti.
A 23 anni il 31 agosto del 1933 rientrò nel PIME, frequentando a Milano l’ultimo anno di teologia e il 24 agosto 1934 fu ordinato sacerdote.
Dopo qualche giorno, dopo aver salutato perenti ed amici, padre Mario Vergara venne inviato in Birmania, dove giunse a Toungoo alla fine di ottobre 1934; qui si dedicò allo studio delle lingue delle tribù cariane e dopo qualche mese gli venne assegnato il distretto di Citaciò, della tribù dei Sokù con 29 villaggi.
Si faceva amare da tutti e tutti avevano una grande stima di lui, anche i sacerdoti indigeni; aveva un cuore d’oro, prediligeva i più piccoli e gli ammalati che assisteva e accudiva con grande dedizione.
Era sacerdote, educatore, medico, amministratore e spesso anche giudice ed arbitro; divenne per tutti, cattolici e non, un punto di riferimento, noncurante dei disagi, del maltempo, della malaria che spesso lo attaccò.
Ma sul mondo incombeva l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, il 10 giugno 1940 l’Italia dichiarò guerra all’Inghilterra che aveva il protettorato sulla Birmania oggi Myanmar.
Tutti i missionari italiani furono considerati fascisti, costretti ad interrompere tutte le attività e il 21 dicembre 1941 furono inviati nei campi di concentramento inglesi situati in India.
Dopo tre anni, verso la fine del 1944 alcuni missionari compreso padre Mario Vergara, furono rilasciati e quindi poterono ritornare alle loro missioni.
Il suo fisico si era molto indebolito, perché oltre alla spossatezza dovuta alla detenzione di quegli anni, aveva subito alcuni interventi chirurgici, fra cui l’asportazione di un rene.
Ormai temeva di essere rimpatriato, perché considerato inutile, ma in realtà non fu così, mons. Lanfranconi vescovo di Toungoo gli espose il suo progetto di fondare una nuova missione all’estremità della frontiera orientale della Diocesi missionaria di Toungoo; padre Vergara accettò con entusiasmo e partì da solo; nel 1947 fondò la missione e poi parrocchia di Shadaw.
I suoi sforzi apostolici diedero subito ottimi risultati, provocando però il risentimento dei protestanti battisti; intanto in Birmania, che nel 1948 aveva ottenuta l’indipendenza dall’Inghilterra, scoppiò la guerra civile.
La posizione di padre Mario Vergara diventò molto precaria, anche per la sua opposizione forte e coraggiosa ai soprusi delle truppe cariane ribelli di religione battista, le quali opprimevano l’indifesa popolazione, requisendo viveri e imponendo tasse insopportabili.
Il 24 maggio 1950 padre Vergara, accompagnato dal suo catechista, il maestro Isidoro, si recò a Shadaw per protestare per un torto subito e lì vennero arrestati come spie del governo centrale; all’alba del 25 maggio 1950 furono uccisi a colpi di fucile e i loro corpi rinchiusi in sacchi, gettati nel fiume Salween e non più ritrovati; con loro fu ucciso anche padre Pietro Galastri, che dal 1948 era giunto a Shadow ad aiutare padre Vergara.



domenica 17 novembre 2024

17 NOVEMBRE - AUGURI ANDREA G.

TEMPO DI AUGURI
AUGURISSIMI



PRIMA DOMENICA DI AVVENTO - RITO AMBROSIANO

 

17 NOVEMBRE 2024 - PRIMA DOMENICA DI AVVENTO - RITO AMBROSIANO


DOMENICA DELLA VENUTA DEL SIGNORE





Tempo di   Avvento
Inizia la prima domenica dopo il giorno di San Martino (11 novembre) e prevede sempre 6 domeniche (quando il 24 dicembre cade di domenica, è prevista la celebrazione di una Domenica Prenatalizia). Gli ultimi giorni dell'Avvento sono le ferie dell'Accolto e costituiscono la novena di Natale.


Tempo di Avvento
Particolarità del tempo di Avvento, dedicato alla preparazione del Natale, è la sua lunghezza è di sei settimane anziché quattro come nel rito romano. Inizia la prima domenica dopo il giorno di San Martino (11 novembre) e prevede sempre 6 domeniche (quando il 24 dicembre cade di domenica, è prevista la celebrazione di una Domenica Prenatalizia).
Gli ultimi giorni dell'Avvento sono le ferie dell'Accolto e costituiscono la novena di Natale.

Nel rito ambrosiano è previsto il colore morello (un colore simile al viola), tranne nell'ultima domenica (detta "dell'Incarnazione") nella quale si usa il bianco.

domenica della venuta del Signore
domenica dei figli del regno
domenica delle profezie adempiute
domenica dell'ingresso del Messia
domenica del precursore
domenica dell'Incarnazione

sabato 16 novembre 2024

16 NOVEMBRE - ALDO FIORINI


Aldo Fiorini

Nascita Ancona, 4 Marzo 1916
Morte Vizakulit (Albania), 16 Novembre 1940





Cause della morte caduto in combattimento

Dati militari

Arma Fanteria
Corpo 5º Reggimento bersaglieri
Anni di servizio 1940
Grado Sottotenente di complemento
Guerre Seconda guerra mondiale
Campagne Campagna italiana di Grecia

Aldo Fiorini (Ancona, 4 marzo 1916 – Vizakulit (Albania), 16 novembre 1940)
è stato un militare italiano. Sottotenente nel 5º Reggimento Bersaglieri della Divisione Corazzata “Centauro”, ha combattuto sul fronte greco durante la seconda guerra mondiale.
Decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.

giovedì 14 novembre 2024

14 NOVEMBRE - MEMORIE SENZA TEMPO - GOL STORICI


 Goal di Capello - England-Italy 0-1, Wembley Stadium - 14 novembre 1973



Questo gol rimarrà sempre nella mia memoria, trattasi della prima vittoria della Nazionale Italiana sugli Inglesi in Inghilterra


Questo ed altri due gol, storici, non li dimenticherò mai.



