lunedì 4 febbraio 2019

04 FEBBRAIO 2019 - MEMORIE SENZA TEMPO

Ma fu la scossa verificatasi tra il  4 febbraio 1972 che portò alla fuga da Ancona di migliaia di cittadini.






la scossa verificatasi nella notte tra il 3 ed il 4 febbraio 1972 alle ore 2:42 che portò alla fuga da Ancona di migliaia di cittadini. La scossa ebbe una durata approssimativa di 9 secondi e fu dell'8º grado della scala Mercalli e, secondo le prime notizie di agenzia, causò l’apertura di crepe nei muri delle case nei rioni più antichi di Capodimonte e San Pietro e la caduta di alcune suppellettili, senza danni alle persone. Fu preceduta di pochi secondi da un’onda marina gigantesca, dopo la quale fu notata una violenta agitazione del mare.

Il quadro degli effetti di questa scossa va completato, in modo cumulativo, dalle descrizioni dei danni delle scosse successive avvenute in quel 4 febbraio. In particolare, alle ore 9:19 vi fu una scossa di 7,5 gradi della scala Mercalli: crollarono soffitti, infissi e muri divisori nei quartieri di Capodimonte e di S. Pietro; furono riscontrati danni anche nel quartiere Pinocchio; molte parti pericolanti furono fatte demolire. In via Astagno crollò un fabbricato già in via di demolizione. Le segnalazioni di crolli e lesioni furono 150]. Una donna di 52 anni e un uomo anziano morirono per lo spavento e molte persone furono colte da malore. Grande panico anche nel carcere di Santa Palazia: molti detenuti furono trasferiti in altri istituti di pena. Diverse abitazioni crollarono. Non vi furono vittime per i crolli, perché le case erano state già abbandonate. Iniziò quindi una lunga serie di scosse telluriche che durarono fino al novembre successivo, anche più intense rispetto a quella iniziale. Dopo le scosse del 4 febbraio 3.500 Anconetani trascorsero la notte in 83 vagoni ferroviari, 600 su 36 autobus urbani. Il Ministero della Difesa inviò ad Ancona la nave della Marina Militare "Andrea Bafile" con attrezzature, materiali e rifornimenti vari. Anche l’esercito inviò uomini, ospedali da campo, tende di uso generale, materiali e generi vari.

Il 5 febbraio si susseguirono tre scosse forti, tutte del 7º grado della scala Mercalli: la prima alle ore 1:27 la seconda alle 7:08 e la terza alle 15:14. La scossa delle ore 1:27 causò danni diffusi e il crollo parziale di due celle nel carcere. Fu ordinata l’evacuazione degli ospedali. La scossa delle 7:08 non provocò danni rilevanti. Durante la scossa delle ore 15:14 molti videro oscillare il pinnacolo di marmo e mattoni della Chiesa del Sacramento. Il campanile di questa chiesa era stato riedificato dopo il crollo per il terremoto del 1930. Vi furono gravi danni che, in generale, interessarono soprattutto i vecchi fabbricati del centro storico e dei quartieri più poveri. Tra gli edifici maggiormente danneggiati vi fu il carcere, nella parte alta e antica della città: nella facciata posteriore, verso il Duomo, il muro di cinta crollò parzialmente. La galleria del Risorgimento venne chiusa a causa di una grossa fenditura apertasi nella volta. Crolli e lesioni avvennero anche nella zona di Pinocchio, in corso Garibaldi, in via Mazzini, in via San Pietro e in via Scosciacavalli. Gran parte degli abitanti lasciò la città per paura di nuove scosse. La scossa dell’1:34 del 6 febbraio fu del 7º grado della scala Mercalli e causò danni nella zona collinare del quartiere Pinocchio. Venne gravemente lesionato il tempio di San Michele Arcangelo; una villa vicina, "Villa Maria", crollò parzialmente; due moderni edifici, di complessivi 16 appartamenti, vennero lesionati. Secondo una dichiarazione del presidente del Consiglio Regionale, prof. Tulli, quasi tutte le scuole furono lesionate; nei giorni seguenti, quattro furono dichiarate inagibili, mentre altre diciassette, per poter essere riaperte, dovettero essere sottoposte ad interventi di restauro. Da un resoconto giornalistico del 6 febbraio si evince che 200 edifici nel centro storico ebbero gravi lesioni e oltre 50 furono giudicati inabitabili. Tra gli edifici danneggiati vi furono la prefettura, la questura, il tribunale e l’ospedale civile “Umberto I°. Moltissime case furono lesionate nei quartieri vecchi: i vigili del fuoco risposero a oltre 1500 richieste di intervento. I danni più gravi furono riscontrati, oltre che a San Pietro e a Capodimonte, anche nel quartiere Guasco. La parte moderna della città, edificata secondo i criteri costruttivi di seconda categoria sismica, non ebbe gravi danni. In seguito alla violenta replica sismica del 6 febbraio, una donna di 36 anni morì per lo spavento. In una corrispondenza giornalistica del 12 febbraio è documentato il numero dei senzatetto nella città: circa 12.000. In una corrispondenza giornalistica del 14 febbraio 1972 è documentato che, in seguito a 200 sopralluoghi, il numero degli edifici giudicati inagibili era salito a 75.

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