domenica 29 settembre 2019

29 SETTEMBRE 2019 - SAN RAFFAELE ARCANGELO

San Raffaele Arcangelo
29 settembre


Nel Nuovo Testamento il termine "arcangelo" è attribuito a Michele. Solo in seguito venne esteso a Gabriele e Raffaele, gli unici tre arcangeli riconosciuti dalla Chiesa, il cui nome è documentato nella Bibbia. San Raffaele, "Dio guarisce", è nominato ampliamente nel libro di Tobia ed in molti apocrifi ed è invocato come guaritore.
Patronato: Ciechi

Etimologia: Raffaele (come Raffaella e Raffaello) = Dio guarisce, dall'ebraico

Martirologio Romano: Festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli. Nel giorno della dedicazione della basilica intitolata a San Michele anticamente edificata a Roma al sesto miglio della via Salaria, si celebrano insieme i tre arcangeli, di cui la Sacra Scrittura rivela le particolari missioni: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente.

venerdì 27 settembre 2019

27 SETTEMBRE 2019 - SANTI COSMA E DAMIANO

Santi Cosma e Damiano Martiri
26 settembre - Memoria Facoltativa

sec. III, inizio sec. IV

Cosma e Damiano, medici anàrgiri (gratuiti), secondo un’antica tradizione subirono il martirio a Ciro in Siria e il loro culto fu assai diffuso in tutta la Chiesa fin dal sec. IV. Il 26 settembre è la probabile data della dedicazione della basilica che a Roma porta il loro nome, edificata da Felice IV (525-530). Di loro si fa memoria nel Canone romano.
Patronato: Medici, Chirurghi, Farmacisti, Parrucchieri

Emblema: Palma, Strumenti chirurgici

Martirologio Romano: Santi Cosma e Damiano, martiri, che si ritiene abbiano esercitato a Cirro nella provincia di Eufratesia, nell’odierna Turchia, la professione di medici senza chiedere alcun compenso e abbiano sanato molti con le loro gratuite cure.



giovedì 26 settembre 2019

26 SETTEMBRE 2019 - SAGRA DELLA PATATA

Sagra della patata di Lazzate
Da giovedì 26 a domenica 29 settembre e da giovedì 3 a domenica 6 ottobre, attraverso stand gastronomici, mostre, ristorazione e spettacoli, la Sagra della Patata di Lazzate, in provincia di Monza, propone la riscoperta della cultura del territorio ed in particolare del tubero, ancor oggi coltivato in paese, che nel tardo 1700 Alessandro Volta dall’orto della sua casa di Lazzate, diffuse nel resto della Lombardia. Come tutti gli anni, decine di colorite bancarelle danno la possibilità di degustare e acquistare prodotti tipici dai sapori autunnali, oltre che le immancabili patate di diverse varietà. Non mancano serate di musica dal vivo. Dal giovedì al sabato dalle 19 e la domenica dalle 12, è possibile assaporare piatti prelibati a base di patate, presso il ristorante ubicato nella tensostruttura coperta di 1000 mq.




martedì 24 settembre 2019

24 SETTEMBRE 2019 - SERATE DI LETTERATURA DAL TITOLO DOVE DIO RESPIRA DI NASCOSTO.


Ricordiamo che Giovedì prende il via il percorso delle serate di Letteratura, dal titolo DOVE DIO RESPIRA DI NASCOSTO.





Anche quest’anno dalle 20.00 alle 21.45 direttamente in CHIESA, don Paolo Alliata ci parla un po’ di Dio.

CALENDARIO delle Passeggiate nella Letteratura anno 2019 – 2020

26 settembre – IL GRANDE GATSBY di Francis Scott Fitzgerald

24 ottobre – L’EPOPEA DI GILGAMESH

21 novembre – FAHRENHEIT 451 di Ray Bradbury

12 dicembre – UOMOVIVO di Gilbert K. Chesterton

16 e 23 gennaio – CUORE DI TENEBRA di Joseph Conrad

13 febbraio – IL GATTOPARDO di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

26 marzo – GIOBBE di Joseph Roth

14 maggio – L’OCCHIO DEL LUPO di Daniel Pennac

18 giugno – PADRONE E SERVO di Lev Tolstoj

venerdì 20 settembre 2019

20 SETTEMBRE 2019 - BIRARELLI DON GIUSEPPE

Giuseppe Birarelli, 
nacque ad Ostra nel 1810 e morì il 29 dicembre 1887. Il 20 settembre 1835 si fece sacerdote e cominciò ad assistere i poveri ed i bisognosi. In seguito fondò e potenziò le opere di assistenza per la gioventù e il 15 agosto 1858 fondò l'Istituto del Buon Pastore, l'opera pia più importante.




giovedì 19 settembre 2019

19 SETTEMBRE 2019 - SAGRA DEL GORGONZOLA

Sagra del gorgonzola a Gorgonzola
Le vie di Gorgonzola, splendido comune sul Naviglio Martesana (Milano), si riempiranno dal 20 al 22 settembre del profumo dei piatti a base del tipico formaggio. Saranno presenti 160 espositori selezionati, di cui 40 stand artigianali e ben 120 stand enogastronomici (sabato e domenica). Saranno oltre 26 i punti ristoro dove si potranno gustare succulenti piatti a base di gorgonzola; tra questi la Pro Loco offrirà la polenteria, la lasagneria, la risotteria, la panineria, l’osteria e, novità di quest’anno, la gnoccheria. Non mancheranno serate musicali, degustazioni, mostre, laboratori, show cooking e le varie iniziative per i più piccoli previste nella Sagra dei Bambini.