P.S.- sul mio personalissimo cartellino, i tre più bei gol che mi hanno entusiasmato, non pretendo che siano dal punto di vista tecnico, eccezionali, ma sono quelli più 'passionali'



  1. Del Piero, Germania-Italia - Campionati del Mondo del 2006
  2. Capello, Inghilterra-Italia, amichevole 1973
  3. Rivera, Germania Ovest-Italia - Campionati del Mondo del 1970

mercoledì 13 novembre 2024

martedì 12 novembre 2024

12 NOVEMBRE - BEATO GABRIELE FERRETTI

Gabriele Ferretti (beato)




Nasce nella nobile famiglia anconetana dei Ferretti, dal conte Liverotto e dalla dama Alvisia. A 18 anni entra nell'Ordine dei Frati Minori francescani nel convento anconetano presso la chiesa di San Francesco ad Alto, lasciando le enormi ricchezze della sua famiglia d'origine ed inizia a studiare filosofia e teologia con ottimi risultati. Secondo la tradizione aveva spesso apparizioni della Madonna e con la sua benedizione curò molti ammalati. Nel 1425 fu nominato guardiano del convento di Ancona e, nel 1434, vicario provinciale. Fondò i conventi di Santa Maria delle Grazie a San Severino Marche, San Nicolò ad Ascoli Piceno e della Santissima Annunziata ad Osimo.


San Giacomo della Marca, mentre predicava in Bosnia, chiese l'ausilio del suo amico Gabriele, ma il Consiglio municipale di Ancona, nella seduta del 22 febbraio 1438, chiese al papa Eugenio IV di far rimanere il frate nella città, riconoscente delle sue virtù e delle sue preghiere; il pontefice accolse la richiesta della città. Nel 1449 fra' Gabriele lasciò l'incarico di vicario provinciale per ritornare in Ancona come superiore del convento di San Francesco ad Alto, fino al 1452.

La sua vita continuò comunque a rimanere all'interno del monastero, dove morì nel 1456; San Giacomo della Marca diresse l'elogio funebre davanti al Senato ed al popolo anconitano. Le sue spoglie ebbero un'umile sepoltura, nella nuda terra, a sinistra della porta dell'adiacente chiesa di San Francesco ad Alto; nel 1489 il corpo fu traslato in un sepolcro marmoreo fatto scolpire dalla sorella Paolina Ferretti, posto accanto all'altare della chiesa.

Numerosi miracoli avvennero per intercessione del frate Gabriele, che il 9 settembre 1753 venne proclamato beato da papa Benedetto XIV; egli viene festeggiato il 12 novembre.

Dopo la secolarizzazione della chiesa e la sua trasformazione in ospedale militare, il corpo del beato venne traslato il 14 maggio 1862 nella Cripta dei Protettori del duomo di Ancona e successivamente, il 30 gennaio 1943, nella chiesa di San Giovanni Battista, affidata a quegli stessi frati minori fra i quali il Beato Ferretti svolse tutto il suo servizio sacerdotale.

lunedì 11 novembre 2024

11 NOVEMBRE - SAN MARTINO




SAN MARTINO


Sabaria (ora Szombathely, Ungheria), 316-317 - Candes (Indre-et-Loire, Francia), 8 novembre 397


Nasce in Pannonia (oggi in Ungheria) a Sabaria da pagani. Viene istruito sulla dottrina cristiana ma non viene battezzato. Figlio di un ufficiale dell'esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. È in quest'epoca che si colloca l'episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo. Lasciato l'esercito nel 356, già battezzato forse ad Amiens, raggiunge a Poitiers il vescovo Ilario che lo ordina esorcista (un passo verso il sacerdozio). Dopo alcuni viaggi Martino torna in Gallia, dove viene ordinato prete da Ilario. Nel 361 fonda a Ligugé una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell'altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Si impegna a fondo per la cristianizzazione delle campagne. Muore a Candes nel 397. (Avvenire)

Patronato: Mendicanti



Etimologia: Martino = dedicato a Marte

Emblema: Bastone pastorale, Globo di fuoco, Mantello
Martirologio Romano: Memoria di san Martino, vescovo, nel giorno della sua deposizione: nato da genitori pagani in Pannonia, nel territorio dell’odierna Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora catecumeno coprì con il suo mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché a Candes fece ritorno al Signore. 

domenica 10 novembre 2024

10 NOVEMBRE - BEATA MANUELA


AUGURI Manuela


Beata Emanuela del Sacro Cuore di Gesù (Manuela Arriola Uranga) Vergine e martire
10 novembre



Ondárroa, Spagna, 29 dicembre 1891 - Madrid, Spagna, 10 novembre 1936

Beatificata il 28 ottobre 2007.

sabato 9 novembre 2024

09 NOVEMBRE - INTRODUZIONE ALL'AVVENTO DEL RITO AMBROSIANO

 INTRODUZIONE ALL'AVVENTO DEL RITO AMBROSIANO

 Avvento Ambrosiano

Tempo di attesa e speranza



Il Tempo di Avvento è composto di sei settimane, la prima domenica è fissata dopo la festa di S. Martino (11 novembre). A partire dal 17 dicembre (o dal 18 se il 17 cade in domenica) fino al 23 dicembre incluso, è costituito dalle "ferie prenatalizie de Exceptato".


Le Domeniche

Nella successione delle domeniche la liturgia d'Avvento rinnova l'aspirazione di Israele e dell'intero creato alla salvezza. L'itinerario delle prime cinque domeniche è evidenziato dalla titolatura di ciascuna di esse, cui corrisponde la scelta delle letture nei tre anni:

La venuta del Signore (il Vangelo tratta della seconda venuta di Gesù nella gloria).

I figli del Regno (il Vangelo tratta dell'invito alla conversione che Giovanni Battista rivolge ai propri discepoli per essere pronti alla venuta del Messia).

Le profezie adempiute (il Vangelo tratta dell'adempimento delle antiche profezie in Gesù)

L'ingresso del Messia (il Vangelo tratta dell'ingresso gioioso di Gesù a Gerusalemme).

Il Precursore (il Vangelo tratta di Giovanni e della sua testimonianza che Gesù è il Messia).

