Nel presente blog verranno riportate le varie ricorrenze e gli onomastici ed i compleanni degli amici!
domenica 2 novembre 2025
02 NOVEMBRE - COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
2 novembre
La pietas verso i morti risale agli albori dell’umanità. In epoca cristiana, fin dall’epoca delle catacombe l’arte funeraria nutriva la speranza dei fedeli. A Roma, con toccante semplicità, i cristiani erano soliti rappresentare sulla parete del loculo in cui era deposto un loro congiunto la figura di Lazzaro. Quasi a significare: Come Gesù ha pianto per l’amico Lazzaro e lo ha fatto ritornare in vita, così farà anche per questo suo discepolo! La commemorazione liturgica di tutti i fedeli defunti, invece, prende forma nel IX secolo in ambiente monastico. La speranza cristiana trova fondamento nella Bibbia, nella invincibile bontà e misericordia di Dio. «Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!», esclama Giobbe nel mezzo della sua tormentata vicenda. Non è dunque la dissoluzione nella polvere il destino finale dell’uomo, bensì, attraversata la tenebra della morte, la visione di Dio. Il tema è ripreso con potenza espressiva dall’apostolo Paolo che colloca la morte-resurrezione di Gesù in una successione non disgiungibile. I discepoli sono chiamati alla medesima esperienza, anzi tutta la loro esistenza reca le stigmate del mistero pasquale, è guidata dallo Spirito del Risorto. Per questo i fedeli pregano per i loro cari defunti e confidano nella loro intercessione. Nutrono infine la speranza di raggiungerli in cielo per unirsi gli eletti nella lode della gloria di Dio.
Martirologio Romano: Commemorazione di tutti i fedeli defunti, nella quale la santa Madre Chiesa, già sollecita nel celebrare con le dovute lodi tutti i suoi figli che si allietano in cielo, si dà cura di intercedere presso Dio per le anime di tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede e si sono addormentati nella speranza della resurrezione e per tutti coloro di cui, dall’inizio del mondo, solo Dio ha conosciuto la fede, perché purificati da ogni macchia di peccato, entrati nella comunione della vita celeste, godano della visione della beatitudine eterna.
sabato 1 novembre 2025
01 NOVEMBRE - PER NON DIMENTICARE
01 NOVEMBRE - FESTA DI TUTTI I SANTI
1 novembre
Come in un bassorilievo antico i volti dei santi in Paradiso guardano in un’unica direzione. Sono rapiti da una corrente d’amore che cattura i loro sguardi a formare l’unica Chiesa che ha un cuor solo e un’anima sola. L’originaria corrente d’amore trinitaria non si vede, protetta dalla nuvola dorata che l’amore di Dio ha innalzato ad impedire che la creatura svanisca di fronte alla sua onnipotenza. Il loro sguardo è diretto verso il centro dove si erge la figura dell’Agnello che ancora reca le cicatrici del supplizio. Sono segni trasfigurati. Le ferite dei chiodi e della lancia hanno lasciato il posto alle stigmate del martirio, testimonianza di un amore eterno che non viene mai meno e sempre pulsa a conquistare il cuore degli uomini. A quella vista anche i volti dei fedeli in contemplazione sono trasfigurati.
Risplendono sul loro volto le beatitudini da Gesù proclamate sul monte. I poveri di spirito si sentono a casa. I volti rigati dalle lacrime sono asciutti. Sono appagati gli sguardi di coloro che hanno percorso la vita alla ricerca della giustizia. I miti, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati, i martiri, sono protetti dal manto della misericordia di Dio. Splendenti di luce, i beati leggono nel cuore degli uomini, sanno delle loro paure e dei loro affanni e tengono viva la comunione tra cielo e terra. La festa dei santi è speranza per i cristiani e per gli uomini che Dio ama.
Martirologio Romano: Solennità di tutti i Santi uniti con Cristo nella gloria: oggi, in un unico giubilo di festa la Chiesa ancora pellegrina sulla terra venera la memoria di coloro della cui compagnia esulta il cielo, per essere incitata dal loro esempio, allietata dalla loro protezione e coronata dalla loro vittoria davanti alla maestà divina nei secoli eterni.