martedì 17 settembre 2019

17 SETTEMBRE 2019 - SAN ROBERTO BELLARMINO



San Roberto Bellarmino Vescovo e dottore della Chiesa

17 settembre - Memoria Facoltativa

Montepulciano, Siena, 1542 - Roma, 17 settembre 1621


Roberto Bellarmino nacque a Montepulciano nel 1542 da una ricca e numerosa famiglia. Nel 1560 entrò nella Compagnia di Gesù. Studiò a Padova e a Lovanio e al Collegio romano di Roma. In quegli anni tra i suoi alunni c'era anche san Luigi Gonzaga. Venne creato cardinale e arcivescovo di Capua nel 1599. Divenne un affermato teologo postridentino. Scrisse molte opere esegetiche, pastorali e ascetiche; fondamentali per l'apologetica sono i voluminosi libri «De controversiis». Con un'opera semplice nella struttura ma ricca di sapienza come il suo «Catechismo» fu "maestro" di tante generazioni di fanciulli. Famoso anche un altro suo volume «L'arte del ben morire». Morì il 17 settembre 1621 a Roma. Nel 1930, ebbe da papa Pio XI la triplice glorificazione di beato, di santo e di dottore della Chiesa. (Avvenire)




Etimologia: Roberto = splendente di gloria, dal tedesco

Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: San Roberto Bellarmino, vescovo e dottore della Chiesa, della Compagnia di Gesù, che seppe brillantemente disputare nelle controversie teologiche del suo tempo con perizia e acume. Nominato cardinale, si dedicò con premura al ministero pastorale nella Chiesa di Capua e, infine, a Roma si adoperò molto in difesa della Sede Apostolica e della dottrina della fede.

domenica 15 settembre 2019

15 SETTEMBRE 2019 - PALIO DELLA ROCCA

Il Palio Della Rocca

33^ Edizione - 2019

Da Venerdì 06 a Lunedì 16 Settembre 2019 - dalle ore 17:00 alle ore 23:55
Serra Sant'abbondio (PU)







Serra Sant’Abbondio
Palio della Rocca
6-7-8-16 settembre 2019

Rievocazione storica, spettacoli, folclore: a Serra Sant’Abbondio la magia del Palio della Rocca

Passione e tradizione, molto più di un evento, un simbolo per una intera comunità che tutti i serrani custodiscono nel cuore. E’ il Palio della Roca una delle manifestazioni storiche più longeve e importanti della regione Marche. Serra Sant’Abbondio, in provincia di Pesaro e Urbino, ospita la 33esima edizione il 6, 7, 8 e 16 settembre. Ad organizzarla, la Pro Loco e il Comune, con il patrocinio dell’assemblea legislativa delle Marche, Regione, Provincia, Camera di Commercio, Comunità montana del Catria e Nerone e Associazione marchigiana Rievocazioni storiche.

Un tuffo nel passato, una immersione nelle affascinanti atmosfere medievali nel meraviglioso borgo di Serra Sant’Abbondio, ai piedi del monte Catria, a due passi dal Monastero di Fonte Avellana. 

Ricerca e rievocazione storica, tradizione, folclore, cultura: gli ingredienti vincenti di una rievocazione unica, magica, che ogni edizione attirano tantissimi visitatori da tutta la provincia e non solo.

La manifestazione si aprì nel 1986 per rievocare un momento significativo della storia di Serra Sant’Abbondio: l’edificazione da parte dell’architetto militare Francesco di Giorgio Martini, durante il governo del duca Federico da Montefeltro (1444-1482), della Rocca di Serra.

Ricco, variegato, interessante come sempre il menù del Palio, che per la 33esima edizione presenta anche alcune importanti novità.

Il programma è impreziosito dalla presenza di gruppi storici, compagnie e gruppi musicali provenienti da tutta Italia. Quest’anno saranno presenti le compagnia Grifone della Scala e della città di Fabriano, i musici Jubal, la Compagnia del Maggio, i Fuochi Fatui, i Brutti di Fosco, i Trillalero, gli sbandieratori del Palio di San Floriano di Jesi.

Tre le osterie dove degustare tipicità locali: Osteria de li Castelli, di Sant’Honda e la Taverna del Mandriano.

Nel paese, con la sfilata in costume, gli addobbi delle vie, l’apertura delle osterie e delle botteghe artigiane, si ricrea l’atmosfera tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500. Grazie a un dettagliato e approfondito studio dei costumi e dei modi di vita di quel periodo, verranno riproposti numerosi mestieri.

Il momento più atteso, come tradizione, la domenica, quando nel pomeriggio si terrà il Palio della Rocca.