L'itinerario liturgico delle prime cinque domeniche sfocia nella celebrazione della venuta del Verbo nel grembo della Vergine Maria, mistero cui è dedicata la VI domenica di Avvento, che la tradizione ambrosiana denomina "Domenica dell'Incarnazione". In essa è celebrata, con una prospettiva marcatamente cristologica, la Divina Maternità della Vergine Maria. Nel caso in cui questa domenica cada il 17 dicembre, la domenica successiva, il 24 dicembre, si qualifica come domenica Prenatalizia, in cui, come Vangelo, viene proclamata la "genealogia di Gesù Gristo, figlio di Davide".

venerdì 8 novembre 2024

08 NOVEMBRE - ANCONETANO FUORI SEDE - ZUCCHETTO

 



Nel vernacolo anconetano i tuffi vengono comunemente chiamati 'zucchetti',

per analogia, anche per una interrogazione andata male a scuola, si dice:

'ho zucchettato'!

giovedì 7 novembre 2024

07 NOVEMBRE - LA RIVOLUZIONE DI OTTOBRE


1917
Russia: i bolscevichi assaltano il Palazzo d'Inverno,
 sede del governo provvisorio retto da Aleksandr Fëdorovič Kerenskij. 
È l'inizio della Rivoluzione d'Ottobre che porta al potere Lenin.
(La Russia usava ancora il calendario Giuliano, i riferimenti dell'epoca indicano quindi la data del 25 ottobre)







dal web


La rivoluzione d'ottobre è la fase finale e decisiva della rivoluzione russa iniziata in Russia nel febbraio 1917 del calendario giuliano, che segnò dapprima il crollo dell'Impero russo e poi l'instaurazione della Repubblica sovietica.

Dopo il rovesciamento della monarchia, per alcuni mesi la Russia fu sconvolta da conflitti tra i partiti politici e dalla crescente disgregazione militare ed economica, e il partito bolscevico guidato da Lenin e Lev Trockij decise l'azione armata contro il debole governo provvisorio di Aleksandr Fëdorovič Kerenskij per assumere tutto il potere a nome dei Soviet degli operai, dei soldati e dei contadini.

L'insurrezione, avviata nella notte tra il 6 e il 7 novembre (24 e 25 ottobre del calendario giuliano) 1917 a Pietrogrado, si concluse con successo; i bolscevichi formarono un governo rivoluzionario presieduto da Lenin e furono in grado di estendere progressivamente il loro potere su gran parte dei territori del vecchio Impero zarista. La reazione armata delle forze controrivoluzionarie e l'intervento delle potenze straniere provocò l'inizio di una cruenta guerra civile che si concluse con la vittoria bolscevica tra il 1921 e il 1922.

martedì 5 novembre 2024

05 NOVEMBRE - MEMORIE SENZA TEMPO

Seconda Battaglia di El Alamein
Data
23 ottobre - 5 novembre 1942
Luogo
El Alamein, Egitto








lunedì 4 novembre 2024

04 NOVEMBRE - MEMORIE SENZA TEMPO - ANNO 2018 I 100 ANNI 1° CONFLITTO MONDIALE

La Prima Guerra Mondiale termina!

MEMORIE SENZA TEMPO -  ANNO 2018 I 100 ANNI 1° CONFLITTO MONDIALE

BOLLETTINO DELLA VITTORIA

« Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12
La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.

La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una czeco slovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita.

La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.

Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.

L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.

I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.

Il capo di stato maggiore dell'esercito, il generale Diaz »



04 NOVEMBRE - FESTA DELL' UNITA' NAZIONALE

FESTA DELL'UNITA' NAZIONALE


04 NOVEMBRE - SAN CARLO BORROMEO

San Carlo Borromeo Vescovo




 4 novembre Arona, Novara, 1538 - Milano, 3 novembre 1584
 Nato nel 1538 nella Rocca dei Borromeo, sul Lago Maggiore, era il secondo figlio del Conte Giberto e quindi, secondo l'uso delle famiglie nobiliari, fu tonsurato a 12 anni. Studente brillante a Pavia, venne poi chiamato a Roma, dove venne creato cardinale a 22 anni. Fondò a Roma un'Accademia secondo l'uso del tempo, detta delle «Notti Vaticane». Inviato al Concilio di Trento, nel 1563 fu consacrato vescovo e inviato sulla Cattedra di sant'Ambrogio di Milano, una diocesi vastissima che si estendeva su terre lombarde, venete, genovesi e svizzere. Un territorio che il giovane vescovo visitò in ogni angolo, preoccupato della formazione del clero e delle condizioni dei fedeli. Fondò seminari, edificò ospedali e ospizi. Utilizzò le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Impose ordine all'interno delle strutture ecclesiastiche, difendendole dalle ingerenze dei potenti locali. Un'opera per la quale fu obiettivo di un fallito attentanto. Durante la peste del 1576 assistì personalmente i malati. Appoggiò la nascita di istituti e fondazioni e si dedicò con tutte le forze al ministero episcopale guidato dal suo motto: «Humilitas». Morì a 46 anni, consumato dalla malattia il 3 novembre 1584




domenica 3 novembre 2024

03 NOVEMBRE - SANTA SILVIA

AUGURI Silvia

Santa Silvia Madre di S. Gregorio Magno
3 novembre








VI secolo
Silvia è stata la madre di san Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa del VI secolo. Questi visse a Roma sul Celio in un ambiente cristiano esemplare anche grazie alla santità delle zie (cognate di Silvia) Tersilia ed Emiliana (o Amelia). La famiglia era importante anche dal punto di vista civile: il marito di Silvia, Gordiano, era un integerrimo senatore divenuto anche lui cristiano. Silvia seppe conciliare la guida della famiglia con le esigenze della radicalità evangelica. Dal figlio Gregorio traspare la sua santità. Su di lui, infatti, l'esempio e l'insegnamento della madre deve avere avuto un peso che non si può ignorare. Quando Gregorio non ebbe più bisogno he della sua guida, Silvia abbandonò il mondo e si ritirò a vita claustrale presso la basilica di San Paolo fuori le mura. Morì probabilmente verso il 590. (Avvenire)
Etimologia: Silvia = abitatrice delle selve, donna dei boschi, selvaggia, dal latino

Martirologio Romano: A Roma, commemorazione di santa Silvia, madre del papa san Gregorio Magno, che, secondo quanto lo stesso Pontefice riferì nei suoi scritti, raggiunse il vertice della vita di preghiera e di penitenza e fu per il prossimo un eccelso esempio.

