Nel presente blog verranno riportate le varie ricorrenze e gli onomastici ed i compleanni degli amici!
venerdì 30 ottobre 2020
lunedì 26 ottobre 2020
26 OTTOBRE - RICORDI DI VIAGGIO - LA VERNA
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26 OTTOBRE - FESTA DI REPARTO
84° Battaglione "Venezia"
"Semper immota fides"
Con l'ordinamento 1926 prende il nome di 84° Reggimento Fanteria "Venezia" ed è assegnato alla XIX Brigata di Fanteria.
Dal marzo 1935 al luglio 1936 è in Africa Orientale con la Divisione "Gavinana".
Nel 1939 entra con l'83° fanteria ed il 19° artiglieria nella Divisione di Fanteria "Venezia" (19^) grande unità che sarà poi sciolta l'8 settembre 1943 in Montenegro.
Il reggimento reagisce alla dichiarazione dell'armistizio combattendo contro i tedeschi per tutto il mese di novembre 1943; dopo lo scioglimento dell'unità i superstiti dell'84° concorrono alla costituzione della Divisione "Garibaldi" che prosegue la lotta sino al febbraio 1945.
Il I° luglio 1958 si ricostituisce l'84° Reggimento Fanteria "Venezia" (CAR), in sostituzione del 7° Centro Addestramento Reclute.
Sciolto il 31 ottobre 1973 ne continua le funzioni il Battaglione Addestramento Reclute "Venezia" trasformato poi, il 15 novembre 1975, in 84° Battaglione Fanteria "Venezia" che nella circostanza diventa erede della Bandiera e delle tradizioni dell'84° reggimento. Nel 1993 l'unità modifica la denominazione in 84° Battaglione "Venezia" e viene inquadrato nella Brigata di Cavalleria "Pozzuolo del Friuli".
Assegnato nel 1997 al Comando Artiglieria Controaerei dell'Esercito, viene soppresso il 9 novembre 2000.
CAMPAGNE DI GUERRA: 1911-12 (Libia) / 1915-18 (Prima Mondiale) / 1935-36 (Africa Orientale) / 1940-43 (Seconda Mondiale) / 1943-45 (Liberazione)
domenica 25 ottobre 2020
25 OTTOBRE - AUGURI ROBERTA M.
giovedì 22 ottobre 2020
22 OTTOBRE - TEMPO DI ONOMASTICO SAN VALERIO
AUGURI
Valerio
Etimologia: Deriva dal latino Valerius e significa "forte, robusto".
San Valerio di Langres Diacono e martire
22 ottobre
Martirologio Romano: Nel territorio di Besançon, ora in Francia, san Valerio, diacono della Chiesa di Langres, ucciso dai pagani.
Etimologia: Deriva dal latino Valerius e significa "forte, robusto".
San Valerio di Langres Diacono e martire
22 ottobre
Martirologio Romano: Nel territorio di Besançon, ora in Francia, san Valerio, diacono della Chiesa di Langres, ucciso dai pagani.
martedì 20 ottobre 2020
20 OTTOBRE - SAN LEOPARDO
San Leopardo di Osimo Vescovo
20 ottobre
Sec. V
Emblema: Bastone pastorale
Tra molti Leoni e non pochi Orsi, due o tre Santi di nome Foca e uno addirittura chiamato Tigre, il serraglio del Calendario presenta anche due Santi di nome Leopardo, e accanto a questi un San Leopardino.
Leopardo, non Leonardo: cioè il nome stesso del felino chiamato anche pantera. Il primo Leopardo, ricordato il 30 settembre, fu un Martire romano caduto sotto Giuliano l'Apostata. Sepolto nel cimitero di Sant'Ermete, sarebbe stato poi trasportato ad Otricoli, da dove le sue reliquie emigrarono ad Aquisgrana, la capitale di Carlo Magno. Nella città dei " tepidi lavacri " fiori e sopravvisse il suo culto e la sua memoria.
Il secondo San Leopardo è Patrono della città di Osimo, e a lui è dedicata la bella cattedrale della città, oggi in forme romaniche, ma che risale ad un'epoca ancora più antica, perché sembra che sia stata eretta nell'VIII secolo.
E' probabile, anzi, che il duomo di Osimo, cioè la cattedrale di San Leopardo, occupi il luogo dove era il Campidoglio dell'antica Auximum romana, con le Terme e il tempio dedicato a Igea e ad Esculapio. Queste due divinità pagane, come è noto, presiedevano alla salute dei mortali, e il loro ricordo sembra alludere alla salubrità dell'aria e delle acque di quel ridente angolo di terra marchigiana. Il culto di San Leopardo ad Osimo è antico di almeno mille anni. L probabile che la vita del Santo stesso risalga a diversi secoli più addietro, e non c'è motivo di dubitare dei dati riferiti dalla sua storia leggendaria, per quanto frammentari e incompleti, secondo la quale egli sarebbe vissuto nel V secolo cristiano, al tempo del Papa Innocenzo I e degli Imperatori Valentiniano III e Teodosio.