L’evento è, infatti, sia ricerca e rievocazione storica che competizione tra i tre castelli e i tre borghi. Serra aveva nel suo territorio tre Castelli: quello di Leccia, Colombara e Serra Sant’Abbondio o di Sant’Onda. In epoche successive vennero edificati i tre borghi: Montevecchio, Poggetto e Petrara. Questi tre castelli e borghi si contendono il Palio della Rocca raffigurante l’immagine di Sant’Abbondio, prete romano e martire sotto la persecuzione di Diocleziano, attraverso una spettacolare corsa delle oche, gioco molto in voga nel periodo medievale e rinascimentale.

Al sesto rintocco della campana scatterà la storica disfida tra i castelli con la famosa e spettacolare corsa delle oche, in programma domenica 9 alle 18.

Il sipario si alzerà venerdì 7 con la inaugurazione della mostra pittorica ‘Sulle orme della fantasia’ di Ilaria Castagnacci. A seguire, il convegno in sala consiliare ‘Le radici della sostenibilità. Storie di monaci, alberi, montagne: le candidature UNESCO del codice forestale camaldolese e dei boschi di Serra Sant’Abbondio’. Interverranno Dom Salvatore Frigerio e il Professore Tommaso di Carpegna Confalonieri.

Alle 19 l’apertura delle osterie e taverne, mentre alle 19.30 la Cena medioevale su prenotazione, con intrattenimento della compagnia “Grifone Della Scala” e i musici “Jubal”.

Alle 21 il rito: il notaro leggerà il bando aprendo solennemente la manifestazione. Durante la serata lo spettacolo teatrale dialettale a cura della “Compagnia del Maggio” e quello itinerante per le vie del centro storico con l’intervento del gruppo musicale “jubal”.

La giornata di sabato si aprirà alle 18. Nel borgo arti e mestieri con la compagnia d’arme “Grifone della scala”. Per cena osterie e taverne proporranno gustose specialità locali. La serata s’accenderà con il Palio Straordinario di San Biagio: una particolare corsa delle oche che vedrà le donne contendersi la vittoria. Al termine lo spettacolo di danza col fuoco a cura del gruppo “Fuochi Fatui” e l’intervento di musici e sbandieratori della compagnia della città di Fabriano. Per le vie del centro storico spettacoli itineranti con il gruppo rock-celtico “Brutti di Fosco” e il gruppo celtico “Jubal”.

Ricchissimo il programma della domenica.

Si inizierà con la spettacolare parata in costume dei Signori dei Castelli e delle compagnie figuranti. Verranno accolti dal signore del castello principale accompagnati da un alfiere con lo stendardo simbolo del proprio castello e dalle oche protagoniste indiscusse della manifestazione seguite dal proprio ocaro.

Prima del “Palio della Rocca”, “Lo Palio dei Monelli”. I bambini dei castelli si sfideranno in una prima corsa delle oche. Alle 18 il Palio, come sempre davanti a tutto il paese e ai tantissimi visitatori e turisti, in un’atmosfera unica e magica.

Il pomeriggio e la serata saranno animati dallo spettacolo di giocoleria con i Trillalero e ‘Maleficient’ a cura degli sbandieratori del Palio di San Floriano di Jesi. Musica in piazza con il gruppo rock celtico I Brutti di Fosco. Per il gran finale lo spettacolo pirotecnico che accenderà il borgo.

Domenica 16 la consegna del palio e la cena della pace.

Maggiori informazioni: www.ssabbondio.it

venerdì 13 settembre 2019

13 SETTEMBRE 2019 - SAGRA DELLA POLENTA

Montecchio di Vallefoglia
12-13-14-15 Settembre 2019
17a Sagra della Polenta

Da giovedì a domenica, 4 giorni per gustare la Polenta. Stand coperti in caso di pioggia e solo musica dal vivo! Piazza della Repubblica, Montecchio di Vallefoglia.

Info: Pro Loco di Montecchio
tel. 347 4959255




martedì 10 settembre 2019

10 SETTEMBRE 2019 - SAN NICOLA DA TOLENTINO


San Nicola da Tolentino Sacerdote

10 settembre

Castel Sant’Angelo (ora Sant’Angelo in Pontano, Macerata), 1245 - Tolentino (Macerata), 10 settembre 1305


Nacque nel 1245 a Castel Sant'Angelo in Pontano nella diocesi di Fermo. A 14 anni entrò fra gli eremitani di sant'Agostino di Castel Sant'Angelo come oblato, cioè ancora senza obblighi e voti. Più tardi entrò nell'ordine e nel 1274 venne ordinato sacerdote a Cingoli. La comunità agostiniana di Tolentino diventò la sua «casa madre» e suo campo di lavoro il territorio marchigiano con i vari conventi dell'Ordine, che lo accoglievano nell'itinerario di predicatore. Dedicava buona parte della sua giornata a lunghe preghiere e digiuni. Un asceta che diffondeva sorriso, un penitente che metteva allegria. Lo sentivano predicare, lo ascoltavano in confessione o negli incontri occasionali, ed era sempre così: veniva da otto-dieci ore di preghiera, dal digiuno a pane e acqua, ma aveva parole che spargevano sorriso. Molti venivano da lontano a confessargli ogni sorta di misfatti, e andavano via arricchiti dalla sua fiducia gioiosa. Sempre accompagnato da voci di miracoli, nel 1275 si stabilì a Tolentino dove resterà fino alla morte il 10 settembre 1305.