03 NOVEMBRE - MEMORIE SENZA TEMPO - 2018 I 100 ANNI 1° CONFLITTO MONDIALE

2018 I 100 ANNI 1° CONFLITTO MONDIALE

Le truppe Italiane entrano a Trieste.





sabato 2 novembre 2024

02 NOVEMBRE - COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

Commemorazione di tutti i fedeli defunti
2 novembre




La pietas verso i morti risale agli albori dell’umanità. In epoca cristiana, fin dall’epoca delle catacombe l’arte funeraria nutriva la speranza dei fedeli. A Roma, con toccante semplicità, i cristiani erano soliti rappresentare sulla parete del loculo in cui era deposto un loro congiunto la figura di Lazzaro. Quasi a significare: Come Gesù ha pianto per l’amico Lazzaro e lo ha fatto ritornare in vita, così farà anche per questo suo discepolo! La commemorazione liturgica di tutti i fedeli defunti, invece, prende forma nel IX secolo in ambiente monastico. La speranza cristiana trova fondamento nella Bibbia, nella invincibile bontà e misericordia di Dio. «Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!», esclama Giobbe nel mezzo della sua tormentata vicenda. Non è dunque la dissoluzione nella polvere il destino finale dell’uomo, bensì, attraversata la tenebra della morte, la visione di Dio. Il tema è ripreso con potenza espressiva dall’apostolo Paolo che colloca la morte-resurrezione di Gesù in una successione non disgiungibile. I discepoli sono chiamati alla medesima esperienza, anzi tutta la loro esistenza reca le stigmate del mistero pasquale, è guidata dallo Spirito del Risorto. Per questo i fedeli pregano per i loro cari defunti e confidano nella loro intercessione. Nutrono infine la speranza di raggiungerli in cielo per unirsi gli eletti nella lode della gloria di Dio.
Martirologio Romano: Commemorazione di tutti i fedeli defunti, nella quale la santa Madre Chiesa, già sollecita nel celebrare con le dovute lodi tutti i suoi figli che si allietano in cielo, si dà cura di intercedere presso Dio per le anime di tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede e si sono addormentati nella speranza della resurrezione e per tutti coloro di cui, dall’inizio del mondo, solo Dio ha conosciuto la fede, perché purificati da ogni macchia di peccato, entrati nella comunione della vita celeste, godano della visione della beatitudine eterna.

venerdì 1 novembre 2024

01 NOVEMBRE - TRADIZIONI SENZA DATA

  Il web non è aggiornato e riporta le notizie antiche
Per fortuna
Notte dal 1 al 2 novembre




calitri tradizioni 
LA NOTTE DEI MORTI Il culto dei morti era profondamente sentito dal popolo di Calitri, che aveva elaborato intorno ad esso una credenza poetica e triste. Si diceva che, nella notte precedente il 2 novembre, l'Angelo del Signore dischiudesse ai defunti le porte dell'oltretomba, e i morti, nel silenzio gelido della notte, mentre la torre dell'orologio pubblico batteva il primo rintocco della mezzanotte, riprendevano il cammino – soli, a piccoli gruppi, o a schiere – verso la terra che avevano dovuto lasciare.Tutto il vasto tenimento di Calitri, si riempiva, allora, di pallide ombre, confuse e sperdute nel freddo della notte.Ognuna di esse ritrovava il sentiero verso la propria abitazione d'una volta, salendo senza fatica per le ripide chine, discendendo rapida per le valli, riconoscendo i vigneti, le terre, la chiesa, la piazza, i vicoli tortuosi e ripidi del paese.
Giunto all'abitazione, lo spirito si fermava sullo stipite; dietro di lui, molte e molte altre ombre avevano fatto la stessa via, ritrovandosi davanti allo stesso stipite a pregare per la pace e serenità dei vivi.
In questo pellegrinaggio, le ombre erano guidate dalla fioca luce delle cozz' r' muort', grosse zucche, che, vuotate dei semi, venivano incise in modo da raffigurare un teschio umano: dentro si collocava un lucernino ad olio o un móccolo, che illuminava lugubremente la zucca.
Perciò i vivi – aggiungeva la credenza – non solo non dovevano chiudere le finestre in quella notte (altrimenti i cari scomparsi sarebbero tornati indietro piangendo delusi), ma sul davanzale di esse dovevano collocare una "cozza r' muort'" illuminata, provvedendo che rimanesse accesa per tutta la notte.
Sempre secondo la leggenda, per vedere le anime dei morti, bastava mettere (nei pressi della "cozza r' muort'" o di un'altra piccola luce, quest'ultima al centro della casa) in quella stessa notte un catino pieno d'acqua.
Vecchi volti di antenati, tremuli visi di bimbi, aspetti gentili di donne, ad uno ad uno tacitamente passavano riflessi sul fondo del catino, confusi al chiarore del debole mòccolo, rapidi come un battito d'ali.
All'ultimo tremulo tocco della mezzanotte, le ombre dei morti partivano, lasciando nel cuore di chi le aveva viste attraverso l'acqua del catino un soffio della loro vita immortale. 

01 NOVEMBRE - MEMORIE SENZA TEMPO - 2018 i 100 ANNI 1° CONFLITTO MONDIALE

L'impresa di Pola

La Viribus Unitis fu affondata il 1º novembre 1918 nel porto di Pola in seguito all'incursione di una piccola unità d'assalto italiana, in quella che fu poi ribattezzata Impresa di Pola




01 NOVEMBRE - FESTA DI TUTTI I SANTI

Tutti i Santi
1 novembre


Come in un bassorilievo antico i volti dei santi in Paradiso guardano in un’unica direzione. Sono rapiti da una corrente d’amore che cattura i loro sguardi a formare l’unica Chiesa che ha un cuor solo e un’anima sola. L’originaria corrente d’amore trinitaria non si vede, protetta dalla nuvola dorata che l’amore di Dio ha innalzato ad impedire che la creatura svanisca di fronte alla sua onnipotenza. Il loro sguardo è diretto verso il centro dove si erge la figura dell’Agnello che ancora reca le cicatrici del supplizio. Sono segni trasfigurati. Le ferite dei chiodi e della lancia hanno lasciato il posto alle stigmate del martirio, testimonianza di un amore eterno che non viene mai meno e sempre pulsa a conquistare il cuore degli uomini. A quella vista anche i volti dei fedeli in contemplazione sono trasfigurati.
Risplendono sul loro volto le beatitudini da Gesù proclamate sul monte. I poveri di spirito si sentono a casa. I volti rigati dalle lacrime sono asciutti. Sono appagati gli sguardi di coloro che hanno percorso la vita alla ricerca della giustizia. I miti, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati, i martiri, sono protetti dal manto della misericordia di Dio. Splendenti di luce, i beati leggono nel cuore degli uomini, sanno delle loro paure e dei loro affanni e tengono viva la comunione tra cielo e terra. La festa dei santi è speranza per i cristiani e per gli uomini che Dio ama.
Martirologio Romano: Solennità di tutti i Santi uniti con Cristo nella gloria: oggi, in un unico giubilo di festa la Chiesa ancora pellegrina sulla terra venera la memoria di coloro della cui compagnia esulta il cielo, per essere incitata dal loro esempio, allietata dalla loro protezione e coronata dalla loro vittoria davanti alla maestà divina nei secoli eterni.

