Nel presente blog verranno riportate le varie ricorrenze e gli onomastici ed i compleanni degli amici!
venerdì 31 gennaio 2020
31 GENNAIO - AUGURI CARLO
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31 GENNAIO - SAN GIOVANNI BOSCO
Grande apostolo dei giovani, fu loro padre e guida alla salvezza con il metodo della persuasione, della religiosità autentica, dell’amore teso sempre a prevenire anziché a reprimere. Sul modello di san Francesco di Sales il suo metodo educativo e apostolico si ispira ad un umanesimo cristiano che attinge motivazioni ed energie alle fonti della sapienza evangelica. Fondò i Salesiani, la Pia Unione dei cooperatori salesiani e, insieme a santa Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice. Tra i più bei frutti della sua pedagogia, san Domenico Savio, quindicenne, che aveva capito la sua lezione: “Noi, qui, alla scuola di Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri”. Giovanni Bosco fu proclamato Santo alla chiusura dell’anno della Redenzione, il giorno di Pasqua del 1934. Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò Padre e Maestro della gioventù, “stabilendo che con tale titolo egli sia onorato e invocato, specialmente da quanti si riconoscono suoi figli spirituali”.
Patronato: Educatori, Scolari, Giovani, Studenti, Editori
Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico
Martirologio Romano: Memoria di san Giovanni Bosco, sacerdote: dopo una dura fanciullezza, ordinato sacerdote, dedicò tutte le sue forze all’educazione degli adolescenti, fondando la Società Salesiana e, con la collaborazione di santa Maria Domenica Mazzarello, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per la formazione della gioventù al lavoro e alla vita cristiana. In questo giorno a Torino, dopo aver compiuto molte opere, passò piamente al banchetto eterno.
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giovedì 30 gennaio 2020
30 GENNAIO - I GIORNI DELLA MERLA
I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31). Sempre secondo la tradizione sarebbero i tre giorni più freddi dell'anno.
Alcune leggende e tradizioni ne specificano come variante gli ultimi due giorni di gennaio e il primo di febbraio: "du ghe l'ù e vun l'imprestarù" ("due li ho ed uno le prenderò in prestito").
Queste tradizioni concordano con altro detto milanese "a la candelora de l'invern semo fora" ("alla Candelora, 2 febbraio siamo fuiri dall'inverno").
mercoledì 29 gennaio 2020
29 GENNAIO - SANTA SABRINA
Santa Sabrina (Savina, Sabina) Vergine di Troyes
29 gennaio
Samo, Grecia, III secolo – † Troyes, Gallia, 288
Etimologia: Sabrina = affilata, pungente, dall'ebraico
Emblema: Palma
Catalogata anche come Sabina o Savina, (in Francia Savine); santa Sabrina (29 gennaio), da non confondere con s. Savina vedova di Lodi martirizzata nel 311 a Milano, che si ricorda il 30 gennaio, né con santa Sabina martire romana del 119, che si ricorda il 29 agosto, fu una vergine della diocesi di Troyes in Francia vissuta nel III secolo.
Secondo le notizie leggendarie, Sabrina (Savine) era la sorella di s. Sabiniano (Savenien), ricordato il 25 gennaio martire per la fede, decapitato sotto Aureliano (270-275) nella città gallica dei Tricassi, non lontano da Troyes.
I due fratelli erano nativi di Samo, isola della Grecia e appartenenti ad una famiglia pagana; Sabrina, come il fratello, era convertita al cristianesimo; per un richiamo interiore partì per Roma per ricevervi il battesimo e da lì si diresse in Gallia, passando per Ravenna alla ricerca del fratello partito già da tempo, compiendo molti miracoli durante il viaggio.
Arrivata così a Troyes, apprese del martirio del fratello; morì subito dopo, come aveva chiesto al Signore nelle sue preghiere, era l’anno 288.
Se le notizie sulla sua vita, data l’antichità del testo, non sono certe, il suo culto invece dà maggiori garanzie.