Etimologia: Nicola = vincidore del popolo, dal greco

Emblema: Cesto di pane, Pane, Stella
Martirologio Romano: A Tolentino nelle Marche, san Nicola, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che, dedito a una severa astinenza e assiduo nella preghiera, fu severo con se stesso, ma clemente con gli altri, e spesso imponeva a sé le penitenze altrui.

10 SETTEMBRE 2019 - AUGURI CARLO GIUSEPPE

BUON COMPLEANNO
AUGURI CARLO GIUSEPPE




lunedì 9 settembre 2019

09 SETTEMBRE 2019 - CONVERSAZIONE D'ARTE 2019

Milano Leonardo 500: “Conversazioni d'arte"  Palazzo Reale Eventi a Milano


Il programma


Mercoledì 11 settembre: LEONARDO & LE LETTERE, con Stefano Zuffi



Dal 16/05/2019 al 16/05/2019

Sito web
conversazionidarte.it


 
Da giovedì 16 maggio, a Palazzo Reale torna il ciclo delle Conversazioni d'arte, presso la Sala Conferenze.

L'iniziativa
Il ciclo di sei incontri, promosso dal Comune di Milano, è dedicato ai capolavori di Milano e quest’anno vede come focus un viaggio per conoscere alcune opere di Leonardo da Vinci custodite a Milano o realizzate per la città. Sarà anche un modo per scoprire aspetti della vita e del lavoro del grande Maestro: dalle arti alle scienze, dalle grandi opere di ingegneria alle tecnologie, dal suo rapporto con le grandi committenze alle sperimentazioni sul campo, sei tappe per entrare nel mondo di Leonardo e dei suoi capolavori.

L’iniziativa è promossa dal Comune di Milano – Cultura, inserita nel palinsesto “Milano leonardo 500” e realizzata in collaborazione con ArtsFor grazie alla main partnership di AcomeA SGRe, al contributo di Fondazione AEM e al sostegno di Pirelli.

Le celebrazioni per i 500 anni della morte di Leonardo
Nell’anno delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo il percorso si arricchisce e si trasforma per offrire uno sguardo sulla vita, i segreti e le opere del Maestro legato a Milano, attraverso i suoi progetti artistici, letterari, scientifici e ingegneristici. Un modo per scoprire le sue opere, alcune note altre meno, alcune mai realizzate altre oggi all’estero. Ancora una volta un’occasione per scoprire la città, i suoi luoghi legati a Leonardo (come la Sala delle Asse del Castello Sforzesco), a partire dai quartieri, le grandi istituzioni, gli archivi. Ma sarà anche l’occasione di vedere Leonardo ”in azione”, a contatto con i grandi governanti del suo tempo (dagli Sforza ai Valois, dai Medici ai Borgia) e di osservarlo intento a studiare i dettagli tecnici di una brugola, oppure mentre tenta di imparare un po’ meglio il latino. E poi si valuterà la sua ricchezza e il suo rapporto con il denaro, per terminare con il fascino che dovette esercitare su di lui il vasto firmamento del cielo.

Inaugura il percorso il 16 maggio Pietro Cesare Marani, Professore di Storia dell’arte moderna al Politecnico di Milano, con una lectio dedicata a “Leonardo & I potenti”. Chiude il ciclo il 9 ottobre la lectio “Leonardo & La luna” con Paolo Galluzzi, Direttore del Museo Galileo di Firenze e Presidente del Comitato per le celebrazioni dei 500 anni della morte di Leonardo da Vinci.

Tra i relatori anche Antonio Calabrò, Direttore della Fondazione Pirelli, Francesca Tasso, Responsabile dei Musei Artistici del Castello Sforzesco di Milano, Stefano Zuffi storico dell’arte e attivo promotore del nostro patrimonio culturale e il curatore del progetto Marco Carminati,

Come sempre, tutti gli incontri si svolgono nella Sala Conferenze di Palazzo Reale, sono a ingresso libero e iniziano alle ore 21. È possibile riservare il proprio posto sul sito www.conversazionidarte.it.

domenica 8 settembre 2019

08 SETTEMBRE 2019 - NATIVITA' DI MARIA

Natività della Beata Vergine Maria
8 settembre


Questa celebrazione, che ricalca sul Cristo le prerogative della Madre, è stata introdotta dal papa Sergio I (sec VII) nel solco della tradizione orientale. La natività della Vergine è strettamente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e frutto della salvezza. Aurora che precede il sole di giustizia, Maria preannunzia a tutto il mondo la gioia del Salvatore. (Mess. Rom.)
Martirologio Romano: Festa della Natività della Beata Vergine Maria, nata dalla discendenza di Abramo, della tribù di Giuda, della stirpe del re Davide, dalla quale è nato il Figlio di Dio fatto uomo per opera dello Spirito Santo per liberare gli uomini dall’antica schiavitù del peccato.


giovedì 5 settembre 2019

05 SETTEMBRE 2019 - BEATO GUGLIELMO BROWNE

Auguri Guglielmo!

Beato Guglielmo (William) Browne Martire
5 settembre

Northampton XVI sec. – Ripon, † 5 settembre 1605
Etimologia: Guglielmo = la volontà lo protegge, dal tedesco

Emblema: Palma

Martirologio Romano: A Ripon in Inghilterra, beato Guglielmo Browne, martire, che, condannato a morte sotto il re Giacomo I per avere indotto altre persone ad accogliere la fede cattolica, fu impiccato e poi crudelmente sventrato.