Gli eventi della vita di San Leopardo sono incerti, e i documenti scritti sul suo conto sono assai posteriori, frutto in gran parte di immaginazione. Ciò non vuol dire, però, che si debba negare il dato tradizionale che fa di lui il primo Vescovo di Osimo, onorato come tale fin dal X secolo, o prima.
Il nome proprio di Leopardo dovette essere abbastanza diffuso nella regione di Osimo, ed è sicuramente dal nome di un medievale Leopardo, secondo una ben nota regola della formazione di moltissimi cognomi italiani, che la sua discendenza ebbe il nome di famiglia dei Leopardi.
20 ottobre
Sec. V
Emblema: Bastone pastorale
Tra molti Leoni e non pochi Orsi, due o tre Santi di nome Foca e uno addirittura chiamato Tigre, il serraglio del Calendario presenta anche due Santi di nome Leopardo, e accanto a questi un San Leopardino.
Leopardo, non Leonardo: cioè il nome stesso del felino chiamato anche pantera. Il primo Leopardo, ricordato il 30 settembre, fu un Martire romano caduto sotto Giuliano l'Apostata. Sepolto nel cimitero di Sant'Ermete, sarebbe stato poi trasportato ad Otricoli, da dove le sue reliquie emigrarono ad Aquisgrana, la capitale di Carlo Magno. Nella città dei " tepidi lavacri " fiori e sopravvisse il suo culto e la sua memoria.
Il secondo San Leopardo è Patrono della città di Osimo, e a lui è dedicata la bella cattedrale della città, oggi in forme romaniche, ma che risale ad un'epoca ancora più antica, perché sembra che sia stata eretta nell'VIII secolo.
E' probabile, anzi, che il duomo di Osimo, cioè la cattedrale di San Leopardo, occupi il luogo dove era il Campidoglio dell'antica Auximum romana, con le Terme e il tempio dedicato a Igea e ad Esculapio. Queste due divinità pagane, come è noto, presiedevano alla salute dei mortali, e il loro ricordo sembra alludere alla salubrità dell'aria e delle acque di quel ridente angolo di terra marchigiana. Il culto di San Leopardo ad Osimo è antico di almeno mille anni. L probabile che la vita del Santo stesso risalga a diversi secoli più addietro, e non c'è motivo di dubitare dei dati riferiti dalla sua storia leggendaria, per quanto frammentari e incompleti, secondo la quale egli sarebbe vissuto nel V secolo cristiano, al tempo del Papa Innocenzo I e degli Imperatori Valentiniano III e Teodosio.
Gli eventi della vita di San Leopardo sono incerti, e i documenti scritti sul suo conto sono assai posteriori, frutto in gran parte di immaginazione. Ciò non vuol dire, però, che si debba negare il dato tradizionale che fa di lui il primo Vescovo di Osimo, onorato come tale fin dal X secolo, o prima.
Il nome proprio di Leopardo dovette essere abbastanza diffuso nella regione di Osimo, ed è sicuramente dal nome di un medievale Leopardo, secondo una ben nota regola della formazione di moltissimi cognomi italiani, che la sua discendenza ebbe il nome di famiglia dei Leopardi.
20 OTTOBRE - AUGURI MARCH
lunedì 19 ottobre 2020
19 OTTOBRE - SAN GIOELE
AUGURI Gioele
19 ottobre
San Gioele Profeta d’Israele
Gerusalemme, V secolo a.C.
È uno dei dodici profeti minori, le cui profezie sono contenute nel breve libro anticotestamentario che porta il suo nome e che è anche l'unica fonte da cui si può ricostruire qualche notizia che lo riguarda. Secondo gli studiosi, l'epoca della sua esistenza sarebbe l'inizio del V secolo a.C. Tutti i dati storici rilevabili all'interno del suo scritto, infatti, porterebbero a pensare che la sua opera si collochi durante l'occupazione persiana della Palestina. Si suppone che fosse di stirpe sacerdotale, perché parla spesso di offerte sacre, di offerte nel Tempio e di sacerdoti, ai quali si rivolge con una certa autorità; esercitò a Gerusalemme, ai cui abitanti si rivolge nel libro. Alla base della profezia di Gioele vi è sicuramente una calamità naturale verificatasi proprio in quei tempi. Ma il profeta ne prevede una peggiore e invita alla alla penitenza. La seconda parte del libro è una descrizione del «giorno del Signore», cioè del suo supremo intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale effusione del suo Spirito. Seguirà il Giudizio divino sulle genti e l'alba di un nuovo mondo.
Martirologio Romano: Commemorazione di san Gioele, profeta, che annunciò il grande giorno del Signore e il mistero dell’effusione del suo Spirito su ogni uomo, che la maestà divina si degnò di compiere mirabilmente in Cristo nel giorno di Pentescoste.