Sappiamo che nel secolo VII, il vescovo Ragnegisillo, fece costruire una chiesa a lei dedicata nei dintorni di Troyes, nell’attuale località di Sainte-Savine.
Il suo nome comparve per la prima volta, nel Martirologio di Usuardo alla fine del secolo IX, collegato erroneamente alla santa Sabina romana e posta al 29 agosto; poi la sua festa fu fissata al 29 gennaio nel calendario di Troyes.
Qualche antico catalogo, come la ‘Legenda aurea’ di Giacomo da Varagine, celebra i due fratelli insieme; santa Sabrina (Savine) è raffigurata a Troyes coperta di vesti da pellegrina, con il grande mantello, il bordone e la bisaccia.
Il nome Sabrina, secondo alcuni studi etimologici, troverebbe la sua origine nell’ebraico ‘sabre’, il frutto del cactus, dolce all’interno ma esternamente pieno di spine e viene generalmente attribuito a bambine ebree nate in Israele e non provenienti da altri paesi.
Si fa anche l’ipotesi, che possa derivare dal celtico, per il nome di una terra vicina al fiume Severn, che in latino era chiamata ‘Sabrina’.
martedì 28 gennaio 2020
28 GENNAIO - AUGURI PINA
lunedì 27 gennaio 2020
27 GENNAIO - IL GIORNO DELLA MEMORIA
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime del nazismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.
In questo giorno si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell'Armata Rossa.
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere
In questo giorno si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell'Armata Rossa.
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere
domenica 26 gennaio 2020
26 GENNAIO - ODDO DI BIAGIO
ODDO di Biagio. – Si hanno scarne notizie biografiche su questo cronista anconetano, nato nella prima metà del XIV secolo. Le fonti principali su di lui sono la Chronica de la edificatione et destructione del Cassero anconitano, unica sua opera pervenuta, che narra gli eventi tra il 1348 e il 1383, e gli Atti consiliari del Comune di Ancona del 1378-91 (Archivio di Stato di Ancona).
Le prime notizie genealogiche su Oddo sono piuttosto tarde. Agostino Lincio, autore della Historiadelle famiglie della città di Ancona (1560), lo considerò discendente della stirpe degli Antiqui, i cui avi erano gli Agli, provenienti per «mercantia» da Firenze: da un membro di questa famiglia sarebbe nato Antico, nonno di Oddo (Belardi, 1906, p. 363). Camillo Albertini, nel Catalogo delle famiglie patrizie antiche ed esistenti della città di Ancona (1778), meglio noto come Patres Patriae, annovera tra gli Antiqui un Blasius vivente nel 1390 (c. 1r). Giovanni Mercati (1926, p. 72) mise in questione il patronimico di Oddo, sulla base di un frammento rinvenuto nel ms. Vat. Lat. 3630, c. 14v della Biblioteca apost. Vaticana: si tratta di una nota apposta dopo la trascrizione dell’epistola di Coluccio Salutati Congratulatio florentissime civitatis Florentie ad fidos Anconitanos de expugnatione fortissime ac dure sue arcis et libertatis restitutione (1382-83). Contro l’ipotesi di Mercati si può presentare il raffronto tra le testimonianze degli Atti consiliari (nei quali viene più volte menzionato un «dominum Oddonem Blaxii»), e la corrispondente narrazione dell’attività politica di Oddo descritta nella Chronica.
Oddo dichiara nel Prologo di essere «di Ancona e homo perito in lege» (Biblioteca apost. Vaticana, Chigiano, H.III.72, c. 1r). Della sua formazione giuridica non è rimasta tuttavia alcuna testimonianza; non è dunque possibile sapere se avvenne nella Marca o fuori.
Nel 1348 fu testimone oculare della pestilenza che flagellò la Marca anconetana e tutta la penisola italiana.