La storia delle persecuzioni anticattoliche in Inghilterra, Scozia, Galles, parte dal 1535 e arriva al 1681; il primo a scatenarla fu com’è noto il re Enrico VIII, che provocò lo scisma d’Inghilterra con il distacco della Chiesa Anglicana da Roma.
Artefici più o meno cruenti furono oltre Enrico VIII, i suoi successori Edoardo VI (1547-1553), la terribile Elisabetta I, la ‘regina vergine’ († 1603), Giacomo I Stuart, Carlo I, Oliviero Cromwell, Carlo II Stuart.
Morirono in 150 anni di persecuzioni, migliaia di cattolici inglesi appartenenti ad ogni ramo sociale, testimoniando il loro attaccamento alla fede cattolica e al papa e rifiutando i giuramenti di fedeltà al re, nuovo capo della religione di Stato.
Primi a morire come gloriosi martiri, il 4 maggio e il 15 giugno 1535, furono 19 monaci Certosini, impiccati nel tristemente famoso Tyburn di Londra, l’ultima vittima fu l’arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda Oliviero Plunkett, giustiziato a Londra l’11 luglio 1681.
L’odio dei vari nemici del cattolicesimo, dai re ai puritani, dagli avventurieri agli spregevoli ecclesiastici eretici e scismatici, ai calvinisti, portò ad inventare efferati sistemi di tortura e sofferenze per i cattolici arrestati.
In particolare per tutti quei sacerdoti e gesuiti, che dalla Francia e da Roma, arrivavano clandestinamente come missionari in Inghilterra per cercare di riconvertire gli scismatici, per lo più essi erano considerati traditori dello Stato, in quanto inglesi rifugiatosi all’estero e preparati in opportuni Seminari per il rientro.
Tranne rarissime eccezioni come i funzionari di alto rango (Tommaso Moro, Giovanni Fisher, Margherita Pole) decapitati o uccisi velocemente, tutti gli altri subirono prima della morte, indicibili sofferenze, con interrogatori estenuanti, carcere duro, torture raffinate come “l’eculeo”, la “figlia della Scavinger”, i “guanti di ferro” e dove alla fine li attendeva una morte orribile; infatti essi venivano tutti impiccati, ma qualche attimo prima del soffocamento venivano liberati dal cappio e ancora semicoscienti venivano sventrati.
Dopo di ciò con una bestialità che superava ogni limite umano, i loro corpi venivano squartati ed i poveri tronconi cosparsi di pece, erano appesi alle porte e nelle zone principali della città.
Solo nel 1850 con la restaurazione della Gerarchia Cattolica in Inghilterra e Galles, si poté affrontare la possibilità di una beatificazione dei martiri, perlomeno di quelli il cui martirio era comprovato, nonostante i due-tre secoli trascorsi.
Nel 1874 l’arcivescovo di Westminster inviò a Roma un elenco di 360 nomi con le prove per ognuno di loro.
A partire dal 1886 i martiri a gruppi più o meno numerosi, furono beatificati dai Sommi Pontefici, una quarantina sono stati anche canonizzati nel 1970.
William Browne nacque nella contea di Northampton, della sua vita si sa poco, tranne che fa parte della numerosa schiera di fedeli della Chiesa Cattolica, che preferirono morire martiri pur di non tradire la propria fede.
Egli era domestico nella casa del nobile Tommaso Darcy ed era noto per il suo zelo nel rifiutare e nel fare rifiutare il giuramento sulla supremazia del re in campo spirituale, nel non frequentare i riti protestanti e nell’incitare alla fedeltà verso la religione cattolica.
Per questi motivi William Browne fu arrestato e processato sotto il regno di Giacomo I Stuart (1566-1625) e condannato alla pena capitale come reo di alto tradimento.
Il 5 settembre 1605 fu impiccato, sviscerato e poi squartato a Ripon. Il martire venne beatificato il 5 dicembre 1929 da papa Pio XI, insieme ad altre 106 vittime di quelle feroci persecuzioni.

mercoledì 4 settembre 2019

04 SETTEMBRE 2019 - MEMORIE SENZA TEMPO - AUGUSTO ELIA

Augusto Elia (Ancona4 settembre 1829 – Roma9 febbraio 1919) è stato un patriotamilitare e politico italiano.