01 NOVEMBRE - MEMORIE SENZA TEMPO - 2018 i 100 ANNI 1° CONFLITTO MONDIALE
La Viribus Unitis fu affondata il 1º novembre 1918 nel porto di Pola in seguito all'incursione di una piccola unità d'assalto italiana, in quella che fu poi ribattezzata Impresa di Pola
01 NOVEMBRE - TRADIZIONI SENZA DATA
Notte dal 1 al 2 novembre
calitri tradizioni
LA NOTTE DEI MORTI Il culto dei morti era profondamente sentito dal popolo di Calitri, che aveva elaborato intorno ad esso una credenza poetica e triste. Si diceva che, nella notte precedente il 2 novembre, l'Angelo del Signore dischiudesse ai defunti le porte dell'oltretomba, e i morti, nel silenzio gelido della notte, mentre la torre dell'orologio pubblico batteva il primo rintocco della mezzanotte, riprendevano il cammino – soli, a piccoli gruppi, o a schiere – verso la terra che avevano dovuto lasciare.Tutto il vasto tenimento di Calitri, si riempiva, allora, di pallide ombre, confuse e sperdute nel freddo della notte.Ognuna di esse ritrovava il sentiero verso la propria abitazione d'una volta, salendo senza fatica per le ripide chine, discendendo rapida per le valli, riconoscendo i vigneti, le terre, la chiesa, la piazza, i vicoli tortuosi e ripidi del paese.
Giunto all'abitazione, lo spirito si fermava sullo stipite; dietro di lui, molte e molte altre ombre avevano fatto la stessa via, ritrovandosi davanti allo stesso stipite a pregare per la pace e serenità dei vivi.
In questo pellegrinaggio, le ombre erano guidate dalla fioca luce delle cozz' r' muort', grosse zucche, che, vuotate dei semi, venivano incise in modo da raffigurare un teschio umano: dentro si collocava un lucernino ad olio o un móccolo, che illuminava lugubremente la zucca.
Perciò i vivi – aggiungeva la credenza – non solo non dovevano chiudere le finestre in quella notte (altrimenti i cari scomparsi sarebbero tornati indietro piangendo delusi), ma sul davanzale di esse dovevano collocare una "cozza r' muort'" illuminata, provvedendo che rimanesse accesa per tutta la notte.
Sempre secondo la leggenda, per vedere le anime dei morti, bastava mettere (nei pressi della "cozza r' muort'" o di un'altra piccola luce, quest'ultima al centro della casa) in quella stessa notte un catino pieno d'acqua.
Vecchi volti di antenati, tremuli visi di bimbi, aspetti gentili di donne, ad uno ad uno tacitamente passavano riflessi sul fondo del catino, confusi al chiarore del debole mòccolo, rapidi come un battito d'ali.
All'ultimo tremulo tocco della mezzanotte, le ombre dei morti partivano, lasciando nel cuore di chi le aveva viste attraverso l'acqua del catino un soffio della loro vita immortale.
venerdì 31 ottobre 2025
31 OTTOBRE - ANCONETANO FUORI SEDE - LA BATTANA
giovedì 30 ottobre 2025
30 OTTOBRE - PER NON DIMENTICARE
Il terremoto del 1930
mercoledì 29 ottobre 2025
29 OTTOBRE - ANCONETANO FUORI SEDE - IL GUATO
Il 'guato' sarebbe il pesce di nome ghiozzo, notoriamente un pesce molto semplice e facile da pescare.
Culinaria : frittura mora, dicesi la fritturina a base di guati.
martedì 28 ottobre 2025
28 OTTOBRE - BOCCE DI NEVE
questo post è dedicato alla bella Boccia di New York sotto la neve che il prode Omar mi ha regalato.


GLI ALTRI POST SULLE BOCCE DI NEVE
lunedì 27 ottobre 2025
27 OTTOBRE - ANCONETANO FUORI SEDE - VENGO OLTRO
Comunemente l'anconetano utilizza questa dizione 'vengo oltro' per indicare il muoversi verso un punto.
domenica 26 ottobre 2025
26 OTTOBRE - FESTA DI REPARTO
84° Battaglione "Venezia"
Con l'ordinamento 1926 prende il nome di 84° Reggimento Fanteria "Venezia" ed è assegnato alla XIX Brigata di Fanteria.
Dal marzo 1935 al luglio 1936 è in Africa Orientale con la Divisione "Gavinana".
