sabato 26 ottobre 2013

26 OTTOBRE 2013 - FESTA DI REPARTO


4° Battaglione "Venezia"


Fregio e mostreggiature del reggimento
"Semper immota fides"
Stemma araldico del reggimento
Il 1° novembre 1884 si forma la Brigata "Venezia" per la quale é costituito l'84° Reggimento Fanteria.

Con l'ordinamento 1926 prende il nome di 84° Reggimento Fanteria "Venezia" ed è assegnato alla XIX Brigata di Fanteria.
Dal marzo 1935 al luglio 1936 è in Africa Orientale con la Divisione "Gavinana".
Nel 1939 entra con l'83° fanteria ed il 19° artiglieria nella Divisione di Fanteria "Venezia" (19^) grande unità che sarà poi sciolta l'8 settembre 1943 in Montenegro.
Il reggimento reagisce alla dichiarazione dell'armistizio combattendo contro i tedeschi per tutto il mese di novembre 1943; dopo lo scioglimento dell'unità i superstiti dell'84° concorrono alla costituzione della Divisione "Garibaldi" che prosegue la lotta sino al febbraio 1945.

Il I° luglio 1958 si ricostituisce l'84° Reggimento Fanteria "Venezia" (CAR), in sostituzione del 7° Centro Addestramento Reclute.
Sciolto il 31 ottobre 1973 ne continua le funzioni il Battaglione Addestramento Reclute "Venezia" trasformato poi, il 15 novembre 1975, in 84° Battaglione Fanteria "Venezia" che nella circostanza diventa erede della Bandiera e delle tradizioni dell'84° reggimento. Nel 1993 l'unità modifica la denominazione in 84° Battaglione "Venezia" e viene inquadrato nella Brigata di Cavalleria "Pozzuolo del Friuli".

Assegnato nel 1997 al Comando Artiglieria Controaerei dell'Esercito, viene soppresso il 9 novembre 2000.

CAMPAGNE DI GUERRA: 1911-12 (Libia) / 1915-18 (Prima Mondiale) / 1935-36 (Africa Orientale) / 1940-43 (Seconda Mondiale) / 1943-45 (Liberazione)

Medagliere del reggimento
RICOMPENSE E ONORIFICENZE: 2 Cav. O.M.I. - 2 M.O.V.M. - 2 M.A.V.M. - 1 M.B.V.M. - 1 M.0. di Benemerenza

domenica 20 ottobre 2013

20 OTTOBRE 2013 - SAN LEOPARDO

San Leopardo di Osimo Vescovo
20 ottobre

Sec. V
Emblema: Bastone pastorale




Tra molti Leoni e non pochi Orsi, due o tre Santi di nome Foca e uno addirittura chiamato Tigre, il serraglio del Calendario presenta anche due Santi di nome Leopardo, e accanto a questi un San Leopardino.
Leopardo, non Leonardo: cioè il nome stesso del felino chiamato anche pantera. Il primo Leopardo, ricordato il 30 settembre, fu un Martire romano caduto sotto Giuliano l'Apostata. Sepolto nel cimitero di Sant'Ermete, sarebbe stato poi trasportato ad Otricoli, da dove le sue reliquie emigrarono ad Aquisgrana, la capitale di Carlo Magno. Nella città dei " tepidi lavacri " fiori e sopravvisse il suo culto e la sua memoria.
Il secondo San Leopardo è Patrono della città di Osimo, e a lui è dedicata la bella cattedrale della città, oggi in forme romaniche, ma che risale ad un'epoca ancora più antica, perché sembra che sia stata eretta nell'VIII secolo.
E' probabile, anzi, che il duomo di Osimo, cioè la cattedrale di San Leopardo, occupi il luogo dove era il Campidoglio dell'antica Auximum romana, con le Terme e il tempio dedicato a Igea e ad Esculapio. Queste due divinità pagane, come è noto, presiedevano alla salute dei mortali, e il loro ricordo sembra alludere alla salubrità dell'aria e delle acque di quel ridente angolo di terra marchigiana. Il culto di San Leopardo ad Osimo è antico di almeno mille anni. L probabile che la vita del Santo stesso risalga a diversi secoli più addietro, e non c'è motivo di dubitare dei dati riferiti dalla sua storia leggendaria, per quanto frammentari e incompleti, secondo la quale egli sarebbe vissuto nel V secolo cristiano, al tempo del Papa Innocenzo I e degli Imperatori Valentiniano III e Teodosio.
Gli eventi della vita di San Leopardo sono incerti, e i documenti scritti sul suo conto sono assai posteriori, frutto in gran parte di immaginazione. Ciò non vuol dire, però, che si debba negare il dato tradizionale che fa di lui il primo Vescovo di Osimo, onorato come tale fin dal X secolo, o prima.
Il nome proprio di Leopardo dovette essere abbastanza diffuso nella regione di Osimo, ed è sicuramente dal nome di un medievale Leopardo, secondo una ben nota regola della formazione di moltissimi cognomi italiani, che la sua discendenza ebbe il nome di famiglia dei Leopardi.