01 NOVEMBRE - PER NON DIMENTICARE








Negli ultimi anni della seconda guerra mondiale Ancona, a causa della sua importanza strategica, subì numerosissimi bombardamenti da parte delle forze alleate, che dovevano preparare il passaggio del fronte. In particolare, quello del 1º novembre 1943 fu uno dei più tragici; in pochi minuti migliaia di persone persero la vita, di cui settecento all'interno di un solo rifugio di fortuna, e un intero rione della città storica (rione Porto) venne quasi cancellato.

mercoledì 30 ottobre 2024

30 OTTOBRE - PER NON DIMENTICARE





Il terremoto del 1930




Il 30 ottobre 1930 Ancona fu gravemente colpita da un sisma (i cui effetti maggiori si ebbero a Senigallia) di magnitudo 6.0 della scala Richter, tra l'VIII ed il IX grado della scala Mercalli, con epicentro tra le province di Pesaro e Ancona; ciò comportò il consolidamento degli edifici storici danneggiati con chiavi e/o tiranti in acciaio e l'obbligo di costruzione dei nuovi edifici in cemento armato e con il rispetto delle normative antisismiche vigenti all'epoca.

martedì 29 ottobre 2024

29 OTTOBRE - ANCONETANO FUORI SEDE - IL GUATO

 


Il 'guato' sarebbe il pesce di nome ghiozzo, notoriamente un pesce molto semplice e facile da pescare.

Culinaria : frittura mora, dicesi la fritturina a base di guati.


lunedì 28 ottobre 2024

28 OTTOBRE - BOCCE DI NEVE

ciao,
questo post è dedicato alla bella Boccia di New York sotto la neve che il prode Omar mi ha regalato. 




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domenica 27 ottobre 2024

27 OTTOBRE - ANCONETANO FUORI SEDE - VENGO OLTRO

 


Comunemente l'anconetano utilizza questa dizione 'vengo oltro' per indicare il muoversi verso un punto.

sabato 26 ottobre 2024

26 OTTOBRE - FESTA DI REPARTO


84° Battaglione "Venezia"



"Semper immota fides"

Il 1° novembre 1884 si forma la Brigata "Venezia" per la quale é costituito l'84° Reggimento Fanteria.

Con l'ordinamento 1926 prende il nome di 84° Reggimento Fanteria "Venezia" ed è assegnato alla XIX Brigata di Fanteria.
Dal marzo 1935 al luglio 1936 è in Africa Orientale con la Divisione "Gavinana".
Nel 1939 entra con l'83° fanteria ed il 19° artiglieria nella Divisione di Fanteria "Venezia" (19^) grande unità che sarà poi sciolta l'8 settembre 1943 in Montenegro.
Il reggimento reagisce alla dichiarazione dell'armistizio combattendo contro i tedeschi per tutto il mese di novembre 1943; dopo lo scioglimento dell'unità i superstiti dell'84° concorrono alla costituzione della Divisione "Garibaldi" che prosegue la lotta sino al febbraio 1945.

Il I° luglio 1958 si ricostituisce l'84° Reggimento Fanteria "Venezia" (CAR), in sostituzione del 7° Centro Addestramento Reclute.
Sciolto il 31 ottobre 1973 ne continua le funzioni il Battaglione Addestramento Reclute "Venezia" trasformato poi, il 15 novembre 1975, in 84° Battaglione Fanteria "Venezia" che nella circostanza diventa erede della Bandiera e delle tradizioni dell'84° reggimento. Nel 1993 l'unità modifica la denominazione in 84° Battaglione "Venezia" e viene inquadrato nella Brigata di Cavalleria "Pozzuolo del Friuli".

Assegnato nel 1997 al Comando Artiglieria Controaerei dell'Esercito, viene soppresso il 9 novembre 2000.

CAMPAGNE DI GUERRA: 1911-12 (Libia) / 1915-18 (Prima Mondiale) / 1935-36 (Africa Orientale) / 1940-43 (Seconda Mondiale) / 1943-45 (Liberazione)

RICOMPENSE E ONORIFICENZE: 2 Cav. O.M.I. - 2 M.O.V.M. - 2 M.A.V.M. - 1 M.B.V.M. - 1 M.0. di Benemerenza

giovedì 24 ottobre 2024

mercoledì 23 ottobre 2024

23 OTTOBRE - BOCCE DI NEVE

ciao
una serie di immagini tratta dalla piccola raccolta de ildorico relativa alle bocce di neve. 

Snow glass in inglese.

Boccia di carattere allegorico, il pinguino con la sciarpa mi piace molto.

La Torre di Pisa dopo l'intervento distruttivo di Gioele, purtroppo non ho immagini ante disastro!!

 

Dalla Grecia.


Boccia di carattere allegorico, molto bella.

 



Questa è la numero uno, nel senso che è la più bella della raccolta, si tratta della cattedrale di Vienna.


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martedì 22 ottobre 2024

22 OTTOBRE - TEMPO DI ONOMASTICO SAN VALERIO


22 OTTOBRE - TEMPO DI ONOMASTICO SAN VALERIO






AUGURI


  Valerio


Etimologia: Deriva dal latino Valerius e significa "forte, robusto".

San Valerio di Langres Diacono e martire

22 ottobre


Martirologio Romano: Nel territorio di Besançon, ora in Francia, san Valerio, diacono della Chiesa di Langres, ucciso dai pagani. 

lunedì 21 ottobre 2024

21 OTTOBRE - BOCCE DI NEVE

ciao
forse non tutti sanno , ma ildorico, ha una discreta collezione di bocce con la neve, snow glass in English. 
Questo post è dedicato alla Boccia relativa alla spada conficcata nella roccia ad opera di San Galgano. 
E non per tutti!!!