Il nuovo ‘Martyrologium Romanum’ ha spostato al 19 ottobre la celebrazione liturgica di s. Gioele, che nel passato nella Chiesa latina, era ricordato al 13 luglio.
È uno dei dodici profeti minori, le cui profezie sono contenute nel breve libro biblico che porta il suo nome e che è anche l’unica fonte da cui si può ricostruire qualche notizia che lo riguarda.
Gli studiosi, hanno supposto che l’epoca della sua esistenza sia l’inizio del V secolo a.C. perché nel suo libro non si fa menzione di notizie storiche certe, non parla delle grandi potenze dell’epoca come la Samaria, l’Assiria e Babilonia, quindi si pensa che fossero già tramontate.
Egli cita come nemici d’Israele, l’Egitto e l’Idumea, ma in particolare i Fenici ed i Filistei che vengono accusati di vendere i figli di Giuda (ebrei) come schiavi ai Greci.
Accenna alla dispersione del popolo ebraico fra le altre nazioni e la frammentazione del suo territorio; non nomina un re e le funzioni di guida, nei suoi scritti, sembrano affidate agli “anziani” ed ai sacerdoti.
Nomina il Tempio, però mancano le offerte per i sacrifici¸ quindi tutto fa pensare ad un’epoca di grande povertà e ad un Israele, ridotto di numero di abitanti e di importanza; perciò gli studiosi hanno pensato all’epoca dell’occupazione persiana della Palestina, nel V secolo a.C.
Si suppone che fosse di stirpe sacerdotale, perché parla spesso di offerte sacre, di offerte nel Tempio e di sacerdoti, ai quali si rivolge con una certa autorità; esercitò nel territorio di Giuda e più particolarmente a Gerusalemme, ai cui abitanti si rivolge nel libro.
Alla base della profezia di Gioele vi è sicuramente una calamità naturale verificatasi proprio in quei tempi; una enorme invasione di cavallette, come solo in Oriente se ne può vedere, aveva devastato i campi della Giudea, portando miseria e fame alla popolazione.
Il profeta interpretando questo flagello, come castigo inviato da Dio, ritiene che sia necessario invitare tutto il popolo a fare penitenza ed a chiedere il perdono dei propri peccati. Ma ciò non basta a placare l’ira di Dio e Gioele vede approssimarsi un altro flagello, più terribile del precedente, descritto come un immenso esercito di soldati nemici, più numeroso delle cavallette.
È il “giorno del Signore” o il giorno della vendetta che si avvicina, il profeta incita di nuovo alla penitenza (2, 12-17) e finalmente l’ira di Dio si placa. Il flagello viene scongiurato, la terra ritorna fertile ed Israele riconosce in Iahweh il suo Dio; questo riconoscimento è come una conversione gradita a Dio, che ricambia con la promessa di favori straordinari, assicurando che quando verrà il nuovo “giorno dei Signore”, egli farà giustizia di tutti i nemici d’Israele radunati nella valle di Giosafat e riunito il suo popolo disperso, abiterà eternamente in mezzo a loro.
La seconda parte del libro è una grandiosa descrizione del “giorno del Signore”, cioè del suo supremo intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale effusione del suo Spirito; seguirà il Giudizio divino sulle genti e l’alba di un nuovo mondo.
S. Pietro apostolo proclamò l’effusione dello Spirito, adempiuta nel giorno di Pentecoste, con la discesa dello Spirito Santo e con i prodigi che l’accompagnarono e la seguirono (Act. 2, 16-21).
La liturgia della Chiesa utilizza buona parte del libro di Gioele nei responsori, lezioni, antifone del Breviario e nelle letture della Messa, specie durante i periodi di penitenza come l’Avvento, la Quaresima, le Ceneri.
È ritenuto il profeta della Pentecoste. La Chiesa greca, l’onora il 19 ottobre, data a cui si è adeguata attualmente la Chiesa latina, uniformandone la celebrazione.
Gerusalemme, V secolo a.C.
È uno dei dodici profeti minori, le cui profezie sono contenute nel breve libro anticotestamentario che porta il suo nome e che è anche l'unica fonte da cui si può ricostruire qualche notizia che lo riguarda. Secondo gli studiosi, l'epoca della sua esistenza sarebbe l'inizio del V secolo a.C. Tutti i dati storici rilevabili all'interno del suo scritto, infatti, porterebbero a pensare che la sua opera si collochi durante l'occupazione persiana della Palestina. Si suppone che fosse di stirpe sacerdotale, perché parla spesso di offerte sacre, di offerte nel Tempio e di sacerdoti, ai quali si rivolge con una certa autorità; esercitò a Gerusalemme, ai cui abitanti si rivolge nel libro. Alla base della profezia di Gioele vi è sicuramente una calamità naturale verificatasi proprio in quei tempi. Ma il profeta ne prevede una peggiore e invita alla alla penitenza. La seconda parte del libro è una descrizione del «giorno del Signore», cioè del suo supremo intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale effusione del suo Spirito. Seguirà il Giudizio divino sulle genti e l'alba di un nuovo mondo.