Nel 1350 partecipò al giubileo indetto a Roma da Clemente V. Rivestì vari incarichi pubblici per il Comune di Ancona: dagli Atti consiliari risulta che fu nominato notaio nel 1366 (Ancona, Biblioteca Benincasa, Mss., 254: C. Albertini, Storia d’Ancona, IX, c.165r). Nel 1367 fu inviato ambasciatore a Viterbo e a Montefiascone, dove Urbano V era giunto da Avignone servendosi di una galea messa a disposizione dagli anconetani. Nel 1373 il legato apostolico della Marca, nominato per rintuzzare le ambizioni di Barnabò Visconti, convocò un consiglio a Bologna, al quale Oddo partecipò come sindaco del Comune di Ancona. Nel giugno 1378 fu nominato podestà di Sirolo (soggetto ad Ancona) per un semestre. Nel 1380 fu eletto all’Anzianato, la più alta magistratura del Comune, per il terziero di S. Salvatore. Nel 1382-83 prese parte all’assedio della rocca di S. Cataldo e nel 1390 fu eletto ad «officium officialium murorum» (Atti consiliari, V, c. 13v). In seguito rivestì la carica di notaio della dogana e di ambasciatore, inviato dal Comune a Bonifacio IX. Nel 1391 gli Anziani e regolatori della città di Ancona lo nominarono, insieme ad altri «honorabiles et prudentes viros anconitanos, ad reformandum statutum de civitate» (ibid., V, cc. 83v, 116r) e quindi come regolatore.
L’ultima testimonianza della sua attività politica al servizio del Comune e sulla sua vita è del 1391, quando fu nominato dagli Anziani e regolatori di Ancona «ad ordinandas et asseptandas gabellas de civitate» (Atti consiliari, VI, c. 184r), per il terziero di S. Salvatore.
Le prime notizie genealogiche su Oddo sono piuttosto tarde. Agostino Lincio, autore della Historiadelle famiglie della città di Ancona (1560), lo considerò discendente della stirpe degli Antiqui, i cui avi erano gli Agli, provenienti per «mercantia» da Firenze: da un membro di questa famiglia sarebbe nato Antico, nonno di Oddo (Belardi, 1906, p. 363). Camillo Albertini, nel Catalogo delle famiglie patrizie antiche ed esistenti della città di Ancona (1778), meglio noto come Patres Patriae, annovera tra gli Antiqui un Blasius vivente nel 1390 (c. 1r). Giovanni Mercati (1926, p. 72) mise in questione il patronimico di Oddo, sulla base di un frammento rinvenuto nel ms. Vat. Lat. 3630, c. 14v della Biblioteca apost. Vaticana: si tratta di una nota apposta dopo la trascrizione dell’epistola di Coluccio Salutati Congratulatio florentissime civitatis Florentie ad fidos Anconitanos de expugnatione fortissime ac dure sue arcis et libertatis restitutione (1382-83). Contro l’ipotesi di Mercati si può presentare il raffronto tra le testimonianze degli Atti consiliari (nei quali viene più volte menzionato un «dominum Oddonem Blaxii»), e la corrispondente narrazione dell’attività politica di Oddo descritta nella Chronica.
Oddo dichiara nel Prologo di essere «di Ancona e homo perito in lege» (Biblioteca apost. Vaticana, Chigiano, H.III.72, c. 1r). Della sua formazione giuridica non è rimasta tuttavia alcuna testimonianza; non è dunque possibile sapere se avvenne nella Marca o fuori.
Nel 1348 fu testimone oculare della pestilenza che flagellò la Marca anconetana e tutta la penisola italiana.