Una piccolo parentesi agiografica, dalla vita dei Santi.
Buona lettura.
San Galgano Guidotti Eremita
30 novembre Chiusdino, Siena, 1150 (?) - Monte Siepi, Siena, 30 novembre 1181
La vita di Galgano Guidotti ricorda i romanzi cavallereschi medievali. Donnaiolo e violento, come tutti gli uomini del suo rango, il senese, nato intorno al 1148, a 30 anni ha un sogno. Sul monte Siepi l'arcangelo Michele lo presenta ai 12 apostoli riuniti in una casa rotonda. Si va a stabilire sull'altura, vi pianta la spada e vive da eremita fino alla morte, nel 1181. Papa Lucio III lo proclama santo nel 1185, dopo la prima "causa canonica" di cui si ha notizia nella storia, condotta dal cardinale Conrad di Wittelsbach. Sul luogo del romitaggio sorgono una chiesa rotonda e un'abbazia cistercense. (Avvenire)
Martirologio Romano: Presso il monte Siepi in Toscana, san Galgano Guidotti, eremita, che, convertitosi a Dio dopo una gioventù dissipata, passò il resto della sua vita in una volontaria mortificazione del corpo.

Galgano nacque a Chiusdino (attualmente in provincia di Siena), in un anno incerto collocabile intorno al 1150, da una famiglia di ceto elevato, legata da rapporti di vassallaggio ai vescovi di Volterra, signori feudali del luogo; conosciamo con certezza il nome della madre, Dionisia, mentre quello del padre, Guido o Guidotto, appare per la prima volta in una biografia del santo datata però alla prima metà del XIV secolo. In ragione di questo nome, al santo è stato attribuito il cognome “Guidotti”. Sugli anni della fanciullezza e dell’adolescenza di Galgano o sulla sua educazione e formazione, non sappiamo niente. È certo che Galgano sia stato cavaliere: l’accesso alla cavalleria fu la naturale conseguenza della sua appartenenza ad una famiglia che esercitava per tradizione la funzione ufficiale di tutela dell’ordine costituito, la mano armata del vescovo di Volterra per la protezione del paese e del distretto di Chiusdino.
Il giovane crebbe superbo, prepotente e dissoluto ma la morte del padre produsse un cambiamento nella sua vita; la conversione fu sostenuta anche da due forti esperienze mistiche: innanzitutto l’arcangelo Michele, patrono di Chiusdino, apparso in sogno al giovane lo avrebbe convinto ad arruolarsi nella “milizia celeste”; sette giorni dopo, ancora in sogno, l’arcangelo lo avrebbe accompagnato in un tempio rotondo al cospetto della Madonna e dei Dodici Apostoli e lo avrebbe invitato a costruire una chiesa secondo quel modello. Mosso dal desiderio di dar concretezza a questo invito celeste, Galgano dovette tuttavia affrontare l’opposizione della madre, che tentò di fidanzarlo con una fanciulla di Civitella, un castello della Maremma toscana, alla quale, a partire dalla seconda metà del XVI secolo, è attribuito il nome di Polissena.Fu proprio recandosi a Civitella, forse per conoscere la promessa sposa, che Galgano, alla vigilia di Natale del 1180, ebbe una nuova esperienza mistica. Sulla strada per la Maremma il cavallo di Galgano improvvisamente si fermò; nonostante che il giovane lo spronasse per farlo andare avanti, non riuscì a farlo muovere. Galgano ritornò allora sui suoi passi, verso una vicina pieve in cui pernottò. Il giorno seguente – solennità del Natale – come giunse al medesimo luogo, poiché di nuovo il cavallo si arrestò, il giovane lasciò le briglie e pregò devotamente il Signore perché lo conducesse al luogo in cui avrebbe trovato la sua pace spirituale. Il cavallo allora si avviò verso la vicina collina di Montesiepi, dove si fermò.
Giunto sulla collina Galgano conficcò il suo spadone di cavaliere nel terreno, un gesto che per i cavalieri del Medio Evo aveva un alto significato spirituale: la spada capovolta ricordava la croce: Galgano quindi non sembra rifiutare la “militia saeculi”, ma superarla, trascenderla; non rinuncia alla spada ma la pone al servizio di una cavalleria diversa da quella vissuta fino ad allora: il cavaliere Galgano, in un certo senso, arruolò se stesso nella milizia di un signore più grande di quello terreno: Gesù Cristo.
L’esempio di Galgano trascinò altre persone e, come molte altre esperienze eremitiche, anche questa costituì l'inizio della fondazione di una nuova comunità monastica.Nella primavera del 1181 Galgano visitò il Papa Alessandro III e forse in tale occasione ottenne l’approvazione della sua fondazione. Durante la sua assenza tre persone invidiose, che la tradizione a partire dal XIV secolo ha identificato con alcuni monaci della vicina abbazia di Serena, compirono un attentato contro di lui, distruggendone la capanna e spezzandone la spada. Per intervento divino tutti e tre furono castigati: due di essi morirono, al terzo un lupo strappò a morsi le braccia, ed ebbe quindi tempo per pentirsi e raccontare il prodigio.
Le braccia sono tuttora conservate nell’eremo di Montesiepi.
Forse su suggerimento del Pontefice, Galgano si pose in contatto con alcuni i monaci dell’ordine guglielmita, presumibilmente quelli del monastero di San Salvatore di Giugnano, fra i castelli di Roccastrada e Montemassi (attuale provincia di Grosseto), vicino a Montesiepi.
L’esperienza eremitica di Galgano sul Montesiepi durò meno di un anno, in quanto il 30 novembre 1181 il santo morì. Negli anni successivi la tomba di Galgano divenne mèta di pellegrinaggi e la convinzione che il cavaliere eremita fosse un efficace intercessore presso Dio, che si era manifestata quando era ancora in vita, andò consolidandosi: gli atti del processo di canonizzazione infatti riferiscono numerosi miracoli, guarigioni di persone “attratte” (Un termine generico col quale tuttavia potrebbero essere stati indicati dei paralitici), liberazione di prigionieri, guarigioni da febbri o addirittura dalla lebbra, liberazione di posseduti dal demonio. Il vescovo di Volterra, Ugo, condusse una prima indagine conoscitiva delle virtù e dei miracoli di Galgano. L’inchiesta ebbe esiti positivi ed egli autorizzò la costruzione di una cappella intorno alla tomba del santo ed alla spada. Il vescovo successivo, Ildebrando Pannocchieschi, nel 1185 ottenne l’apertura di un processo da parte del papa Lucio III e la nomina di tre commissari con il compito di verificare la santità del giovane chiusdinese: siamo certi che fra di essi fosse Corrado di Wittelsbach, cardinale vescovo della Sabina ed arcivescovo di Magonza; per gli altri due sono stati ipotizzati i nomi di Melior, cardinale prete del titolo dei Santi Giovanni e Paolo, e dello stesso Ildebrando. Non sappiamo se ci sia stata una vera e propria canonizzazione da parte di un papa (Quantunque alcune biografie indichino che essa fu decretata da Lucio III, altre dal successore di lui Urbano III, altre ancora da Gregorio VIII) o se la commissione avesse ricevuto la facoltà di procedere alla canonizzazione, attraverso la “iurisdictio delegata”. Negli anni seguenti Galgano fu invocato fra i principali patroni della città e dello stato di Siena.
La festa del santo, fu inizialmente posta al 30 novembre e poi spostata al 3 dicembre, giorno in cui si presume sia avvenuta l’ “elevatio” delle sue spoglie, cioè la loro esumazione ed esposizione nell’ambito della canonizzazione. Nella prima edizione del “Martyrologium Romanum”, del 1584, la memoria di San Galgano era fissata al 3 dicembre; nell’ultima edizione, redatta nel 2004 per ordine di Papa Giovanni Paolo II, essa è stata riportata al 30 novembre, ovvero al giorno della morte; a Chiusdino però si mantiene la vecchia tradizione.
La comunità monastica fondata da Galgano si estese in varie parti della Toscana e dell’Umbria, tuttavia all’inizio del XIII secolo si divise, così che, mentre la casa madre aderì all’ordine cistercense, le comunità figlie confluirono nell’ordine agostiniano. Questo fatto e le vicende legate alla caduta della Repubblica di Siena, causarono la dispersione delle reliquie di San Galgano, inizialmente custodite nell’eremo di Montesiepi; nella chiesa di San Michele Arcangelo in Chiusdino, si conserva e si venera però la testa del santo. Nel paese natale del santo esiste ancora oggi una confraternita a lui dedicata, fondata nel 1185 è probabilmente la più antica confraternita della cristianità fra quelle ancora esistenti.