Nacque ad Ancona il 4 settembre 1829 da Antonio e da Maddalena Pelosi, in una famiglia dedita da molte generazioni ad attività marinaresche. Continuando la tradizione del nonno Sante e del padre Antonio fu avviato anch'egli giovanissimo alla vita di mare, al seguito del padre. Questi, patriota risorgimentale, aderente alla Carboneria e alla Giovine Italia, fu devoto amico di Giuseppe Garibaldi, che aveva conosciuto verso il 1834 a Marsiglia. Il Generale era rimasto colpito dalle sue gesta contro i corsari in Adriatico, poi narrate da Garibaldi nel suo romanzo "Cantoni il Volontario", in cui inserì un capitolo dedicato alla eroica impresa di Antonio, quando questi riuscì, assieme al capitano Giovanni Battista Dal Monte, a liberare il “pielego” o “trabaccolo” "L'Aurora" sul quale egli era imbarcato in qualità di mozzo, dai pirati barbareschi che l'avevano abbordato e occupato. Tra Antonio Elia e l'Eroe dei due mondi nacque subito un'ammirazione reciproca che creò un forte legame tra i due, accomunati dall'amore per il mare e per la libertà. Antonio restò amico di Garibaldi e suo sostenitore per tutta la vita.

martedì 3 settembre 2019

03 SETTEMBRE 2019 - MEMORIE SENZA TEMPO - ANTONIO ELIA

Antonio Elia (Ancona3 settembre 1803 – Ancona25 luglio 1849) è stato un marinaio e patriota italiano.





Nacque ad Ancona il 3 settembre 1803 da Sante e da Caterina Blasi, in una famiglia dedita da molte generazioni ad attività marinaresche. Continuando la tradizione del nonno Andrea e del padre Sante fu avviato anch'egli, all'età di quattordici anni, alla vita di mare, alla quale spirito di avventura, coraggio e resistenza fisica lo rendevano particolarmente adatto

Venuto a contatto durante i suoi viaggi con esponenti della Carboneria, Elia aderì a questa società segreta nel 1829. Attento all'evoluzione della situazione politica, partecipò ai moti insurrezionali scoppiati nello Stato pontificio nel 1831. Poco tempo dopo si iscrisse alla Giovine Italia, istituita ad Ancona il 1º marzo 1832.
Frattanto si era sposato con Maddalena Pelosi, da cui ebbe sette figli, due maschi e cinque femmine. Il maggiore era Augusto, nato nel 1829 ed avviato alla vita marinaresca sin da fanciullo al seguito del padre. Nacquero poi Maria, Filomena, Teresa, Marianna, Nazzareno, che morì in fasce, e Giuseppa, nata alcune settimane dopo la morte del padre e morta durante la fanciullezza, a nove anni.
Avanzò nella sua carriera passando da marinaio semplice a nostromo. Veniva acquistando sempre maggiore autorità presso la gente di mare; capeggiò tra l'altro una vittoriosa agitazione di natura rivendicativa contro gli armatori.
L'impegno durante l'assedio austriaco alla città
Il 25 maggio 1849 le truppe austriache del generale Franz von Wimpffen posero Ancona in stato di assedio: Ancona - unico centro che rimaneva alla Repubblica Romana sul litorale adriatico per ritardare la marcia austriaca su Roma - era considerata “piazzaforte di molta importanza strategica” non solo per il governo del triunvirato, ma anche per gli austriaci che, occupandola, avrebbero potuto intercettare aiuti e rifornimenti per Venezia, affrettando così la sua resa.
La città era una piazzaforte ben munita, ma difesa da appena quattromila soldati volontari, provenienti da varie regioni d'Italia, guidati dal coraggioso Livio Zambeccari. L'attacco da terra e da mare cominciò il 27 maggio. Antonio e suo figlio Augusto ebbero una parte di rilievo nella difesa della città. Antonio era imbarcato come nostromo sul vapore nazionale "Roma", con Augusto in qualità di timoniere, e Raffaele Castagnola comandante; essi il 5 giugno 1849 catturarono una lancia austriaca senza bandiera. La città, in stato d'assedio, trovò in Antonio uno dei suoi più strenui difensori, anche contro il parere del fratello Pietro, che vedeva la situazione farsi sempre più difficile. Raccontò Augusto che durante l'assedio vi era "tutti i giorni un combattimento; sui forti, sui baluardi, sulle barricate, all'aperto". Secondo il Santini, "la marina mercantile anconitana della quale era a capo Antonio Elia fece nella difesa del patrio suolo bravamente il suo dovere". Il 16 giugno, ventitreesimo giorno di combattimenti, gli assediati erano ormai allo stremo. Antonio contribuì notevolmente al mantenimento della disciplina fra gli assediati, sedando un'insurrezione fra i venti cannonieri della Lanterna, dove si trovava dislocato il fratello Fortunato, contro il capitano Costa, che voleva mandare gli artiglieri di marina ai forti per il cambio della difesa terrestre, mentre la situazione avrebbe richiesto invece nuovi e più prestanti rinforzi alla batteria della Lanterna. Vi era inoltre un grande malumore a causa della diminuzione del soldo, che per altro essi già ricevevano non in contante, ma in una sorta di credito cartaceo. Il giorno successivo la città, esausta per i bombardamenti delle ultime quarantott'ore, fu costretta, anche contro il parere di molti, a cedere. Elia fu tra i promotori di una manifestazione popolare che invitava i cittadini ad una difesa ad oltranza: "Nessuno parlò di resa e nemmeno il popolo, il quale capitanato dal patriotta Antonio Elia, acclamava in pubblica dimostrazione alla resistenza…". Ma la situazione era ormai compromessa e la città, priva delle forze che le sarebbero state necessarie per resistere ancora, si arrese. Così, dopo dopo 24 giorni di assedio, due settimane di bombardamenti e vari episodi di eroismo (che fecero conquistare alla città, una volta entrata nel Regno d'Italia, la medaglia d'oro come "benemerita del Risorgimento nazionale" nel 1898) , il 17 giugno Zambeccari accettò la proposta di resa avanzata dal Wimpffen, che venne firmata il 19. I compagni di Antonio, tra i quali il poeta Barattani ed il figlio Augusto, temevano per la sua vita, in quanto era un personaggio scomodo, perché di grande ascendente sulle masse popolari, nonché fortemente compromesso dai suoi mai nascosti trascorsi carbonari e repubblicani, e lo invitarono e fuggire a Corfù su un bastimento anconetano battente bandiera inglese fatto approntare dal patriota Nicola Novelli, assieme ad altri che non si reputavano sicuri nel restare in Italia. Egli, sottovalutando i rischi ai quali andava incontro, rifiutò decisamente una fuga che riteneva del tutto inutile e anzi dannosa per il bene della sua famiglia, per la quale era fortemente preoccupato, anche per lo stato di avanzata gravidanza della moglie. Scrisse Augusto: "….rispondeva di avere la coscienza tranquilla, di nulla avere a temere, non volere quindi volontariamente abbandonare la patria e la famiglia, e restò".
Il 21 giugno i difensori della città consegnarono la Cittadella ed i forti e furono salutati dai vincitori con l'onore delle armi; e, finché il Wimpffen fu comandante della guarnigione di occupazione della città, non ci furono atti di persecuzione nei confronti dei patrioti.

