sabato 21 ottobre 2023

21 OTTOBRE - BOCCE DI NEVE

ciao forse non tutti sanno , ma ildorico, ha una discreta collezione di bocce con la neve, snow glass in English. 
Questo post è dedicato alla Boccia relativa alla spada conficcata nella roccia ad opera di San Galgano. 
E non per tutti!!! Una piccolo parentesi agiografica, dalla vita dei Santi. Buona lettura.
San Galgano Guidotti Eremita 30 novembre Chiusdino, Siena, 1150 (?) - Monte Siepi, Siena, 30 novembre 1181 La vita di Galgano Guidotti ricorda i romanzi cavallereschi medievali. Donnaiolo e violento, come tutti gli uomini del suo rango, il senese, nato intorno al 1148, a 30 anni ha un sogno. Sul monte Siepi l'arcangelo Michele lo presenta ai 12 apostoli riuniti in una casa rotonda. Si va a stabilire sull'altura, vi pianta la spada e vive da eremita fino alla morte, nel 1181. Papa Lucio III lo proclama santo nel 1185, dopo la prima "causa canonica" di cui si ha notizia nella storia, condotta dal cardinale Conrad di Wittelsbach. Sul luogo del romitaggio sorgono una chiesa rotonda e un'abbazia cistercense. (Avvenire) Martirologio Romano: Presso il monte Siepi in Toscana, san Galgano Guidotti, eremita, che, convertitosi a Dio dopo una gioventù dissipata, passò il resto della sua vita in una volontaria mortificazione del corpo. Galgano nacque a Chiusdino (attualmente in provincia di Siena), in un anno incerto collocabile intorno al 1150, da una famiglia di ceto elevato, legata da rapporti di vassallaggio ai vescovi di Volterra, signori feudali del luogo; conosciamo con certezza il nome della madre, Dionisia, mentre quello del padre, Guido o Guidotto, appare per la prima volta in una biografia del santo datata però alla prima metà del XIV secolo. In ragione di questo nome, al santo è stato attribuito il cognome “Guidotti”. Sugli anni della fanciullezza e dell’adolescenza di Galgano o sulla sua educazione e formazione, non sappiamo niente. È certo che Galgano sia stato cavaliere: l’accesso alla cavalleria fu la naturale conseguenza della sua appartenenza ad una famiglia che esercitava per tradizione la funzione ufficiale di tutela dell’ordine costituito, la mano armata del vescovo di Volterra per la protezione del paese e del distretto di Chiusdino.
Il giovane crebbe superbo, prepotente e dissoluto ma la morte del padre produsse un cambiamento nella sua vita; la conversione fu sostenuta anche da due forti esperienze mistiche: innanzitutto l’arcangelo Michele, patrono di Chiusdino, apparso in sogno al giovane lo avrebbe convinto ad arruolarsi nella “milizia celeste”; sette giorni dopo, ancora in sogno, l’arcangelo lo avrebbe accompagnato in un tempio rotondo al cospetto della Madonna e dei Dodici Apostoli e lo avrebbe invitato a costruire una chiesa secondo quel modello. Mosso dal desiderio di dar concretezza a questo invito celeste, Galgano dovette tuttavia affrontare l’opposizione della madre, che tentò di fidanzarlo con una fanciulla di Civitella, un castello della Maremma toscana, alla quale, a partire dalla seconda metà del XVI secolo, è attribuito il nome di Polissena.Fu proprio recandosi a Civitella, forse per conoscere la promessa sposa, che Galgano, alla vigilia di Natale del 1180, ebbe una nuova esperienza mistica. Sulla strada per la Maremma il cavallo di Galgano improvvisamente si fermò; nonostante che il giovane lo spronasse per farlo andare avanti, non riuscì a farlo muovere. Galgano ritornò allora sui suoi passi, verso una vicina pieve in cui pernottò. Il giorno seguente – solennità del Natale – come giunse al medesimo luogo, poiché di nuovo il cavallo si arrestò, il giovane lasciò le briglie e pregò devotamente il Signore perché lo conducesse al luogo in cui avrebbe trovato la sua pace spirituale. Il cavallo allora si avviò verso la vicina collina di Montesiepi, dove si fermò.