20 OTTOBRE 2013 - AUGURI MARCH

TEMPO DI AUGURI
AUGURISSIMI

sabato 19 ottobre 2013

19 OTTOBRE 2013 - SAN GIOELE

AUGURI Gioele


San Gioele Profeta d’Israele
19 ottobre

Gerusalemme, V secolo a.C.
È uno dei dodici profeti minori, le cui profezie sono contenute nel breve libro anticotestamentario che porta il suo nome e che è anche l'unica fonte da cui si può ricostruire qualche notizia che lo riguarda. Secondo gli studiosi, l'epoca della sua esistenza sarebbe l'inizio del V secolo a.C. Tutti i dati storici rilevabili all'interno del suo scritto, infatti, porterebbero a pensare che la sua opera si collochi durante l'occupazione persiana della Palestina. Si suppone che fosse di stirpe sacerdotale, perché parla spesso di offerte sacre, di offerte nel Tempio e di sacerdoti, ai quali si rivolge con una certa autorità; esercitò a Gerusalemme, ai cui abitanti si rivolge nel libro. Alla base della profezia di Gioele vi è sicuramente una calamità naturale verificatasi proprio in quei tempi. Ma il profeta ne prevede una peggiore e invita alla alla penitenza. La seconda parte del libro è una descrizione del «giorno del Signore», cioè del suo supremo intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale effusione del suo Spirito. Seguirà il Giudizio divino sulle genti e l'alba di un nuovo mondo.
Martirologio Romano: Commemorazione di san Gioele, profeta, che annunciò il grande giorno del Signore e il mistero dell’effusione del suo Spirito su ogni uomo, che la maestà divina si degnò di compiere mirabilmente in Cristo nel giorno di Pentescoste.



Il nuovo ‘Martyrologium Romanum’ ha spostato al 19 ottobre la celebrazione liturgica di s. Gioele, che nel passato nella Chiesa latina, era ricordato al 13 luglio.
È uno dei dodici profeti minori, le cui profezie sono contenute nel breve libro biblico che porta il suo nome e che è anche l’unica fonte da cui si può ricostruire qualche notizia che lo riguarda.
Gli studiosi, hanno supposto che l’epoca della sua esistenza sia l’inizio del V secolo a.C. perché nel suo libro non si fa menzione di notizie storiche certe, non parla delle grandi potenze dell’epoca come la Samaria, l’Assiria e Babilonia, quindi si pensa che fossero già tramontate.
Egli cita come nemici d’Israele, l’Egitto e l’Idumea, ma in particolare i Fenici ed i Filistei che vengono accusati di vendere i figli di Giuda (ebrei) come schiavi ai Greci.
Accenna alla dispersione del popolo ebraico fra le altre nazioni e la frammentazione del suo territorio; non nomina un re e le funzioni di guida, nei suoi scritti, sembrano affidate agli “anziani” ed ai sacerdoti.
Nomina il Tempio, però mancano le offerte per i sacrifici¸ quindi tutto fa pensare ad un’epoca di grande povertà e ad un Israele, ridotto di numero di abitanti e di importanza; perciò gli studiosi hanno pensato all’epoca dell’occupazione persiana della Palestina, nel V secolo a.C.
Si suppone che fosse di stirpe sacerdotale, perché parla spesso di offerte sacre, di offerte nel Tempio e di sacerdoti, ai quali si rivolge con una certa autorità; esercitò nel territorio di Giuda e più particolarmente a Gerusalemme, ai cui abitanti si rivolge nel libro.
Alla base della profezia di Gioele vi è sicuramente una calamità naturale verificatasi proprio in quei tempi; una enorme invasione di cavallette, come solo in Oriente se ne può vedere, aveva devastato i campi della Giudea, portando miseria e fame alla popolazione.
Il profeta interpretando questo flagello, come castigo inviato da Dio, ritiene che sia necessario invitare tutto il popolo a fare penitenza ed a chiedere il perdono dei propri peccati. Ma ciò non basta a placare l’ira di Dio e Gioele vede approssimarsi un altro flagello, più terribile del precedente, descritto come un immenso esercito di soldati nemici, più numeroso delle cavallette.
È il “giorno del Signore” o il giorno della vendetta che si avvicina, il profeta incita di nuovo alla penitenza (2, 12-17) e finalmente l’ira di Dio si placa. Il flagello viene scongiurato, la terra ritorna fertile ed Israele riconosce in Iahweh il suo Dio; questo riconoscimento è come una conversione gradita a Dio, che ricambia con la promessa di favori straordinari, assicurando che quando verrà il nuovo “giorno dei Signore”, egli farà giustizia di tutti i nemici d’Israele radunati nella valle di Giosafat e riunito il suo popolo disperso, abiterà eternamente in mezzo a loro.
La seconda parte del libro è una grandiosa descrizione del “giorno del Signore”, cioè del suo supremo intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale effusione del suo Spirito; seguirà il Giudizio divino sulle genti e l’alba di un nuovo mondo.
S. Pietro apostolo proclamò l’effusione dello Spirito, adempiuta nel giorno di Pentecoste, con la discesa dello Spirito Santo e con i prodigi che l’accompagnarono e la seguirono (Act. 2, 16-21).
La liturgia della Chiesa utilizza buona parte del libro di Gioele nei responsori, lezioni, antifone del Breviario e nelle letture della Messa, specie durante i periodi di penitenza come l’Avvento, la Quaresima, le Ceneri.
È ritenuto il profeta della Pentecoste. La Chiesa greca, l’onora il 19 ottobre, data a cui si è adeguata attualmente la Chiesa latina, uniformandone la celebrazione.