Nel 1939 entra con l'83° fanteria ed il 19° artiglieria nella Divisione di Fanteria "Venezia" (19^) grande unità che sarà poi sciolta l'8 settembre 1943 in Montenegro.
Il reggimento reagisce alla dichiarazione dell'armistizio combattendo contro i tedeschi per tutto il mese di novembre 1943; dopo lo scioglimento dell'unità i superstiti dell'84° concorrono alla costituzione della Divisione "Garibaldi" che prosegue la lotta sino al febbraio 1945.
Il I° luglio 1958 si ricostituisce l'84° Reggimento Fanteria "Venezia" (CAR), in sostituzione del 7° Centro Addestramento Reclute.
Sciolto il 31 ottobre 1973 ne continua le funzioni il Battaglione Addestramento Reclute "Venezia" trasformato poi, il 15 novembre 1975, in 84° Battaglione Fanteria "Venezia" che nella circostanza diventa erede della Bandiera e delle tradizioni dell'84° reggimento. Nel 1993 l'unità modifica la denominazione in 84° Battaglione "Venezia" e viene inquadrato nella Brigata di Cavalleria "Pozzuolo del Friuli".
Assegnato nel 1997 al Comando Artiglieria Controaerei dell'Esercito, viene soppresso il 9 novembre 2000.
CAMPAGNE DI GUERRA: 1911-12 (Libia) / 1915-18 (Prima Mondiale) / 1935-36 (Africa Orientale) / 1940-43 (Seconda Mondiale) / 1943-45 (Liberazione)
RICOMPENSE E ONORIFICENZE: 2 Cav. O.M.I. - 2 M.O.V.M. - 2 M.A.V.M. - 1 M.B.V.M. - 1 M.0. di Benemerenza
sabato 25 ottobre 2025
25 OTTOBRE - AUGURI ROBERTA M.
venerdì 24 ottobre 2025
24 OTTOBRE - MEMORIE SENZA TEMPO - 2018 I100 ANNI 1° CONFLITTO MONDIALE
giovedì 23 ottobre 2025
23 OTTOBRE - BOCCE DI NEVE
una serie di immagini tratta dalla piccola raccolta de ildorico relativa alle bocce di neve.
Boccia di carattere allegorico, il pinguino con la sciarpa mi piace molto.
Dalla Grecia.
Questa è la numero uno, nel senso che è la più bella della raccolta, si tratta della cattedrale di Vienna.GLI ALTRI POST, clicca qui
mercoledì 22 ottobre 2025
22 OTTOBRE - TEMPO DI ONOMASTICO SAN VALERIO
22 OTTOBRE - TEMPO DI ONOMASTICO SAN VALERIO
Etimologia: Deriva dal latino Valerius e significa "forte, robusto".
San Valerio di Langres Diacono e martire
22 ottobre
Martirologio Romano: Nel territorio di Besançon, ora in Francia, san Valerio, diacono della Chiesa di Langres, ucciso dai pagani.
martedì 21 ottobre 2025
21 OTTOBRE - BOCCE DI NEVE
forse non tutti sanno , ma ildorico, ha una discreta collezione di bocce con la neve, snow glass in English.
Una piccolo parentesi agiografica, dalla vita dei Santi.Buona lettura.
San Galgano Guidotti Eremita30 novembre Chiusdino, Siena, 1150 (?) - Monte Siepi, Siena, 30 novembre 1181
La vita di Galgano Guidotti ricorda i romanzi cavallereschi medievali. Donnaiolo e violento, come tutti gli uomini del suo rango, il senese, nato intorno al 1148, a 30 anni ha un sogno. Sul monte Siepi l'arcangelo Michele lo presenta ai 12 apostoli riuniti in una casa rotonda. Si va a stabilire sull'altura, vi pianta la spada e vive da eremita fino alla morte, nel 1181. Papa Lucio III lo proclama santo nel 1185, dopo la prima "causa canonica" di cui si ha notizia nella storia, condotta dal cardinale Conrad di Wittelsbach. Sul luogo del romitaggio sorgono una chiesa rotonda e un'abbazia cistercense. (Avvenire)
Martirologio Romano: Presso il monte Siepi in Toscana, san Galgano Guidotti, eremita, che, convertitosi a Dio dopo una gioventù dissipata, passò il resto della sua vita in una volontaria mortificazione del corpo.