La Spada , per lo meno a giudicare dalla parte visibile sporgente dal masso, sembra corrispondere esattamente per quanto concerne lo stile, a una vera spada del XII secolo, e più esattamente del tipo X.a della classificazione ormai universalmente accettata di Ewart Oakeshott. Si tratta di uno dei massimi esperti di spade medievali, consulente alle Royal Armouries di Leeds, autore di diversi volumi sull’argomento. La Spada ha subito diverse vicissitudini, infatti fu spezzata da un vandalo negli anni 60 ed anche nel 1991, quando un giovane si rinchiuse nella rotonda con dei turisti e tentando di estrarre la spada. Il moncone spezzato fu fatto sistemare fissandolo sopra la parte di lama che ancora era nella roccia. Tutte queste traversie, rotture e riparazioni avevano dato origine a voci non giustificate, riportate anche in opuscoli turistici o testi di storia dell’arte, che la Spada fosse un falso ottocentesco, che fosse stata sostituita, che la lama non esistesse veramente sotto la roccia, ecc. - Nel 2001 alla presenza di varie persone, si è proceduto a un’ispezione del manufatto. Con il contributo e aiuto dell’Università di Siena la spada è stata ispezionata con un endoscopio a fibre ottiche. E’ stato verificato che gli orli della frattura dei due pezzi combaciano, lasciando quindi ritenere che la parte spezzata sia effettivamente parte della spada originale. Nel corso delle operazioni erano state raccolte con un magnete alcune piccole scagliette, già staccate dalla lama. Esse sono state inviate per un’analisi al microscopio elettronico a scansione al Dipartimento Innovazione Meccanica e Gestionale, Università di Padova, che poteva dare indicazioni circa la struttura del metallo, i trattamenti subiti (tempera, ricottura, ecc), con l’intento di verificare, tra l’altro, se vi fossero elementi in contrasto con la supposta origine medievale del manufatto stesso. Purtroppo i frammenti non contenevano metallo, ma erano costituiti da semplici ossidi di ferro (anche se magnetici) e quindi non utilizzabili ai fini della prevista analisi. Uno di questi frammenti è stato comunque analizzato chimicamente per Spettroscopia di Assorbimento atomico presso il Dipartimento di Chimica Generale dell’Università di Pavia evidenziando i seguenti elementi: Questi valori rientrano nella norma per un metallo medievale e non indicano utilizzo di leghe o acciai moderni.
Alcuni studiosi fanno notare come ci siano dei punti di contatto; la vicenda di San Galgano, quella di Re Artu', infatti entrambi i fatti ;svolsero nel XII secolo tra Galgano e il nome di uno dei cavalieri Arturiani, Galvano, esistono delle particolari assonanze. Ma siamo al cospetto di ipotesi ; la storia si confonde con il mito e quindi è sempre molto rischioso azzardare parallelismi. Oggi ci resta l’eco di una seconda spada infissa nella dura roccia che da secoli sfida a svelare il suo antico segreto.
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domenica 20 ottobre 2024

20 OTTOBRE - SAN LEOPARDO

San Leopardo di Osimo Vescovo
20 ottobre

Sec. V
Emblema: Bastone pastorale




Tra molti Leoni e non pochi Orsi, due o tre Santi di nome Foca e uno addirittura chiamato Tigre, il serraglio del Calendario presenta anche due Santi di nome Leopardo, e accanto a questi un San Leopardino.
Leopardo, non Leonardo: cioè il nome stesso del felino chiamato anche pantera. Il primo Leopardo, ricordato il 30 settembre, fu un Martire romano caduto sotto Giuliano l'Apostata. Sepolto nel cimitero di Sant'Ermete, sarebbe stato poi trasportato ad Otricoli, da dove le sue reliquie emigrarono ad Aquisgrana, la capitale di Carlo Magno. Nella città dei " tepidi lavacri " fiori e sopravvisse il suo culto e la sua memoria.
Il secondo San Leopardo è Patrono della città di Osimo, e a lui è dedicata la bella cattedrale della città, oggi in forme romaniche, ma che risale ad un'epoca ancora più antica, perché sembra che sia stata eretta nell'VIII secolo.
E' probabile, anzi, che il duomo di Osimo, cioè la cattedrale di San Leopardo, occupi il luogo dove era il Campidoglio dell'antica Auximum romana, con le Terme e il tempio dedicato a Igea e ad Esculapio. Queste due divinità pagane, come è noto, presiedevano alla salute dei mortali, e il loro ricordo sembra alludere alla salubrità dell'aria e delle acque di quel ridente angolo di terra marchigiana. Il culto di San Leopardo ad Osimo è antico di almeno mille anni. L probabile che la vita del Santo stesso risalga a diversi secoli più addietro, e non c'è motivo di dubitare dei dati riferiti dalla sua storia leggendaria, per quanto frammentari e incompleti, secondo la quale egli sarebbe vissuto nel V secolo cristiano, al tempo del Papa Innocenzo I e degli Imperatori Valentiniano III e Teodosio.
Gli eventi della vita di San Leopardo sono incerti, e i documenti scritti sul suo conto sono assai posteriori, frutto in gran parte di immaginazione. Ciò non vuol dire, però, che si debba negare il dato tradizionale che fa di lui il primo Vescovo di Osimo, onorato come tale fin dal X secolo, o prima.
Il nome proprio di Leopardo dovette essere abbastanza diffuso nella regione di Osimo, ed è sicuramente dal nome di un medievale Leopardo, secondo una ben nota regola della formazione di moltissimi cognomi italiani, che la sua discendenza ebbe il nome di famiglia dei Leopardi.