giovedì 10 ottobre 2013

10 OTTOBRE 2013 - VIVA VERDI

Quest'anno ricorre il secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi!

lunedì 7 ottobre 2013

07 OTTOBRE 2013 - BEATA VERGINE DEL ROSARIO

Beata Vergine Maria del Rosario
7 ottobre

Questa memoria Mariana di origine devozionale si collega con la vittoria di Lepanto (1571), che arrestò la grande espansione dell'impero ottomano. San Pio V attribuì quello storico evento alla perghiera che il popolo cristiano aveva indirizzato alla Vergine nella forma del Rosario. (Mess. Rom.)
Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico

Martirologio Romano: Memoria della beata Maria Vergine del Rosario: in questo giorno con la preghiera del Rosario o corona mariana si invoca la protezione della santa Madre di Dio per meditare sui misteri di Cristo, sotto la guida di lei, che fu associata in modo tutto speciale all’incarnazione, passione e risurrezione del Figlio di Dio.


07 OTTOBRE 2013 - SAN MARCELLO

AUGURI MARCELLO

San Marcello Martire
7 ottobre

Martirologio Romano: A Capua in Campania, san Marcello, martire.



Santi MARCELLO ed APULEIO, martiri
Il Martirologio Romano li commemora il 7 ott. attribuendoli a Roma e riferendo che dopo essere stati discepoli di Simone Mago, furono convertiti alla fede dall'apostolo Pietro ed ottennero la palma del martirio sotto il consolare Aureliano.
Queste notizie, che provengono da Adone, sono, però, completamente false sia topograficamente, che storicamente come si può constatare da un rapido esame delle fonti.
Il Martirologio Geronimiano infatti conosce il solo Marcello come martire di Capua e lo ricorda ai gior­ni 6 e 7 ott. (questa ultima data è il vero dies natalis); egli solo ancora è notato nel Calendario mozarabico e in quello marmoreo di Napoli e la sua immagine era riprodotta nei famosi mosaici della basilica locale di S. Prisco del sec. VI. In un calendario del sec. VII, nel Sacramentario Gela-siano del sec. VIII e poi nel Martiroloigo di Floro, invece, Marcello si trova citato anche con Apuleio; quest'ul­timo però non è mai esistito e la sua menzione deve attribuirsi probabilmente ad una arbitraria interpretazione della parola Apulia - Apolia, indi­cata nei latercoli del Geronimiano, alla stessa data, ma per altri martiri.
A sua volta Adone completando il latercolo di Floro vi aggiunse alcune notizie tratte dalla passio Nerei et Achillei, mentre un altro falsario componeva una nuova leggenda, conservata in un ms. di Farfa del sec. IX-X, in cui si narra che Marcello, fervente cristiano romano, esiliato dall'imperatore Tiberio a Capua ed arrestato durante la festa dell'imperatore per non aver voluto partecipare ai sacrifici, fu condannato a morte; il suo servo Apuleio poco dopo lo seguì nel martirio.
Secondo altre redazioni più recenti, in cui sono confuse in un solo racconto le notizie riguardanti i martiri Marcello di Roma e Marcello di Tangeri, Marcello era invece un centurione romano fervente e generoso che adoperava le sue ricchezze per libe­rare i prigionieri di guerra; arrestato a Capua fu ucciso dal prefetto delle milizie Agricolano, poco prima del suo servo Apuleio.
In conclusione il solo Marcello deve ritenersi come autentico martire di Capua, ma di lui niente si conosce di preciso.

venerdì 4 ottobre 2013