Galgano nacque a Chiusdino (attualmente in provincia di Siena), in un anno incerto collocabile intorno al 1150, da una famiglia di ceto elevato, legata da rapporti di vassallaggio ai vescovi di Volterra, signori feudali del luogo; conosciamo con certezza il nome della madre, Dionisia, mentre quello del padre, Guido o Guidotto, appare per la prima volta in una biografia del santo datata però alla prima metà del XIV secolo. In ragione di questo nome, al santo è stato attribuito il cognome “Guidotti”. Sugli anni della fanciullezza e dell’adolescenza di Galgano o sulla sua educazione e formazione, non sappiamo niente. È certo che Galgano sia stato cavaliere: l’accesso alla cavalleria fu la naturale conseguenza della sua appartenenza ad una famiglia che esercitava per tradizione la funzione ufficiale di tutela dell’ordine costituito, la mano armata del vescovo di Volterra per la protezione del paese e del distretto di Chiusdino.
La Spada , per lo meno a giudicare dalla parte visibile sporgente dal masso, sembra corrispondere esattamente per quanto concerne lo stile, a una vera spada del XII secolo, e più esattamente del tipo X.a della classificazione ormai universalmente accettata di Ewart Oakeshott. Si tratta di uno dei massimi esperti di spade medievali, consulente alle Royal Armouries di Leeds, autore di diversi volumi sull’argomento. La Spada ha subito diverse vicissitudini, infatti fu spezzata da un vandalo negli anni 60 ed anche nel 1991, quando un giovane si rinchiuse nella rotonda con dei turisti e tentando di estrarre la spada. Il moncone spezzato fu fatto sistemare fissandolo sopra la parte di lama che ancora era nella roccia. Tutte queste traversie, rotture e riparazioni avevano dato origine a voci non giustificate, riportate anche in opuscoli turistici o testi di storia dell’arte, che la Spada fosse un falso ottocentesco, che fosse stata sostituita, che la lama non esistesse veramente sotto la roccia, ecc. - Nel 2001 alla presenza di varie persone, si è proceduto a un’ispezione del manufatto. Con il contributo e aiuto dell’Università di Siena la spada è stata ispezionata con un endoscopio a fibre ottiche. E’ stato verificato che gli orli della frattura dei due pezzi combaciano, lasciando quindi ritenere che la parte spezzata sia effettivamente parte della spada originale. Nel corso delle operazioni erano state raccolte con un magnete alcune piccole scagliette, già staccate dalla lama. Esse sono state inviate per un’analisi al microscopio elettronico a scansione al Dipartimento Innovazione Meccanica e Gestionale, Università di Padova, che poteva dare indicazioni circa la struttura del metallo, i trattamenti subiti (tempera, ricottura, ecc), con l’intento di verificare, tra l’altro, se vi fossero elementi in contrasto con la supposta origine medievale del manufatto stesso. Purtroppo i frammenti non contenevano metallo, ma erano costituiti da semplici ossidi di ferro (anche se magnetici) e quindi non utilizzabili ai fini della prevista analisi. Uno di questi frammenti è stato comunque analizzato chimicamente per Spettroscopia di Assorbimento atomico presso il Dipartimento di Chimica Generale dell’Università di Pavia evidenziando i seguenti elementi: Questi valori rientrano nella norma per un metallo medievale e non indicano utilizzo di leghe o acciai moderni.lunedì 20 ottobre 2025
20 OTTOBRE - SAN LEOPARDO
20 ottobre
Sec. V
Emblema: Bastone pastorale
Tra molti Leoni e non pochi Orsi, due o tre Santi di nome Foca e uno addirittura chiamato Tigre, il serraglio del Calendario presenta anche due Santi di nome Leopardo, e accanto a questi un San Leopardino.
Leopardo, non Leonardo: cioè il nome stesso del felino chiamato anche pantera. Il primo Leopardo, ricordato il 30 settembre, fu un Martire romano caduto sotto Giuliano l'Apostata. Sepolto nel cimitero di Sant'Ermete, sarebbe stato poi trasportato ad Otricoli, da dove le sue reliquie emigrarono ad Aquisgrana, la capitale di Carlo Magno. Nella città dei " tepidi lavacri " fiori e sopravvisse il suo culto e la sua memoria.
Il secondo San Leopardo è Patrono della città di Osimo, e a lui è dedicata la bella cattedrale della città, oggi in forme romaniche, ma che risale ad un'epoca ancora più antica, perché sembra che sia stata eretta nell'VIII secolo.