Nel 1350 partecipò al giubileo indetto a Roma da Clemente V. Rivestì vari incarichi pubblici per il Comune di Ancona: dagli Atti consiliari risulta che fu nominato notaio nel 1366 (Ancona, Biblioteca Benincasa, Mss., 254: C. Albertini, Storia d’Ancona, IX, c.165r). Nel 1367 fu inviato ambasciatore a Viterbo e a Montefiascone, dove Urbano V era giunto da Avignone servendosi di una galea messa a disposizione dagli anconetani. Nel 1373 il legato apostolico della Marca, nominato per rintuzzare le ambizioni di Barnabò Visconti, convocò un consiglio a Bologna, al quale Oddo partecipò come sindaco del Comune di Ancona. Nel giugno 1378 fu nominato podestà di Sirolo (soggetto ad Ancona) per un semestre. Nel 1380 fu eletto all’Anzianato, la più alta magistratura del Comune, per il terziero di S. Salvatore. Nel 1382-83 prese parte all’assedio della rocca di S. Cataldo e nel 1390 fu eletto ad «officium officialium murorum» (Atti consiliari, V, c. 13v). In seguito rivestì la carica di notaio della dogana e di ambasciatore, inviato dal Comune a Bonifacio IX. Nel 1391 gli Anziani e regolatori della città di Ancona lo nominarono, insieme ad altri «honorabiles et prudentes viros anconitanos, ad reformandum statutum de civitate» (ibid., V, cc. 83v, 116r) e quindi come regolatore.
L’ultima testimonianza della sua attività politica al servizio del Comune e sulla sua vita è del 1391, quando fu nominato dagli Anziani e regolatori di Ancona «ad ordinandas et asseptandas gabellas de civitate» (Atti consiliari, VI, c. 184r), per il terziero di S. Salvatore.
sabato 25 gennaio 2020
25 GENNAIO - MEMORIE SENZA TEMPO
25 gennaio 1972 Ancona
5,4 Richter
VII Mercalli
Fu la prima di una lunga serie di scosse che colpì la città di Ancona.
Il 25 gennaio 1972, alle ore 20:25, un terremoto di magnitudo 5.4 della scala Richter, del 7º grado della scala Mercalli, con epicentro sotto il mare Adriatico, ad alcuni chilometri dalla costa antistante Ancona, colpì la città e molti centri limitrofi. La scossa ebbe una durata approssimativa di dieci secondi, e fu preceduta da un forte boato. Non vi furono danni gravi: cadde qualche cornicione e si aprì qualche crepa in edifici vecchi e già lesionati nei rioni di Capodimonte, San Pietro e Torrette. Il panico negli abitanti fu grande: molti di essi trascorsero la notte all’aperto, abbandonando le proprie abitazioni. In un resoconto giornalistico del 26 gennaio non sono documentati danni
5,4 Richter
VII Mercalli
Fu la prima di una lunga serie di scosse che colpì la città di Ancona.
Il 25 gennaio 1972, alle ore 20:25, un terremoto di magnitudo 5.4 della scala Richter, del 7º grado della scala Mercalli, con epicentro sotto il mare Adriatico, ad alcuni chilometri dalla costa antistante Ancona, colpì la città e molti centri limitrofi. La scossa ebbe una durata approssimativa di dieci secondi, e fu preceduta da un forte boato. Non vi furono danni gravi: cadde qualche cornicione e si aprì qualche crepa in edifici vecchi e già lesionati nei rioni di Capodimonte, San Pietro e Torrette. Il panico negli abitanti fu grande: molti di essi trascorsero la notte all’aperto, abbandonando le proprie abitazioni. In un resoconto giornalistico del 26 gennaio non sono documentati danni
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venerdì 24 gennaio 2020
24 GENNAIO - PRESEPE MARCELLI
giovedì 23 gennaio 2020
23 GENNAIO - UMBERTO SARACINI
SARACINI Umberto
Luogo di nascita: Ancona (AN)
Medaglia d'oro al valor militare
Cenni storici e normativa dell'onorificenza
Maggiore in s.p.e. ( Fanteria , 14° reggimento fanteria )
Data del conferimento: 1941
Alla memoria
motivazione:
Comandante di battaglione, lanciato verso la riconquista di difficile posizione in terreno impervio e fortemente battuto dall’avversario, primo fra tutti assaltava la posizione, trascinando i suoi uomini, sotto intensa raffica di mitragliatrici e sotto violento fuoco di mortai.Ferito una prima volta al braccio, rifiutava ogni cura e senza concedersi sosta progrediva verso il nemico, serrandolo con i suoi reparti in una morsa sempre più stretta. Ferito una seconda volta trovava ancora la forza di compiere uno sbalzo in avanti, finché, colpito a morte si abbatteva al suolo raccogliendo le sue estreme energie in un ultimo grido rivolto ai suoi soldati: « Avanti! Avanti! ». Esempio di virtù combattive portate fino allo slancio sublime dell’abnegazione, di supremo attaccamento al dovere. Quota 1308 dei Mali Trebescines (Fronte greco), 23 gennaio 1941.