20 OTTOBRE - AUGURI MARCH

TEMPO DI AUGURI
AUGURISSIMI


March

sabato 19 ottobre 2024

19 OTTOBRE - SAN GIOELE

AUGURI Gioele

19 ottobre San Gioele Profeta d’Israele








Gerusalemme, V secolo a.C.
È uno dei dodici profeti minori, le cui profezie sono contenute nel breve libro anticotestamentario che porta il suo nome e che è anche l'unica fonte da cui si può ricostruire qualche notizia che lo riguarda. Secondo gli studiosi, l'epoca della sua esistenza sarebbe l'inizio del V secolo a.C. Tutti i dati storici rilevabili all'interno del suo scritto, infatti, porterebbero a pensare che la sua opera si collochi durante l'occupazione persiana della Palestina. Si suppone che fosse di stirpe sacerdotale, perché parla spesso di offerte sacre, di offerte nel Tempio e di sacerdoti, ai quali si rivolge con una certa autorità; esercitò a Gerusalemme, ai cui abitanti si rivolge nel libro. Alla base della profezia di Gioele vi è sicuramente una calamità naturale verificatasi proprio in quei tempi. Ma il profeta ne prevede una peggiore e invita alla alla penitenza. La seconda parte del libro è una descrizione del «giorno del Signore», cioè del suo supremo intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale effusione del suo Spirito. Seguirà il Giudizio divino sulle genti e l'alba di un nuovo mondo.
Martirologio Romano: Commemorazione di san Gioele, profeta, che annunciò il grande giorno del Signore e il mistero dell’effusione del suo Spirito su ogni uomo, che la maestà divina si degnò di compiere mirabilmente in Cristo nel giorno di Pentescoste.



Il nuovo ‘Martyrologium Romanum’ ha spostato al 19 ottobre la celebrazione liturgica di s. Gioele, che nel passato nella Chiesa latina, era ricordato al 13 luglio.
È uno dei dodici profeti minori, le cui profezie sono contenute nel breve libro biblico che porta il suo nome e che è anche l’unica fonte da cui si può ricostruire qualche notizia che lo riguarda.
Gli studiosi, hanno supposto che l’epoca della sua esistenza sia l’inizio del V secolo a.C. perché nel suo libro non si fa menzione di notizie storiche certe, non parla delle grandi potenze dell’epoca come la Samaria, l’Assiria e Babilonia, quindi si pensa che fossero già tramontate.
Egli cita come nemici d’Israele, l’Egitto e l’Idumea, ma in particolare i Fenici ed i Filistei che vengono accusati di vendere i figli di Giuda (ebrei) come schiavi ai Greci.
Accenna alla dispersione del popolo ebraico fra le altre nazioni e la frammentazione del suo territorio; non nomina un re e le funzioni di guida, nei suoi scritti, sembrano affidate agli “anziani” ed ai sacerdoti.
Nomina il Tempio, però mancano le offerte per i sacrifici¸ quindi tutto fa pensare ad un’epoca di grande povertà e ad un Israele, ridotto di numero di abitanti e di importanza; perciò gli studiosi hanno pensato all’epoca dell’occupazione persiana della Palestina, nel V secolo a.C.
Si suppone che fosse di stirpe sacerdotale, perché parla spesso di offerte sacre, di offerte nel Tempio e di sacerdoti, ai quali si rivolge con una certa autorità; esercitò nel territorio di Giuda e più particolarmente a Gerusalemme, ai cui abitanti si rivolge nel libro.
Alla base della profezia di Gioele vi è sicuramente una calamità naturale verificatasi proprio in quei tempi; una enorme invasione di cavallette, come solo in Oriente se ne può vedere, aveva devastato i campi della Giudea, portando miseria e fame alla popolazione.
Il profeta interpretando questo flagello, come castigo inviato da Dio, ritiene che sia necessario invitare tutto il popolo a fare penitenza ed a chiedere il perdono dei propri peccati. Ma ciò non basta a placare l’ira di Dio e Gioele vede approssimarsi un altro flagello, più terribile del precedente, descritto come un immenso esercito di soldati nemici, più numeroso delle cavallette.
È il “giorno del Signore” o il giorno della vendetta che si avvicina, il profeta incita di nuovo alla penitenza (2, 12-17) e finalmente l’ira di Dio si placa. Il flagello viene scongiurato, la terra ritorna fertile ed Israele riconosce in Iahweh il suo Dio; questo riconoscimento è come una conversione gradita a Dio, che ricambia con la promessa di favori straordinari, assicurando che quando verrà il nuovo “giorno dei Signore”, egli farà giustizia di tutti i nemici d’Israele radunati nella valle di Giosafat e riunito il suo popolo disperso, abiterà eternamente in mezzo a loro.
La seconda parte del libro è una grandiosa descrizione del “giorno del Signore”, cioè del suo supremo intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale effusione del suo Spirito; seguirà il Giudizio divino sulle genti e l’alba di un nuovo mondo.
S. Pietro apostolo proclamò l’effusione dello Spirito, adempiuta nel giorno di Pentecoste, con la discesa dello Spirito Santo e con i prodigi che l’accompagnarono e la seguirono (Act. 2, 16-21).
La liturgia della Chiesa utilizza buona parte del libro di Gioele nei responsori, lezioni, antifone del Breviario e nelle letture della Messa, specie durante i periodi di penitenza come l’Avvento, la Quaresima, le Ceneri.
È ritenuto il profeta della Pentecoste. La Chiesa greca, l’onora il 19 ottobre, data a cui si è adeguata attualmente la Chiesa latina, uniformandone la celebrazione.