E' probabile, anzi, che il duomo di Osimo, cioè la cattedrale di San Leopardo, occupi il luogo dove era il Campidoglio dell'antica Auximum romana, con le Terme e il tempio dedicato a Igea e ad Esculapio. Queste due divinità pagane, come è noto, presiedevano alla salute dei mortali, e il loro ricordo sembra alludere alla salubrità dell'aria e delle acque di quel ridente angolo di terra marchigiana. Il culto di San Leopardo ad Osimo è antico di almeno mille anni. L probabile che la vita del Santo stesso risalga a diversi secoli più addietro, e non c'è motivo di dubitare dei dati riferiti dalla sua storia leggendaria, per quanto frammentari e incompleti, secondo la quale egli sarebbe vissuto nel V secolo cristiano, al tempo del Papa Innocenzo I e degli Imperatori Valentiniano III e Teodosio.
Gli eventi della vita di San Leopardo sono incerti, e i documenti scritti sul suo conto sono assai posteriori, frutto in gran parte di immaginazione. Ciò non vuol dire, però, che si debba negare il dato tradizionale che fa di lui il primo Vescovo di Osimo, onorato come tale fin dal X secolo, o prima.
Il nome proprio di Leopardo dovette essere abbastanza diffuso nella regione di Osimo, ed è sicuramente dal nome di un medievale Leopardo, secondo una ben nota regola della formazione di moltissimi cognomi italiani, che la sua discendenza ebbe il nome di famiglia dei Leopardi.
20 OTTOBRE - AUGURI MARCH
domenica 19 ottobre 2025
19 OTTOBRE - SAN GIOELE
19 ottobre San Gioele Profeta d’Israele
Gerusalemme, V secolo a.C.
È uno dei dodici profeti minori, le cui profezie sono contenute nel breve libro anticotestamentario che porta il suo nome e che è anche l'unica fonte da cui si può ricostruire qualche notizia che lo riguarda. Secondo gli studiosi, l'epoca della sua esistenza sarebbe l'inizio del V secolo a.C. Tutti i dati storici rilevabili all'interno del suo scritto, infatti, porterebbero a pensare che la sua opera si collochi durante l'occupazione persiana della Palestina. Si suppone che fosse di stirpe sacerdotale, perché parla spesso di offerte sacre, di offerte nel Tempio e di sacerdoti, ai quali si rivolge con una certa autorità; esercitò a Gerusalemme, ai cui abitanti si rivolge nel libro. Alla base della profezia di Gioele vi è sicuramente una calamità naturale verificatasi proprio in quei tempi. Ma il profeta ne prevede una peggiore e invita alla alla penitenza. La seconda parte del libro è una descrizione del «giorno del Signore», cioè del suo supremo intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale effusione del suo Spirito. Seguirà il Giudizio divino sulle genti e l'alba di un nuovo mondo.
Martirologio Romano: Commemorazione di san Gioele, profeta, che annunciò il grande giorno del Signore e il mistero dell’effusione del suo Spirito su ogni uomo, che la maestà divina si degnò di compiere mirabilmente in Cristo nel giorno di Pentescoste.
Il nuovo ‘Martyrologium Romanum’ ha spostato al 19 ottobre la celebrazione liturgica di s. Gioele, che nel passato nella Chiesa latina, era ricordato al 13 luglio.
È uno dei dodici profeti minori, le cui profezie sono contenute nel breve libro biblico che porta il suo nome e che è anche l’unica fonte da cui si può ricostruire qualche notizia che lo riguarda.
Gli studiosi, hanno supposto che l’epoca della sua esistenza sia l’inizio del V secolo a.C. perché nel suo libro non si fa menzione di notizie storiche certe, non parla delle grandi potenze dell’epoca come la Samaria, l’Assiria e Babilonia, quindi si pensa che fossero già tramontate.
Egli cita come nemici d’Israele, l’Egitto e l’Idumea, ma in particolare i Fenici ed i Filistei che vengono accusati di vendere i figli di Giuda (ebrei) come schiavi ai Greci.
Accenna alla dispersione del popolo ebraico fra le altre nazioni e la frammentazione del suo territorio; non nomina un re e le funzioni di guida, nei suoi scritti, sembrano affidate agli “anziani” ed ai sacerdoti.