A lui è dedicata la Caserma sita in Falconara Marittima.
Stemma 84 Btg Venezia |
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Umberto Saracini
mercoledì 22 gennaio 2020
22 GENNAIO - PRESEPE SANTA MARIA DEL SUFFRAGIO - MILANO
Il Presepio di S. Maria del Suffragio
Come ogni anno i volontari della Parrocchia hanno allestito il tradizionale presepio
che, pur essendo simile a quello degli anni passati, si presenta profondamente
rinnovato nella simbologia sottesa a questa “sacra rappresentazione”. Qui sotto sono
richiamati vari articoli intesi a ricordare il significato del Presepe nei suoi aspetti
religiosi, culturali e simbolici e, per quanto attiene al nostro, il parroco don
Maurizio, ci fa notare come ora sia messa nel giusto risalto la centralità della “grotta
della Natività” con un paesaggio concentrato sugli elementi significativi ed una
rinnovata distribuzione delle luci a sottolinearne la sacralità.
martedì 21 gennaio 2020
21 GENNAIO FONDAZIONE DEI PADRI DOMENICANI
21 gennaio 1217 il pontefice riconobbe l'originalità del carisma di Domenico e approvò la fraternità come ordine religioso, detto dei frati predicatori
L'Ordine dei frati predicatori (Ordo fratrum praedicatorum) è un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i frati di questo ordine mendicante, detti comunemente domenicani, pospongono al loro nome la sigla O.P.
lunedì 20 gennaio 2020
20 GENNAIO - SANTA MARIA DEL SASSO - PRESEPE PARTE DUE
SANTA MARIA DEL SASSO - PRESEPE PARTE DUE
S. Maria del Sasso: Presepio 2019- 2020
E’ ormai bene affermata la tradizione del Presepio a S. Maria del Sasso: un presepio che ogni anno offre ai numerosi visitatori meraviglie sempre nuove. In modi sempre diversi è presentato il mistero della Incarnazione del figlio di Dio, Gesù nostro Salvatore, sempre bene evidenziata la grande grotta della Natività. Inoltre il Presepio presenta anche un messaggio sempre diverso, con scenografie particolari, con originali accorgimenti e con i bellissimi personaggi, ottime sculture delle botteghe d’arte di Ortisei, in val Gardena. Anche quest’anno, i bravi “presepisti di Camaiore,Lucca, amici da altre 50 anni del Santuario, sono riusciti a regalarci un bellissimo presepio.
S. Maria del Sasso: Presepio 2019- 2020
E’ ormai bene affermata la tradizione del Presepio a S. Maria del Sasso: un presepio che ogni anno offre ai numerosi visitatori meraviglie sempre nuove. In modi sempre diversi è presentato il mistero della Incarnazione del figlio di Dio, Gesù nostro Salvatore, sempre bene evidenziata la grande grotta della Natività. Inoltre il Presepio presenta anche un messaggio sempre diverso, con scenografie particolari, con originali accorgimenti e con i bellissimi personaggi, ottime sculture delle botteghe d’arte di Ortisei, in val Gardena. Anche quest’anno, i bravi “presepisti di Camaiore,Lucca, amici da altre 50 anni del Santuario, sono riusciti a regalarci un bellissimo presepio.
domenica 19 gennaio 2020
19 GENNAIO - CARLO FALCINELLI
Carlo Falcinelli, di Montemarciano.