Quando un mese dopo l’occupazione fu nominato un nuovo capo della guarnigione, Antonio, ritenuto un personaggio scomodo e pericoloso, venne arrestato con un pretesto. Secondo il figlio Augusto, "era necessario dare un terribile esempio alla popolazione, applicando la legge stataria su uno dei capi del popolo". Considerato, dunque, il soggetto ideale da punire, per cancellare qualsivoglia velleità di ribellione potesse ancora albergare negli animi degli anconetani, fu fatto oggetto di una denuncia anonima, forse creata ad arte, che lo diceva possessore di un'arma da taglio. Secondo il Costantini sulla vicenda di Antonio Elia "si fece in Ancona un gran discorrere e si formò la convinzione che egli fosse la vittima di una delle tante denunce anonime, che l'onesto Wimpffen dispregiava, ma che il suo successore accettava e coltivava". Pertanto, nella notte del 20 luglio 1849 la sua abitazione fu circondata da gendarmi papalini e soldati austriaci e perquisita: in casa non si trovò nulla di compromettente, ma nel condotto di una latrina che serviva la sua come altre tre abitazioni fu rinvenuta un'arma di incerta provenienza e ciò bastò per farlo arrestare. Dopo un processo sommario, Antonio Elia venne condannato a morte.

03 SETTEMBRE 2019 - AUGURI UOMOBIONICO

TEMPO DI AUGURI
AUGURISSIMI Maurizio


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lunedì 2 settembre 2019

domenica 1 settembre 2019

01 SETTEMBRE 2019 - MADONNA DI MONTEVERGINE

Madonna di Montevergine
1 settembre





A quasi 1300 metri di altezza, nella catena del Partenio, nell’Appennino irpino, tra vette gigantesche che formano autentici baluardi dell’altopiano, sorge il più famoso santuario dell’Italia Meridionale, sul posto che ai tempi del grande poeta latino Virgilio, sorgeva un tempietto dedicato a Cibele, dea della natura e della fecondità.
Virgilio che era un intenditore, salì varie volte su questo altopiano che porta il suo nome, lasciando i suoi impegni a Napoli, per trovare le pianticelle aromatiche per distillare gli elisir di lunga vita, che poi nei secoli successivi e ancora oggi, i frati produssero distillando i liquori benedettini tipici del luogo.
Non era facile arrampicarsi lassù su quei monti dell’Irpinia, ma alle dovute soste per riposarsi, ci si poteva ritemprare lo spirito con le vedute mozzafiato che da lì si ammiravano, dal Vesuvio, alla vicina Avellino, l’intero golfo di Napoli con le meravigliose isole di Capri, Ischia, Procida e poi la vasta pianura della fertile Campania.
Nei primi anni del 1000, arrivò su questa montagna un giovane pellegrino diretto in Palestina, ma per volere di Dio dirottato qui, Guglielmo da Vercelli.
Con addosso un saio visitò i Santuari dell’Italia settentrionale, poi andò in Spagna a S. Giacomo di Compostella e al suo ritorno decise di percorrere tutta la penisola per andare in Terrasanta; ma proprio quassù Gesù gli apparve dicendogli di fermarsi e di erigere un tempio alla Vergine al posto di quello dedicato alla Gran Madre pagana.
Guglielmo non era di carattere facile e dopo aver distrutto il preesistente tempio con l’idolo, si impose a vescovi e papi, per mettere in atto il suo intento e costruì una piccola chiesa alla Vergine Maria. Fondò una Organizzazione monastica germogliata dal tronco benedettino che chiamò Congregazione Verginiana; la fama di questi eremiti - monaci si sparse in tutta l’Italia Meridionale e Sicilia.
San Guglielmo espose nella chiesetta alla venerazione dei fedeli, una piccola immagine della Madonna, che negli ultimi decenni del XII secolo fu sostituita da una bellissima tavola, dove la Vergine appare incoronata e in atto di allattare il Bambino, questa tavola è conservata nel museo del Santuario ed è detta ‘Madonna di s. Guglielmo’. Il santo monaco fondatore si spense probabilmente il 25 giugno del 1142 nel monastero di S. Salvatore in Goleto (AV), mentre i primi pellegrini salivano il monte Partenio, sempre più numerosi.
Ben presto Montevergine diventò la casa madre di 50 piccoli monasteri che erano stati via via fondati, poté così imporre la realtà della propria esistenza ai papi ed ai re di Napoli, chiedendo la propria indipendenza.