Nomina il Tempio, però mancano le offerte per i sacrifici¸ quindi tutto fa pensare ad un’epoca di grande povertà e ad un Israele, ridotto di numero di abitanti e di importanza; perciò gli studiosi hanno pensato all’epoca dell’occupazione persiana della Palestina, nel V secolo a.C.
Si suppone che fosse di stirpe sacerdotale, perché parla spesso di offerte sacre, di offerte nel Tempio e di sacerdoti, ai quali si rivolge con una certa autorità; esercitò nel territorio di Giuda e più particolarmente a Gerusalemme, ai cui abitanti si rivolge nel libro.
Alla base della profezia di Gioele vi è sicuramente una calamità naturale verificatasi proprio in quei tempi; una enorme invasione di cavallette, come solo in Oriente se ne può vedere, aveva devastato i campi della Giudea, portando miseria e fame alla popolazione.
Il profeta interpretando questo flagello, come castigo inviato da Dio, ritiene che sia necessario invitare tutto il popolo a fare penitenza ed a chiedere il perdono dei propri peccati. Ma ciò non basta a placare l’ira di Dio e Gioele vede approssimarsi un altro flagello, più terribile del precedente, descritto come un immenso esercito di soldati nemici, più numeroso delle cavallette.
È il “giorno del Signore” o il giorno della vendetta che si avvicina, il profeta incita di nuovo alla penitenza (2, 12-17) e finalmente l’ira di Dio si placa. Il flagello viene scongiurato, la terra ritorna fertile ed Israele riconosce in Iahweh il suo Dio; questo riconoscimento è come una conversione gradita a Dio, che ricambia con la promessa di favori straordinari, assicurando che quando verrà il nuovo “giorno dei Signore”, egli farà giustizia di tutti i nemici d’Israele radunati nella valle di Giosafat e riunito il suo popolo disperso, abiterà eternamente in mezzo a loro.
La seconda parte del libro è una grandiosa descrizione del “giorno del Signore”, cioè del suo supremo intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale effusione del suo Spirito; seguirà il Giudizio divino sulle genti e l’alba di un nuovo mondo.
S. Pietro apostolo proclamò l’effusione dello Spirito, adempiuta nel giorno di Pentecoste, con la discesa dello Spirito Santo e con i prodigi che l’accompagnarono e la seguirono (Act. 2, 16-21).
La liturgia della Chiesa utilizza buona parte del libro di Gioele nei responsori, lezioni, antifone del Breviario e nelle letture della Messa, specie durante i periodi di penitenza come l’Avvento, la Quaresima, le Ceneri.
È ritenuto il profeta della Pentecoste. La Chiesa greca, l’onora il 19 ottobre, data a cui si è adeguata attualmente la Chiesa latina, uniformandone la celebrazione.
sabato 18 ottobre 2025
18 OTTOBRE - BOCCE DI NEVE
ecco un aggiornamento sulla mitica collezione di bocce di neve!
Come poete vedere le nuove entrate sono tre-
Questa rappresenta il faro ciclopico di La Coruna, in Spagna.
Questa la cattedrale di San Giacomo, a Santiago de Compostela.
E questa, l'ultima arrivata, è un grazioso orsacchiotto con la sciarpa che corre sotto la neve.

Ciaoo
venerdì 17 ottobre 2025
17 OTTOBRE - BOCCE DI NEVE
questa volta una serie di 'vecchie bocce di neve'.
Purtroppo la non eccelsa qualità ha causato dei danni irreparabili su di alcune bocce, come potete vedere dalle immagini in calce.
giovedì 16 ottobre 2025
16 OTTOBRE - AUGURI SABRINA
16 OTTOBRE - SAN GERARDO MAIELLA
16 ottobre
Muro Lucano (PZ), 1726 - Conv. di Materdomini presso Caposele (AV), 16 ottobre 1755
Nato presso Potenza nel 1726, morì nel 1755. Di famiglia povera, tentò invano di diventare Cappuccino, come uno zio materno. Fece il noviziato nei Redentoristi sotto la guida di Paolo Cafaro ed emise i voti come fratello coadiutore, svolgendo poi nel convento le mansioni più umili. Incaricato di organizzare pubbliche collette, ne approfittava per fare opera di conversione, per mettere pace e per richiamare al fervore religioso altri monasteri. Calunniato da una donna e, per la sua anima semplice incapace di difendersi, soffrì molto. Trasferito nella vallata del Sele, svolse in paesini isolati una grande opera di apostolato, comunicando a coloro che l'avvicinavano la sua ricchezza spirituale. Fin da giovanissimo, si erano rivelati in lui slanci mistici che lo portavano all'unione con Dio e, come ogni contemplativo, amava la natura e il bello.