IN QUESTA CASA
VENIVA ALLA LUCE
IL 15 APRILE 1920
IL S.TEN. DOTT. CARLO FALCINELLI
MEDAGLIA D'ORO
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EDUCATO SIN DALLA PRIMA ETA'
AI PIU' NOBILI SENTIMENTI
ALL'OMBRA DEL DOMESTICO SANTUARIO
CREBBE OGNORA NEL CULTO DELLA VIRTU'
NELL'AMORE ALLA FAMIGLIA - ALLA SCUOLA
VENTENNE RISPOSE CON ENTUSIASMO
ALL'APPELLO DELLA PATRIA IN ARMI
ALLE BOCCHE DI CATTARO
COMANDANTE DI UN PLOTONE DISLOCATO
IN POSIZIONE DIFFICILISSIMA
SVETA PEKTA ZONA VERBANJE
IL 10 GENNAIO 1942.
ATTACCATO DA PREPONDERANTI FORZE NEMICHE
ROMANAMENTE SPREZZANDO OGNI PERICOLO
SI DIFENDEVA DA PRODE
FINCHE' COLPITO IN EPICO ASSALTO
CADEVA E VENIVA CATTURATO
DOPO INAUDITI TORMENTI BARBARAMENTE TRUCIDATO
SERENO E SORRIDENTE - CONSCIO DEL DOVERE COMPIUTO
SALIVA AL CIELO DEGLI EROI
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sabato 18 gennaio 2020
18 GENNAIO - AUGURI LUANA
venerdì 17 gennaio 2020
17 GENNAIO 2020 - SANT'ANTUONO
Sant' Antonio Abate
17 gennaio
Coma, Egitto, 250 ca. – Tebaide (Alto Egitto), 17 gennaio 356
Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel cuore dell'Egitto, intorno al 250, a vent'anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356. Già in vita accorrevano da lui, attratti dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l'Oriente. Anche Costantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio. La sua vicenda è raccontata da un discepolo, sant'Atanasio, che contribuì a farne conoscere l'esempio in tutta la Chiesa. Per due volte lasciò il suo romitaggio. La prima per confortare i cristiani di Alessandria perseguitati da Massimino Daia. La seconda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso il Conciliio di Nicea. Nell'iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore. (Avvenire)
Patronato: Eremiti, Monaci, Canestrai
Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco
Emblema: Bastone pastorale, Maiale, Campana, Croce a T
Martirologio Romano: Memoria di sant’Antonio, abate, che, rimasto orfano, facendo suoi i precetti evangelici distribuì tutti i suoi beni ai poveri e si ritirò nel deserto della Tebaide in Egitto, dove intraprese la vita ascetica; si adoperò pure per fortificare la Chiesa, sostenendo i confessori della fede durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, e appoggiò sant’Atanasio nella lotta contro gli ariani. Tanti furono i suoi discepoli da essere chiamato padre dei monaci.
DAL WEB
17 gennaio
Coma, Egitto, 250 ca. – Tebaide (Alto Egitto), 17 gennaio 356
Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel cuore dell'Egitto, intorno al 250, a vent'anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356. Già in vita accorrevano da lui, attratti dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l'Oriente. Anche Costantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio. La sua vicenda è raccontata da un discepolo, sant'Atanasio, che contribuì a farne conoscere l'esempio in tutta la Chiesa. Per due volte lasciò il suo romitaggio. La prima per confortare i cristiani di Alessandria perseguitati da Massimino Daia. La seconda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso il Conciliio di Nicea. Nell'iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore. (Avvenire)
Patronato: Eremiti, Monaci, Canestrai
Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco
Emblema: Bastone pastorale, Maiale, Campana, Croce a T
Martirologio Romano: Memoria di sant’Antonio, abate, che, rimasto orfano, facendo suoi i precetti evangelici distribuì tutti i suoi beni ai poveri e si ritirò nel deserto della Tebaide in Egitto, dove intraprese la vita ascetica; si adoperò pure per fortificare la Chiesa, sostenendo i confessori della fede durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, e appoggiò sant’Atanasio nella lotta contro gli ariani. Tanti furono i suoi discepoli da essere chiamato padre dei monaci.
