domenica 26 gennaio 2020

26 GENNAIO - ODDO DI BIAGIO

ODDO di Biagio. – Si hanno scarne notizie biografiche su questo cronista anconetano, nato nella prima metà del XIV secolo. Le fonti principali su di lui sono la Chronica de la edificatione et destructione del Cassero anconitano, unica sua opera pervenuta, che narra gli eventi tra il 1348 e il 1383, e gli Atti consiliari del Comune di Ancona del 1378-91 (Archivio di Stato di Ancona).




Le prime notizie genealogiche su Oddo sono piuttosto tarde. Agostino Lincio, autore della Historiadelle famiglie della città di Ancona (1560), lo considerò discendente della stirpe degli Antiqui, i cui avi erano gli Agli, provenienti per «mercantia» da Firenze: da un membro di questa famiglia sarebbe nato Antico, nonno di Oddo (Belardi, 1906, p. 363). Camillo Albertini, nel Catalogo delle famiglie patrizie antiche ed esistenti della città di Ancona (1778), meglio noto come Patres Patriae, annovera tra gli Antiqui un Blasius vivente nel 1390 (c. 1r). Giovanni Mercati (1926, p. 72) mise in questione il patronimico di Oddo, sulla base di un frammento rinvenuto nel ms. Vat. Lat. 3630, c. 14v della Biblioteca apost. Vaticana: si tratta di una nota apposta dopo la trascrizione dell’epistola di Coluccio Salutati Congratulatio florentissime civitatis Florentie ad fidos Anconitanos de expugnatione fortissime ac dure sue arcis et libertatis restitutione (1382-83). Contro l’ipotesi di Mercati si può presentare il raffronto tra le testimonianze degli Atti consiliari (nei quali viene più volte menzionato un «dominum Oddonem Blaxii»), e la corrispondente narrazione dell’attività politica di Oddo descritta nella Chronica.

Oddo dichiara nel Prologo di essere «di Ancona e homo perito in lege» (Biblioteca apost. Vaticana, Chigiano, H.III.72, c. 1r). Della sua formazione giuridica non è rimasta tuttavia alcuna testimonianza; non è dunque possibile sapere se avvenne nella Marca o fuori.

Nel 1348 fu testimone oculare della pestilenza che flagellò la Marca anconetana e tutta la penisola italiana.

Nel 1350 partecipò al giubileo indetto a Roma da Clemente V. Rivestì vari incarichi pubblici per il Comune di Ancona: dagli Atti consiliari risulta che fu nominato notaio nel 1366 (Ancona, Biblioteca Benincasa, Mss., 254: C. Albertini, Storia d’Ancona, IX, c.165r). Nel 1367 fu inviato ambasciatore a Viterbo e a Montefiascone, dove Urbano V era giunto da Avignone servendosi di una galea messa a disposizione dagli anconetani. Nel 1373 il legato apostolico della Marca, nominato per rintuzzare le ambizioni di Barnabò Visconti, convocò un consiglio a Bologna, al quale Oddo partecipò come sindaco del Comune di Ancona. Nel giugno 1378 fu nominato podestà di Sirolo (soggetto ad Ancona) per un semestre. Nel 1380 fu eletto all’Anzianato, la più alta magistratura del Comune, per il terziero di S. Salvatore. Nel 1382-83 prese parte all’assedio della rocca di S. Cataldo e nel 1390 fu eletto ad «officium officialium murorum» (Atti consiliari, V, c. 13v). In seguito rivestì la carica di notaio della dogana e di ambasciatore, inviato dal Comune a Bonifacio IX. Nel 1391 gli Anziani e regolatori della città di Ancona lo nominarono, insieme ad altri «honorabiles et prudentes viros anconitanos, ad reformandum statutum de civitate» (ibid., V, cc. 83v, 116r) e quindi come regolatore.

L’ultima testimonianza della sua attività politica al servizio del Comune e sulla sua vita è del 1391, quando fu nominato dagli Anziani e regolatori di Ancona «ad ordinandas et asseptandas gabellas de civitate» (Atti consiliari, VI, c. 184r), per il terziero di S. Salvatore.

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