Martirologio Romano: Commemorazione di san Gioele, profeta, che annunciò il grande giorno del Signore e il mistero dell’effusione del suo Spirito su ogni uomo, che la maestà divina si degnò di compiere mirabilmente in Cristo nel giorno di Pentescoste.
Il nuovo ‘Martyrologium Romanum’ ha spostato al 19 ottobre la celebrazione liturgica di s. Gioele, che nel passato nella Chiesa latina, era ricordato al 13 luglio.
È uno dei dodici profeti minori, le cui profezie sono contenute nel breve libro biblico che porta il suo nome e che è anche l’unica fonte da cui si può ricostruire qualche notizia che lo riguarda.
Gli studiosi, hanno supposto che l’epoca della sua esistenza sia l’inizio del V secolo a.C. perché nel suo libro non si fa menzione di notizie storiche certe, non parla delle grandi potenze dell’epoca come la Samaria, l’Assiria e Babilonia, quindi si pensa che fossero già tramontate.
Egli cita come nemici d’Israele, l’Egitto e l’Idumea, ma in particolare i Fenici ed i Filistei che vengono accusati di vendere i figli di Giuda (ebrei) come schiavi ai Greci.
Accenna alla dispersione del popolo ebraico fra le altre nazioni e la frammentazione del suo territorio; non nomina un re e le funzioni di guida, nei suoi scritti, sembrano affidate agli “anziani” ed ai sacerdoti.
Nomina il Tempio, però mancano le offerte per i sacrifici¸ quindi tutto fa pensare ad un’epoca di grande povertà e ad un Israele, ridotto di numero di abitanti e di importanza; perciò gli studiosi hanno pensato all’epoca dell’occupazione persiana della Palestina, nel V secolo a.C.
Si suppone che fosse di stirpe sacerdotale, perché parla spesso di offerte sacre, di offerte nel Tempio e di sacerdoti, ai quali si rivolge con una certa autorità; esercitò nel territorio di Giuda e più particolarmente a Gerusalemme, ai cui abitanti si rivolge nel libro.
Alla base della profezia di Gioele vi è sicuramente una calamità naturale verificatasi proprio in quei tempi; una enorme invasione di cavallette, come solo in Oriente se ne può vedere, aveva devastato i campi della Giudea, portando miseria e fame alla popolazione.
Il profeta interpretando questo flagello, come castigo inviato da Dio, ritiene che sia necessario invitare tutto il popolo a fare penitenza ed a chiedere il perdono dei propri peccati. Ma ciò non basta a placare l’ira di Dio e Gioele vede approssimarsi un altro flagello, più terribile del precedente, descritto come un immenso esercito di soldati nemici, più numeroso delle cavallette.
È il “giorno del Signore” o il giorno della vendetta che si avvicina, il profeta incita di nuovo alla penitenza (2, 12-17) e finalmente l’ira di Dio si placa. Il flagello viene scongiurato, la terra ritorna fertile ed Israele riconosce in Iahweh il suo Dio; questo riconoscimento è come una conversione gradita a Dio, che ricambia con la promessa di favori straordinari, assicurando che quando verrà il nuovo “giorno dei Signore”, egli farà giustizia di tutti i nemici d’Israele radunati nella valle di Giosafat e riunito il suo popolo disperso, abiterà eternamente in mezzo a loro.
La seconda parte del libro è una grandiosa descrizione del “giorno del Signore”, cioè del suo supremo intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale effusione del suo Spirito; seguirà il Giudizio divino sulle genti e l’alba di un nuovo mondo.
S. Pietro apostolo proclamò l’effusione dello Spirito, adempiuta nel giorno di Pentecoste, con la discesa dello Spirito Santo e con i prodigi che l’accompagnarono e la seguirono (Act. 2, 16-21).
La liturgia della Chiesa utilizza buona parte del libro di Gioele nei responsori, lezioni, antifone del Breviario e nelle letture della Messa, specie durante i periodi di penitenza come l’Avvento, la Quaresima, le Ceneri.
È ritenuto il profeta della Pentecoste. La Chiesa greca, l’onora il 19 ottobre, data a cui si è adeguata attualmente la Chiesa latina, uniformandone la celebrazione.
19 OTTOBRE - SAN PAOLO DELLA CROCE
San Paolo della Croce nacque ad Ovada (AL) il 3 gennaio 1694.
Educato in una famiglia cristiana crebbe con un carattere forte e con ideali grandi. Seppe orientare la sua vita con scelte coraggiose ed anticonformiste.
Rifiutando un futuro promettente che gli veniva prospettato dalla famiglia, nel 1720 vestì un abito nero ed iniziò una vita di preghiera e di penitenza nella solitudine del Monte Argentario.
Ordinato sacerdote nel 1727, intraprese una intensissima attività di missionario.
Nel 1737, sul Monte Argentario, inaugurò il primo convento e nel 1741 Benedetto XVI approvava la Congregazione passionista. Come fondatore, promosse la crescita dell'Istituto con carità, saggezza e chiarezza di vedute.