Giunto sulla collina Galgano conficcò il suo spadone di cavaliere nel terreno, un gesto che per i cavalieri del Medio Evo aveva un alto significato spirituale: la spada capovolta ricordava la croce: Galgano quindi non sembra rifiutare la “militia saeculi”, ma superarla, trascenderla; non rinuncia alla spada ma la pone al servizio di una cavalleria diversa da quella vissuta fino ad allora: il cavaliere Galgano, in un certo senso, arruolò se stesso nella milizia di un signore più grande di quello terreno: Gesù Cristo.
L’esempio di Galgano trascinò altre persone e, come molte altre esperienze eremitiche, anche questa costituì l'inizio della fondazione di una nuova comunità monastica.Nella primavera del 1181 Galgano visitò il Papa Alessandro III e forse in tale occasione ottenne l’approvazione della sua fondazione. Durante la sua assenza tre persone invidiose, che la tradizione a partire dal XIV secolo ha identificato con alcuni monaci della vicina abbazia di Serena, compirono un attentato contro di lui, distruggendone la capanna e spezzandone la spada. Per intervento divino tutti e tre furono castigati: due di essi morirono, al terzo un lupo strappò a morsi le braccia, ed ebbe quindi tempo per pentirsi e raccontare il prodigio.
Le braccia sono tuttora conservate nell’eremo di Montesiepi.
Forse su suggerimento del Pontefice, Galgano si pose in contatto con alcuni i monaci dell’ordine guglielmita, presumibilmente quelli del monastero di San Salvatore di Giugnano, fra i castelli di Roccastrada e Montemassi (attuale provincia di Grosseto), vicino a Montesiepi.
L’esperienza eremitica di Galgano sul Montesiepi durò meno di un anno, in quanto il 30 novembre 1181 il santo morì. Negli anni successivi la tomba di Galgano divenne mèta di pellegrinaggi e la convinzione che il cavaliere eremita fosse un efficace intercessore presso Dio, che si era manifestata quando era ancora in vita, andò consolidandosi: gli atti del processo di canonizzazione infatti riferiscono numerosi miracoli, guarigioni di persone “attratte” (Un termine generico col quale tuttavia potrebbero essere stati indicati dei paralitici), liberazione di prigionieri, guarigioni da febbri o addirittura dalla lebbra, liberazione di posseduti dal demonio. Il vescovo di Volterra, Ugo, condusse una prima indagine conoscitiva delle virtù e dei miracoli di Galgano. L’inchiesta ebbe esiti positivi ed egli autorizzò la costruzione di una cappella intorno alla tomba del santo ed alla spada. Il vescovo successivo, Ildebrando Pannocchieschi, nel 1185 ottenne l’apertura di un processo da parte del papa Lucio III e la nomina di tre commissari con il compito di verificare la santità del giovane chiusdinese: siamo certi che fra di essi fosse Corrado di Wittelsbach, cardinale vescovo della Sabina ed arcivescovo di Magonza; per gli altri due sono stati ipotizzati i nomi di Melior, cardinale prete del titolo dei Santi Giovanni e Paolo, e dello stesso Ildebrando. Non sappiamo se ci sia stata una vera e propria canonizzazione da parte di un papa (Quantunque alcune biografie indichino che essa fu decretata da Lucio III, altre dal successore di lui Urbano III, altre ancora da Gregorio VIII) o se la commissione avesse ricevuto la facoltà di procedere alla canonizzazione, attraverso la “iurisdictio delegata”. Negli anni seguenti Galgano fu invocato fra i principali patroni della città e dello stato di Siena.
La festa del santo, fu inizialmente posta al 30 novembre e poi spostata al 3 dicembre, giorno in cui si presume sia avvenuta l’ “elevatio” delle sue spoglie, cioè la loro esumazione ed esposizione nell’ambito della canonizzazione. Nella prima edizione del “Martyrologium Romanum”, del 1584, la memoria di San Galgano era fissata al 3 dicembre; nell’ultima edizione, redatta nel 2004 per ordine di Papa Giovanni Paolo II, essa è stata riportata al 30 novembre, ovvero al giorno della morte; a Chiusdino però si mantiene la vecchia tradizione.