Patronato: Cognati
Etimologia: Gerardo = valoroso con la lancia, dal tedesco
Martirologio Romano: A Materdomini in Campania, san Gerardo Majella, religioso della Congregazione del Santissimo Redentore, che, rapito da un intenso amore per Dio, abbracciò ovunque si trovasse un austero tenore di vita e, consumato dal suo fervore per Dio e per le anime, si addormentò piamente ancora in giovane età.
mercoledì 15 ottobre 2025
15 OTTOBRE - BOCCE DI NEVE
una serie di immagini tratta dalla piccola raccolta de ildorico relativa alle bocce di neve.
Snow glass in inglese.
Questa è Napoli, portata direttamente dalla capitale partenopea a cura di Ciccio.
Questa è Mosca, la base è fusa in pura ghisa tratta dai resti di qualche sommergibile russo delle basi atomiche di Vladivostock.
Non poteva mancare Roma, recuperata dalla prof.
La città del Santo, Padova naturalmente, questo è stato un acquisto del dorico in loco.
Pariggi è sempre Pariggi, dono dei nipoti.
martedì 14 ottobre 2025
14 OTTOBRE - BOCCE DI NEVE
ecco le nuove arrivate ed aggiunte alla mitica collezione di bocce di neve!
lunedì 13 ottobre 2025
13 OTTOBRE - MEMORIE SENZA TEMPO - MONDIALI DI CICLISMO - CIPOLLINI
I Campionati del mondo di ciclismo su strada 2002 si disputarono a Zolder, in Belgio, tra l'8 ed il 13 ottobre 2002.
Grandissima prova della nazionale, da manuale il 'trenino' finale con Milani e Petacchi!
e poi Cipollini!
da favola!
domenica 12 ottobre 2025
sabato 11 ottobre 2025
11 OTTOBRE - AUGURI SILVIA F.
venerdì 10 ottobre 2025
10 OTTOBRE - MARCHIGIANO FUORI SEDE - CAPARE
giovedì 9 ottobre 2025
09 OTTOBRE - MARCHIGIANO FUORI SEDE - LA GEOGRAFIA
08 OTTOBRE - SANTA PALAZIA
PALAZIA e LAURENZIA, sante, martiri di Ancona
dal web
Gli Atti di queste due martiri, trasmessi da un antico manoscritto anconitano, ora perduto, e da un altro della Biblioteca Vallicelliana di Roma, contengono senza dubbio molti elementi leggendari, desunti dalle passiones di s. Cristina, s. Barbara e s. Vittoria, epertanto non sono stimati attendibili dalla moderna critica agiografica. Nondimeno è possibile ritenere probabile, in conformità di tradizioni e antichi monumenti liturgici e iconografici, che, nativedi Ancona, Palazia e Laurenzia siano state relegate a Fermo,ivi abbiano subito il martirio, forse all'epoca di Diocleziano, e che in seguito le loro spoglie sianostate traslate ad Ancona, loro città d'origine.
Il loro culto è ancora diffuso in varie località dell'antico Piceno (Fermo, Osimo, Camerino, ecc.). In Ancona il nome di Palazia è invocato in antichi libriliturgici e la sua figura appare in lastre graditedel sec. XI. Più tardi sorsero in suo onore unachiesa e un monastero; l'iconografia la rappresentòspesso insieme agli altri santi locali, e talvolta conla sua nutrice Laurenzia. La raffigurazione più nota èquella del Guercino, che si ispira ad alcuni episodidella passio.
I resti di queste martiri, a quanto sembra.conservarono a lungo in un'arca marmorea pressola cattedrale e quindi nella chiesa dedicata a s. Palazia;dopo la ricognizione del 1775, furono raccolti inuna piccola urna di bronzo, lavoro di imitazioneberniniana, donata alla cattedrale dal papa Benedetto XIV, già vescovo di Ancona.
La loro festa si celebra l'8 ottobre.
Autore: Mario Natalucci




