Nel 1771 a Tarquinia (VT) aprì il primo monastero delle monache passioniste, che amava chiamare "le colombe del Crocifisso".
Morì a Roma il 18 ottobre 1775 nella casa dei Ss. Giovanni e Paolo, divenuta la sede centrale della Congregazione.
Il 29 giugno 1867 Pio IX lo dichiarò santo.
S. Paolo della Croce è il Santo della Passione di Gesù Cristo. Il Crocifisso è stato il segreto della sua vita di mistico, di apostolo e l'idea ispiratrice della sua Congregazione.
Ai Passionisti, suoi figli, ha affidato il compito di prolungare nei secoli il suo spirito e il suo messaggio.
domenica 18 ottobre 2020
18 OTTOBRE - SALUTO DI DON PAOLO
Lettera di commiato di Don Palo al momento del suo trasferimento dalla Parrocchia di San Cosma e Damiano di Ancona
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venerdì 16 ottobre 2020
16 OTTOBRE - AUGURI SABRINA
16 OTTOBRE - SAN GERARDO MAIELLA
San Gerardo Maiella Religioso redentorista
16 ottobre
Muro Lucano (PZ), 1726 - Conv. di Materdomini presso Caposele (AV), 16 ottobre 1755
Nato presso Potenza nel 1726, morì nel 1755. Di famiglia povera, tentò invano di diventare Cappuccino, come uno zio materno. Fece il noviziato nei Redentoristi sotto la guida di Paolo Cafaro ed emise i voti come fratello coadiutore, svolgendo poi nel convento le mansioni più umili. Incaricato di organizzare pubbliche collette, ne approfittava per fare opera di conversione, per mettere pace e per richiamare al fervore religioso altri monasteri. Calunniato da una donna e, per la sua anima semplice incapace di difendersi, soffrì molto. Trasferito nella vallata del Sele, svolse in paesini isolati una grande opera di apostolato, comunicando a coloro che l'avvicinavano la sua ricchezza spirituale. Fin da giovanissimo, si erano rivelati in lui slanci mistici che lo portavano all'unione con Dio e, come ogni contemplativo, amava la natura e il bello.
Patronato: Cognati
Etimologia: Gerardo = valoroso con la lancia, dal tedesco
Martirologio Romano: A Materdomini in Campania, san Gerardo Majella, religioso della Congregazione del Santissimo Redentore, che, rapito da un intenso amore per Dio, abbracciò ovunque si trovasse un austero tenore di vita e, consumato dal suo fervore per Dio e per le anime, si addormentò piamente ancora in giovane età.
16 ottobre
Muro Lucano (PZ), 1726 - Conv. di Materdomini presso Caposele (AV), 16 ottobre 1755
Nato presso Potenza nel 1726, morì nel 1755. Di famiglia povera, tentò invano di diventare Cappuccino, come uno zio materno. Fece il noviziato nei Redentoristi sotto la guida di Paolo Cafaro ed emise i voti come fratello coadiutore, svolgendo poi nel convento le mansioni più umili. Incaricato di organizzare pubbliche collette, ne approfittava per fare opera di conversione, per mettere pace e per richiamare al fervore religioso altri monasteri. Calunniato da una donna e, per la sua anima semplice incapace di difendersi, soffrì molto. Trasferito nella vallata del Sele, svolse in paesini isolati una grande opera di apostolato, comunicando a coloro che l'avvicinavano la sua ricchezza spirituale. Fin da giovanissimo, si erano rivelati in lui slanci mistici che lo portavano all'unione con Dio e, come ogni contemplativo, amava la natura e il bello.
Patronato: Cognati
Etimologia: Gerardo = valoroso con la lancia, dal tedesco
Martirologio Romano: A Materdomini in Campania, san Gerardo Majella, religioso della Congregazione del Santissimo Redentore, che, rapito da un intenso amore per Dio, abbracciò ovunque si trovasse un austero tenore di vita e, consumato dal suo fervore per Dio e per le anime, si addormentò piamente ancora in giovane età.
giovedì 15 ottobre 2020
15 OTTOBRE - FONDAZIONE DELLE SUORE DI SAN GIUSEPPE DI CHAMBERY
Il 15 ottobre 1650 la Congregazione ricevette il riconoscimento ufficiale dal Vescovo di Le Puy, Monsignor de Maupas. La nuova realtà delle Suore di San Giuseppe si diffuse rapidamente nel centro e nel sud della Francia.
Durante la Rivoluzione francese più di cento cinquanta comunità vennero soppresse, le suore disperse o imprigionate, e cinque di loro andarono incontro al martirio della ghigliottina.