La comunità monastica fondata da Galgano si estese in varie parti della Toscana e dell’Umbria, tuttavia all’inizio del XIII secolo si divise, così che, mentre la casa madre aderì all’ordine cistercense, le comunità figlie confluirono nell’ordine agostiniano. Questo fatto e le vicende legate alla caduta della Repubblica di Siena, causarono la dispersione delle reliquie di San Galgano, inizialmente custodite nell’eremo di Montesiepi; nella chiesa di San Michele Arcangelo in Chiusdino, si conserva e si venera però la testa del santo. Nel paese natale del santo esiste ancora oggi una confraternita a lui dedicata, fondata nel 1185 è probabilmente la più antica confraternita della cristianità fra quelle ancora esistenti.
La Spada , per lo meno a giudicare dalla parte visibile sporgente dal masso, sembra corrispondere esattamente per quanto concerne lo stile, a una vera spada del XII secolo, e più esattamente del tipo X.a della classificazione ormai universalmente accettata di Ewart Oakeshott. Si tratta di uno dei massimi esperti di spade medievali, consulente alle Royal Armouries di Leeds, autore di diversi volumi sull’argomento. La Spada ha subito diverse vicissitudini, infatti fu spezzata da un vandalo negli anni 60 ed anche nel 1991, quando un giovane si rinchiuse nella rotonda con dei turisti e tentando di estrarre la spada. Il moncone spezzato fu fatto sistemare fissandolo sopra la parte di lama che ancora era nella roccia. Tutte queste traversie, rotture e riparazioni avevano dato origine a voci non giustificate, riportate anche in opuscoli turistici o testi di storia dell’arte, che la Spada fosse un falso ottocentesco, che fosse stata sostituita, che la lama non esistesse veramente sotto la roccia, ecc. - Nel 2001 alla presenza di varie persone, si è proceduto a un’ispezione del manufatto. Con il contributo e aiuto dell’Università di Siena la spada è stata ispezionata con un endoscopio a fibre ottiche. E’ stato verificato che gli orli della frattura dei due pezzi combaciano, lasciando quindi ritenere che la parte spezzata sia effettivamente parte della spada originale. Nel corso delle operazioni erano state raccolte con un magnete alcune piccole scagliette, già staccate dalla lama. Esse sono state inviate per un’analisi al microscopio elettronico a scansione al Dipartimento Innovazione Meccanica e Gestionale, Università di Padova, che poteva dare indicazioni circa la struttura del metallo, i trattamenti subiti (tempera, ricottura, ecc), con l’intento di verificare, tra l’altro, se vi fossero elementi in contrasto con la supposta origine medievale del manufatto stesso. Purtroppo i frammenti non contenevano metallo, ma erano costituiti da semplici ossidi di ferro (anche se magnetici) e quindi non utilizzabili ai fini della prevista analisi. Uno di questi frammenti è stato comunque analizzato chimicamente per Spettroscopia di Assorbimento atomico presso il Dipartimento di Chimica Generale dell’Università di Pavia evidenziando i seguenti elementi: Questi valori rientrano nella norma per un metallo medievale e non indicano utilizzo di leghe o acciai moderni.
Alcuni studiosi fanno notare come ci siano dei punti di contatto; la vicenda di San Galgano, quella di Re Artu', infatti entrambi i fatti ;svolsero nel XII secolo tra Galgano e il nome di uno dei cavalieri Arturiani, Galvano, esistono delle particolari assonanze. Ma siamo al cospetto di ipotesi ; la storia si confonde con il mito e quindi è sempre molto rischioso azzardare parallelismi. Oggi ci resta l’eco di una seconda spada infissa nella dura roccia che da secoli sfida a svelare il suo antico segreto.
GLI ALTRI POST SULLE BOCCE DI NEVE

oppure 


Nessun commento:

Posta un commento