DAL WEB
giovedì 16 gennaio 2020
16 GENNAIO - SANTA MARIA DEL SASSO - PRESEPE PARTE UNO
SANTA MARIA DEL SASSO - PRESEPE
S. Maria del Sasso: Presepio 2019- 2020
E’ ormai bene affermata la tradizione del Presepio a S. Maria del Sasso: un presepio che ogni anno offre ai numerosi visitatori meraviglie sempre nuove. In modi sempre diversi è presentato il mistero della Incarnazione del figlio di Dio, Gesù nostro Salvatore, sempre bene evidenziata la grande grotta della Natività. Inoltre il Presepio presenta anche un messaggio sempre diverso, con scenografie particolari, con originali accorgimenti e con i bellissimi personaggi, ottime sculture delle botteghe d’arte di Ortisei, in val Gardena. Anche quest’anno, i bravi “presepisti di Camaiore,Lucca, amici da altre 50 anni del Santuario, sono riusciti a regalarci un bellissimo presepio.
S. Maria del Sasso: Presepio 2019- 2020
E’ ormai bene affermata la tradizione del Presepio a S. Maria del Sasso: un presepio che ogni anno offre ai numerosi visitatori meraviglie sempre nuove. In modi sempre diversi è presentato il mistero della Incarnazione del figlio di Dio, Gesù nostro Salvatore, sempre bene evidenziata la grande grotta della Natività. Inoltre il Presepio presenta anche un messaggio sempre diverso, con scenografie particolari, con originali accorgimenti e con i bellissimi personaggi, ottime sculture delle botteghe d’arte di Ortisei, in val Gardena. Anche quest’anno, i bravi “presepisti di Camaiore,Lucca, amici da altre 50 anni del Santuario, sono riusciti a regalarci un bellissimo presepio.
mercoledì 15 gennaio 2020
15 GENNAIO - BEATO ANGELO
15 GENNAIO 2015 - BEATO ANGELO AUGURI!
Angelo da Gualdo Tadino o da Casale (Casale, 1270 – Gualdo Tadino, 15 gennaio 1324) è venerato dalla Chiesa cattolica come beato ed è compatrono della città di Gualdo Tadino insieme a San Michele Arcangelo. Agiografia Angelo nasce a Casale, una piccola frazione in mezzo alle campagne gualdesi, da Ventura e Chiara, umili contadini. Rimane molto presto orfano di padre e quindi la madre è costretta a lavorare molto per mandare avanti il piccolo nucleo familiare. Il giovane ragazzo già di animo dolce e altruista si preoccupa dei ragazzi più poveri di lui per i quali rinuncia al suo pane per sfamarli. La leggenda racconta che un giorno, dopo un acceso diverbio con la madre, perché il ragazzo sottraeva il pane da casa per darlo ai poveri, Angelo la maledice ed esce di casa per andare a lavorare nei campi. La sera, di ritorno dai campi, sente le campane della chiesa suonare a morto, corre in casa e trova la madre che giace morta sul letto. Questo episodio cambia la vita del giovane Angelo, sopraffatto dal rimorso, sentendosi responsabile di ciò che era capitato alla madre, decide di partire come pellegrino verso il monastero di San Giacomo, in Spagna. Di ritorno dal lungo viaggio decide di farsi monaco nella vicina Abbazia di San Benedetto a Gualdo Tadino, dove resterà per qualche tempo. Presto però sente l'esigenza di vivere in stretto contatto con Dio ed ottiene il permesso di condurre una vita eremitica presso l'eremo detto di Capodacqua dove resterà fino alla morte. Il 15 gennaio 1324, mentre le campane dell'abbazia di San Benedetto suonavano da sole, Angelo venne trovato morto. Si racconta che al passaggio della salma di Angelo, lungo la strada che conduceva al convento di San Benedetto, le siepi di biancospino e i campi di lino fiorirono miracolosamente. Culto Il Martirologio romano fissa la memoria liturgica il 15 gennaio. Al beato Angelo sono attribuiti numerosi miracoli, come la guarigione di un indemoniato sulla piazza della città, durante i funerali di Angelo. Il suo ausilio durante l'incursione dei Cappelletti, bande mercenarie slave, a Gualdo nel 1556. Il miracolo delle ciliegie nell'inverno del 1306, che salvò un cittadino di Gualdo condannato a morte. Ma il più noto, che ancora oggi si ripete, è la prodigiosa fioritura delle siepi di biancospino che la notte del 14 gennaio si coprono di numerosi germogli nonostante le basse temperature della stagione invernale, ciò avviene lungo il percorso effettuato dal feretro del beato durante i funerali, dall'eremo dei cappuccini a Capodacqua, fino al rione Biancospino. Percorso lungo il quale ogni anno i giovani organizzano una fiaccolata.