Alla fine della Rivoluzione, si ricostituirono le comunità, e Lione divenne la Fondazione di origine della maggior parte delle Congregazioni di San Giuseppe nel mondo. Il 14 luglio 1808, dodici giovani donne indossarono l’abito religioso sotto la guida di Madre Saint Jean Fontbonne, una delle suore imprigionate durante la rivoluzione. Tra queste dodici giovani, Madre Saint John Marcoux che venne inviata in Savoia nel 1812. Fondatrice della Congregazione di Chambéry, a sua volta inviò delle suore a Saint Jean Maurienne, a Moûtiers in Savoia, a Torino ed a Pinerolo in Piemonte, dando così vita ad altri rami della fondazione delle Suore di San Giuseppe.
Nel 1851 le suore della Savoia andarono in India per sostenere la missione delle suore di Annecy, a Carondelet negli Stati Uniti, e rafforzarono la loro presenza al centro della Francia. Furono le prime religiose cattoliche a arrivare in Scandinavia dopo la Riforma; si diffusero in Danimarca (1856), Svezia(1862), Norvegia (1865), e Islanda (1896). Nello stesso tempo, nacquero le missioni in Brasile (1858) in Russia (1863), dove le suore vennero espulse durante la Rivoluzione.
Nel 1872, il ramo di Roma, fondato da Torino, si unì a Chambéry.
L’espansione della Congregazione continuò nel XX secolo in Europa (Belgio, Svizzera, Germania, Irlanda, Galles e Repubblica Ceca), in Pakistan, in Madagascar, dove le Suore di San Giuseppe di Aosta hanno dato vita ad una missione, in Liberia, dove sono state costrette a abbandonare la missione durante la Guerra civile, e in Bolivia.
Dal 1946 la sede della Congregazione è a Roma.
15 OTTOBRE - RICORDI DI VIAGGIO - PADOVA
Oggi cade l'anniversario dell'arrivo a Padova, Ottobre 2019, alla conclusione di un tratto della Via Romea Germanica, da Vipiteno a Padova
Von Brennen nach Padua
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domenica 11 ottobre 2020
11 OTTOBRE - AUGURI SILVIA
sabato 10 ottobre 2020
10 OTTOBRE - ANCONA PIAZZAFORTE DI PRIMA CLASSE
Poco dopo il 29 settembre 1860 il nuovo governo italiano eleva la città di Ancona al prestigioso rango di Piazzaforte di I classe, come La Spezia, Taranto e Torino
Per adeguare le difese della città al nuovo rango acquisito, tutte le colline di Ancona, tranne quella del Duomo, vennero fortificate, e venne promosso uno straordinario ampliamento urbanistico (il primo piano di espansione dell'Italia unita): la superficie della città raddoppiò con la costruzione di nuove mura.
Nel decennio tra il 1860 e il 1870 la città venne dotata di numerose strutture militari, tra cui si segnalano le seguenti:
Forte Cardeto, Forte Cappuccini, Forte Altavilla, Forte Umberto (attuale forte Garibaldi), Forte Scrima, tutti ancora esistenti;
batteria del Semaforo, batteria di Santa Teresa, batteria di San Giuseppe, tutte ancora esistenti, all'interno del Parco del Cardeto;
Polveriera Castelfidardo, Caserma Villarey, Batteria Savio, panificio militare (quest'ultimo demolito);
nuovi tratti della cinta muraria, dalla Fortezza alla Lunetta di Santo Stefano, e dalla Lunetta di Santo Stefano a Forte Cardeto; sul primo tratto citato si aprì Porta Santo Stefano, sul secondo Porta Cavour
Per adeguare le difese della città al nuovo rango acquisito, tutte le colline di Ancona, tranne quella del Duomo, vennero fortificate, e venne promosso uno straordinario ampliamento urbanistico (il primo piano di espansione dell'Italia unita): la superficie della città raddoppiò con la costruzione di nuove mura.
Nel decennio tra il 1860 e il 1870 la città venne dotata di numerose strutture militari, tra cui si segnalano le seguenti:
Forte Cardeto, Forte Cappuccini, Forte Altavilla, Forte Umberto (attuale forte Garibaldi), Forte Scrima, tutti ancora esistenti;
batteria del Semaforo, batteria di Santa Teresa, batteria di San Giuseppe, tutte ancora esistenti, all'interno del Parco del Cardeto;
Polveriera Castelfidardo, Caserma Villarey, Batteria Savio, panificio militare (quest'ultimo demolito);
nuovi tratti della cinta muraria, dalla Fortezza alla Lunetta di Santo Stefano, e dalla Lunetta di Santo Stefano a Forte Cardeto; sul primo tratto citato si aprì Porta Santo Stefano, sul secondo Porta Cavour
venerdì 9 ottobre 2020
09 OTTOBRE - MEMORIE SENZA TEMPO - GIUSEPPE SERRINI
Giuseppe Serrini (Osimo, 9 ottobre 1917 – Ancona, 11 luglio 1994) è stato un politico italiano, primo presidente della regione Marche.