I re normanni ed angioini fecero a gara a dare all’abbazia, sorta vicino alla chiesetta, una autosufficienza economica, esentandola da tributi e donandole feudi e un castello per l’abate.
Sotto gli angioini (1266-1435) la chiesa di stile romanico fu trasformata notevolmente nelle strutture ed ampliata in stile gotico, con altare maggiore cosmatesco e a tre ordini di colonne.
La tavola della Madonna fu sostituita intorno al 1300 da una immagine imponente, su una tavola di notevoli proporzioni, rappresentante la Madonna, che prenderà il titolo di Montevergine, seduta su una grande seggiola, con il Bambino sulle ginocchia.
L’icona giunse a Montevergine circondata da leggenda e devozione; si diceva dipinta addirittura da s. Luca, che aveva conosciuta la Madonna e aveva osato ritrarla, egli sarebbe soltanto l’autore del capo, ma sgomento non aveva finito il viso; addormentatosi, l’aveva trovato completato il mattino dopo da misterioso intervento celeste. Il quadro sarebbe stato prima esposto a Gerusalemme, poi trasferito ad Antiochia, poi a Costantinopoli, infine a Napoli, qui finì nelle mani di Caterina II sposa di Filippo di Taranto, la quale lo fece completare, si dice, da Montano d’Arezzo e lo donò al Santuario di Montevergine.
Studi espletati nei secoli successivi, hanno escluso la pittura sia di s. Luca che di Montano d’Arezzo, attribuendo l’esecuzione dell’opera a Pietro Cavallino dei Cerroni, pittore di corte di Carlo II d’Angiò, che l’avrebbe dipinta fra il 1270 e il 1325, egli era portato per le opere di grandi dimensioni, infatti il quadro del santuario misura metri 4,60 x 2,10 e pesa otto quintali, con linee bizantineggianti e con intonazione personale proprio dello stile del Cavallino.
Al popolo non è mai interessato chi l’avesse dipinta, essa piacque subito e nella semplicità della fede che gli venne tributata, la chiamarono la “Madonna Bruna” o anche “Mamma Schiavona”, etimologia incerta ma di sicura presa.. C’è tutta una letteratura descrittiva dei pellegrinaggi a Montevergine, con quadri e disegni di illustri viaggiatori che ne descrivevano il folklore, specie per quelli provenienti da Napoli; su carretti addobbati con cavalli e i suoni e feste che accompagnavano il ritorno; fino agli anni ’60 del nostro secolo i carretti erano stati sostituiti da auto decappottabili, tutte addobbate, come i pellegrini compreso l’autista noleggiatore, vestivano abiti uguali e tutti dello stesso colore sgargiante degli addobbi dell’auto.
Oggi si sale con una comoda funicolare e con un agevole strada per auto e i bus; i pellegrini sono calcolati sul milione e mezzo ogni anno. Ma i pellegrinaggi veri e propri che si fanno da secoli, sono a piedi, salendo il monte anche di notte, molti a piedi nudi, per penitenza o per chiedere una grazia per sé o per i suoi cari.
Per secoli sotto l’altare maggiore del Santuario furono custodite le reliquie di s. Gennaro, finché vinte la resistenze dei monaci e dei fedeli locali, esse poterono essere trasferite nel duomo di Napoli.
Il Santuario ebbe ancora due rifacimenti, uno nel 1622 per ragioni statiche e di moda, con trasformazioni barocche e l’altro a partire dal 1948 fino al 1961, quando ci fu l’intera costruzione di un santuario più grande, inglobando però la precedente struttura.
L’enorme quadro della Madonna è posto sulla parete di fondo su un nuovo trono che prende tutta l’altezza della parete. Interessante la sala degli ex-voto, dove già dal 1599 erano raccolte le tabelle votive, scolpite o dipinte raffiguranti le grazie che si era ricevuto, quasi tutte in argento; testimonianza storica di una fede ormai millenaria nella Madre celeste.
Nella cripta vi sono in un’urna d’argento, i resti di s. Guglielmo di Vercelli fondatore, nelle due basiliche la vecchia e la nuova vi sono le tombe di vari principi, nobili, ecclesiastici, che nei secoli hanno voluto riposare accanto alla Madonna di Montevergine.
Ai piedi del monte vi è il palazzo abbaziale di Loreto del 1700, residenza d’inverno dell’abate e di quasi tutti i monaci, spostamento dovuto al clima molto rigido ed alla neve del periodo invernale. Nel palazzo è ospitata la farmacia con una importante raccolta di vasi e l’archivio con incunaboli e novecento pergamene, molte scritte da re e pontefici, alcune risalenti all’epoca di s. Guglielmo.