Angelo da Gualdo Tadino o da Casale (Casale, 1270 – Gualdo Tadino, 15 gennaio 1324) è venerato dalla Chiesa cattolica come beato ed è compatrono della città di Gualdo Tadino insieme a San Michele Arcangelo. Agiografia Angelo nasce a Casale, una piccola frazione in mezzo alle campagne gualdesi, da Ventura e Chiara, umili contadini. Rimane molto presto orfano di padre e quindi la madre è costretta a lavorare molto per mandare avanti il piccolo nucleo familiare. Il giovane ragazzo già di animo dolce e altruista si preoccupa dei ragazzi più poveri di lui per i quali rinuncia al suo pane per sfamarli. La leggenda racconta che un giorno, dopo un acceso diverbio con la madre, perché il ragazzo sottraeva il pane da casa per darlo ai poveri, Angelo la maledice ed esce di casa per andare a lavorare nei campi. La sera, di ritorno dai campi, sente le campane della chiesa suonare a morto, corre in casa e trova la madre che giace morta sul letto. Questo episodio cambia la vita del giovane Angelo, sopraffatto dal rimorso, sentendosi responsabile di ciò che era capitato alla madre, decide di partire come pellegrino verso il monastero di San Giacomo, in Spagna. Di ritorno dal lungo viaggio decide di farsi monaco nella vicina Abbazia di San Benedetto a Gualdo Tadino, dove resterà per qualche tempo. Presto però sente l'esigenza di vivere in stretto contatto con Dio ed ottiene il permesso di condurre una vita eremitica presso l'eremo detto di Capodacqua dove resterà fino alla morte. Il 15 gennaio 1324, mentre le campane dell'abbazia di San Benedetto suonavano da sole, Angelo venne trovato morto. Si racconta che al passaggio della salma di Angelo, lungo la strada che conduceva al convento di San Benedetto, le siepi di biancospino e i campi di lino fiorirono miracolosamente. Culto Il Martirologio romano fissa la memoria liturgica il 15 gennaio. Al beato Angelo sono attribuiti numerosi miracoli, come la guarigione di un indemoniato sulla piazza della città, durante i funerali di Angelo. Il suo ausilio durante l'incursione dei Cappelletti, bande mercenarie slave, a Gualdo nel 1556. Il miracolo delle ciliegie nell'inverno del 1306, che salvò un cittadino di Gualdo condannato a morte. Ma il più noto, che ancora oggi si ripete, è la prodigiosa fioritura delle siepi di biancospino che la notte del 14 gennaio si coprono di numerosi germogli nonostante le basse temperature della stagione invernale, ciò avviene lungo il percorso effettuato dal feretro del beato durante i funerali, dall'eremo dei cappuccini a Capodacqua, fino al rione Biancospino. Percorso lungo il quale ogni anno i giovani organizzano una fiaccolata.
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