Biografia
Nato ad Osimo, consegue la laurea in lettere classiche presso l'università del S.Cuore di Milano il 6 Giugno 1941, e la laurea in filosofia presso la stessa università il 9 Novembre 1946. Ha insegnato Latino e Greco dal 1944 al 1950 presso il Liceo di Osimo. Dal 1958 al 1968 dirige come preside le scuole Medie di Camerano e di Loreto. Nel 1968 diventa preside della scuola media "Tommaseo" di Ancona .
Ha frequentato la scuola Allievi Ufficiali Alpini in Bassano del Grappa nel 1941. Ha preso parte a due campagne di guerra: in Balcania (1941-1942) e con la divisione Julia (9* reggimento Alpini) in Russia (1942-1943). Per le operazioni di guerra sul fronte Russo è stato decorato con la Croce di guerra al Valore Militare.
Iscritto alla Democrazia Cristiana dal 1944, ricopre i seguenti incarichi:
Segretario della sezione D.C. della zona di Osimo (1947-1950)
Segretario Provinciale Organizzativo della D.C. (1950-1953)
Segretario Provinciale D.C. della Provincia di Ancona (1953-1964)
Membro del Consiglio Nazionale della D.C. (1967-1970)
Segretario Regionale D.C. Marchigiana (1967-1970)
Componente dei Comitati provinciali e Regionali (1970-1975)
Dal 01 Agosto 1970 al 19 dicembre 1972 ricopre il ruolo di Primo presidente della regione Marche.
mercoledì 7 ottobre 2020
07 OTTOBRE - SAN MARCELLO
AUGURI MARCELLO
San Marcello Martire
7 ottobre
Martirologio Romano: A Capua in Campania, san Marcello, martire.
Santi MARCELLO ed APULEIO, martiri
Il Martirologio Romano li commemora il 7 ott. attribuendoli a Roma e riferendo che dopo essere stati discepoli di Simone Mago, furono convertiti alla fede dall'apostolo Pietro ed ottennero la palma del martirio sotto il consolare Aureliano.
Queste notizie, che provengono da Adone, sono, però, completamente false sia topograficamente, che storicamente come si può constatare da un rapido esame delle fonti.
Il Martirologio Geronimiano infatti conosce il solo Marcello come martire di Capua e lo ricorda ai giorni 6 e 7 ott. (questa ultima data è il vero dies natalis); egli solo ancora è notato nel Calendario mozarabico e in quello marmoreo di Napoli e la sua immagine era riprodotta nei famosi mosaici della basilica locale di S. Prisco del sec. VI. In un calendario del sec. VII, nel Sacramentario Gela-siano del sec. VIII e poi nel Martiroloigo di Floro, invece, Marcello si trova citato anche con Apuleio; quest'ultimo però non è mai esistito e la sua menzione deve attribuirsi probabilmente ad una arbitraria interpretazione della parola Apulia - Apolia, indicata nei latercoli del Geronimiano, alla stessa data, ma per altri martiri.
A sua volta Adone completando il latercolo di Floro vi aggiunse alcune notizie tratte dalla passio Nerei et Achillei, mentre un altro falsario componeva una nuova leggenda, conservata in un ms. di Farfa del sec. IX-X, in cui si narra che Marcello, fervente cristiano romano, esiliato dall'imperatore Tiberio a Capua ed arrestato durante la festa dell'imperatore per non aver voluto partecipare ai sacrifici, fu condannato a morte; il suo servo Apuleio poco dopo lo seguì nel martirio.
Secondo altre redazioni più recenti, in cui sono confuse in un solo racconto le notizie riguardanti i martiri Marcello di Roma e Marcello di Tangeri, Marcello era invece un centurione romano fervente e generoso che adoperava le sue ricchezze per liberare i prigionieri di guerra; arrestato a Capua fu ucciso dal prefetto delle milizie Agricolano, poco prima del suo servo Apuleio.
In conclusione il solo Marcello deve ritenersi come autentico martire di Capua, ma di lui niente si conosce di preciso.
San Marcello Martire
7 ottobre
Martirologio Romano: A Capua in Campania, san Marcello, martire.
Santi MARCELLO ed APULEIO, martiri
Il Martirologio Romano li commemora il 7 ott. attribuendoli a Roma e riferendo che dopo essere stati discepoli di Simone Mago, furono convertiti alla fede dall'apostolo Pietro ed ottennero la palma del martirio sotto il consolare Aureliano.
Queste notizie, che provengono da Adone, sono, però, completamente false sia topograficamente, che storicamente come si può constatare da un rapido esame delle fonti.
Il Martirologio Geronimiano infatti conosce il solo Marcello come martire di Capua e lo ricorda ai giorni 6 e 7 ott. (questa ultima data è il vero dies natalis); egli solo ancora è notato nel Calendario mozarabico e in quello marmoreo di Napoli e la sua immagine era riprodotta nei famosi mosaici della basilica locale di S. Prisco del sec. VI. In un calendario del sec. VII, nel Sacramentario Gela-siano del sec. VIII e poi nel Martiroloigo di Floro, invece, Marcello si trova citato anche con Apuleio; quest'ultimo però non è mai esistito e la sua menzione deve attribuirsi probabilmente ad una arbitraria interpretazione della parola Apulia - Apolia, indicata nei latercoli del Geronimiano, alla stessa data, ma per altri martiri.
A sua volta Adone completando il latercolo di Floro vi aggiunse alcune notizie tratte dalla passio Nerei et Achillei, mentre un altro falsario componeva una nuova leggenda, conservata in un ms. di Farfa del sec. IX-X, in cui si narra che Marcello, fervente cristiano romano, esiliato dall'imperatore Tiberio a Capua ed arrestato durante la festa dell'imperatore per non aver voluto partecipare ai sacrifici, fu condannato a morte; il suo servo Apuleio poco dopo lo seguì nel martirio.
Secondo altre redazioni più recenti, in cui sono confuse in un solo racconto le notizie riguardanti i martiri Marcello di Roma e Marcello di Tangeri, Marcello era invece un centurione romano fervente e generoso che adoperava le sue ricchezze per liberare i prigionieri di guerra; arrestato a Capua fu ucciso dal prefetto delle milizie Agricolano, poco prima del suo servo Apuleio.
In conclusione il solo Marcello deve ritenersi come autentico martire di Capua, ma di lui niente si conosce di preciso.
07 OTTOBRE - BEATA VERGINE DEL ROSARIO
Beata Vergine Maria del Rosario
7 ottobre
7 ottobre
Questa memoria Mariana di origine devozionale si collega con la vittoria di Lepanto (1571), che arrestò la grande espansione dell'impero ottomano. San Pio V attribuì quello storico evento alla perghiera che il popolo cristiano aveva indirizzato alla Vergine nella forma del Rosario. (Mess. Rom.)
Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico
Martirologio Romano: Memoria della beata Maria Vergine del Rosario: in questo giorno con la preghiera del Rosario o corona mariana si invoca la protezione della santa Madre di Dio per meditare sui misteri di Cristo, sotto la guida di lei, che fu associata in modo tutto speciale all’incarnazione, passione e risurrezione del Figlio di Dio.
Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico
Martirologio Romano: Memoria della beata Maria Vergine del Rosario: in questo giorno con la preghiera del Rosario o corona mariana si invoca la protezione della santa Madre di Dio per meditare sui misteri di Cristo, sotto la guida di lei, che fu associata in modo tutto speciale all’incarnazione, passione e risurrezione del Figlio di Dio.
domenica 4 ottobre 2020
04 OTTOBRE - SAN FRANCESCO DI ASSISI
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sabato 3 ottobre 2020
03 OTTOBRE - LAURO DE BOSIS
03 OTTOBRE - LAURO DE BOSIS
« Tu non temi la morte? / - Non mi tocca. / Finché c'è vita si combatte; e poi... / pace! Il mio fato, quale sia, io voglio! »
(Lauro De Bosis, Icaro)
Adolfo Lauro De Bosis (Roma, 9 dicembre 1901 – Mar Tirreno, 3 ottobre 1931) è stato uno scrittore, poeta e antifascista italiano.
Il suo nome è indissolubilmente legato all'impresa propagandistica che lo condusse alla morte, il celebre volo su Roma del 1931, in cui, sorprendendo l'efficiente Regia Aeronautica comandata dal gerarca fascista Italo Balbo, gettò sulla capitale migliaia di manifesti antifascisti inneggianti alla libertà e alla lotta contro il regime. Inseguito dalle forze aeree, l'aeroplano su cui viaggiava scomparve in mare al largo della Corsica, probabilmente caduto e inabissatosi per mancanza di carburante. L'Università di Harvard, dove insegnò letteratura italiana per alcuni anni, gli dedicò la cattedra di Civiltà Italiana (cultura, storia e letteratura) e un premio conferito annualmente.
« Tu non temi la morte? / - Non mi tocca. / Finché c'è vita si combatte; e poi... / pace! Il mio fato, quale sia, io voglio! »
(Lauro De Bosis, Icaro)
Adolfo Lauro De Bosis (Roma, 9 dicembre 1901 – Mar Tirreno, 3 ottobre 1931) è stato uno scrittore, poeta e antifascista italiano.
Il suo nome è indissolubilmente legato all'impresa propagandistica che lo condusse alla morte, il celebre volo su Roma del 1931, in cui, sorprendendo l'efficiente Regia Aeronautica comandata dal gerarca fascista Italo Balbo, gettò sulla capitale migliaia di manifesti antifascisti inneggianti alla libertà e alla lotta contro il regime. Inseguito dalle forze aeree, l'aeroplano su cui viaggiava scomparve in mare al largo della Corsica, probabilmente caduto e inabissatosi per mancanza di carburante. L'Università di Harvard, dove insegnò letteratura italiana per alcuni anni, gli dedicò la cattedra di Civiltà Italiana (cultura, storia e letteratura) e un premio conferito annualmente.
giovedì 1 ottobre 2020
01 OTTOBRE 2020 - CIAO NICOLETTA!
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